Vuoi guarire? Sei disponibile ad imparare e a cambiare?

Gv 5,1-9; 14
1 Dopo queste cose ci fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
2 Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c’è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. 3 Sotto questi portici giaceva un gran numero d’infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua; 

4 perché un angelo scendeva nella vasca e metteva l’acqua in movimento; e il primo che vi scendeva dopo che l’acqua era stata agitata era guarito di qualunque malattia fosse colpito.
5 Là c’era un uomo che da trentotto anni era infermo. 6 Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?» 7 L’infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me». 8 Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». 9 In quell’istante quell’uomo fu guarito; e, preso il suo lettuccio, si mise a camminare. […]
14 Più tardi Gesù lo trovò nel tempio, e gli disse: «Ecco, tu sei guarito; non peccare più, ché non ti accada di peggio». 

La domanda e l’esortazione di Gesù.
1- Vuoi guarire?
2- Non peccare più.

La disposizione dell’infermo.
Sta ai bordi della piscina perché crede nella possibilità della guarigione.
È nell’impossibilità di bagnarsi, sa di non avere chance ma persevera.

L’infermo crede e persevera, dunque vuol guarire.
Qui non c’è una dimostrazione di fede nei confronti del figlio del falegname, c’è uno che crede e persevera, e questo a Gesù basta.
Il “segno” dice che il processo basato sul credere nella possibilità di guarire, e sulla perseveranza, basta per guarire.

Al versetto 14 viene data la chiave per comprendere il processo dell’infermo: non peccare più.
Non separarti più dalla tua natura autentica, non dividerti interiormente se non vuoi che il processo reinizi e ti accada di peggio.
Ti sei ammalato perché eri separato, diviso, frammentato interiormente: la tua infermità ti è stata insegnante, hai appreso a credere, ad avere fede nella vita e a perseverare, questo ti ha permesso di riunificarti, di ritrovarti, di realizzare di nuovo l’unità di te stesso.

Perché il credere, la fede ha valore salvifico?
Perché presuppone, attiva ed alimenta la conoscenza del processo della separazione, della infermità.
Perché implica una revisione di vita e il proposito di essere diversi e di non ripetere gli stessi errori: dunque perché produce conoscenza e consapevolezza.
Infine perché il processo dell’alienazione da sé, la malattia, è in genere processo lungo che permette di imparare la perseveranza, la dedizione; tempra il credere e la fede nella fornace del tempo e del dolore, ed infine conduce alla comprensione, alla possibilità di non ripetere lo stesso errore, la stessa fuga, o allontanamento, da sé.

Dicevamo in un post precedente, che il credere è un’esperienza non un’adesione a qualcosa o a qualcuno: dunque è un processo temprato nel fuoco della vita, eppure inequivocabile; un fuoco che arde il dubbio e la tiepidezza e guida con mano ferma il procedere attraverso le esperienze.

Attenzione a questa espressione: un fuoco che arde il dubbio e la tiepidezza e guida con mano ferma il procedere attraverso le esperienze.
Il dubbio e la tiepidezza sono i combustori nel fuoco del credere, dunque è il processo del conoscere, del divenire consapevoli e del comprendere che alimenta il fuoco e dal fuoco è alimentato.
Il credere non è atteggiamento fideistico e misticheggiante: è processo nella carne del divenire sostenuto da una forza archetipa che conduce attraverso ed oltre l’imparare.

Cosa vede il figlio del falegname ai bordi di quella piscina?
Un umano, che nonostante le sue difficoltà non si è arreso, che persevera nella fiducia, nel darsi una possibilità, e nel mentre vive questo e molte altre cose, impara, è disponibile ad imparare e a cambiare.

Vuoi guarire?
Sei disponibile ad imparare e a cambiare?
Non devi dimostrarlo a me, ma a te stesso e alla tua vita.
La tua fede ti salverà, la tua capacità di fare i conti con ciò che sei e che fai, con l’Assoluto che opera in te, con la possibilità di realizzare una unità con quel Principio e quel vivere unificato, lontano da ogni frammentazione.


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Alberto

Illuminante.

Roberta M.

Letto, grazie

Claudio

Letto

Alberta pucci

Credere e,’un’esperienza….credo di capire questa affermazione

Luana D.

Comprendo tante mie resistenze.
Grazie!

Anna

Non posso che testimoniare quanto espresso con la mia vita, esperienza accaduta ormai molti anni fa che ha innescato catene di comprensioni.
Tutti i giorni inoltre, attraverso il mio lavoro, tocco con mano queste esperienze.
Solo se ci si lascia trasformare dalla malattia si può guarire e il lasciarsi trasformare implica un atto di fiducia in ciò che non è conosciuto, un abbandono senza riserve, una introspezione continua.
È la capacità di accogliere, di saper dire: ECCOMI!

Pietro

Letto

Eddy

da qualche tempo fatico a pronunciare la parola malattia.
altra cosa e’ vedere la mancanza di salute o allineamento; e’ difficile nascondersi dietro ad una mancanza in quanto la mancanza ti svela, ti fa rendere conto che, appunto, qualcosa manca ed e’ meno complesso assumersene la responsabilita’.

Mariella

Il processo della guarigione sta nel procedere sul cammino da ego ad amore; la fede è l’esperire come ogni giorno possiamo, attraverso l’attenzIone al dettaglio, cesellare i nostri limiti. Lavoro di grande pazienza, fiducia, perseveranza. Vuoi guarire?

maria balducci

Metafora molto potente questa parabola del paralitico del nostro approcciarci alla vita. Ognuno di noi ha le proprie infermità, il proprio lettuccio di incomprensioni, e quella vasca davanti, salvifica, dove sembra che gli altri arrivino sempre prima di noi.
Eppure : ” Il processo basato sul credere nella possibilità di guarire, e sulla perseveranza, basta per guarire”.
Direbbe Qualcuno : ” Va, la tua fede di ha salvata”.

lorena

Letto

Antonella

Grazie per la spiegazione. Si guarda il Vangelo da un’altra angolature, molto illuminante.

Nadia

Con questi post si svelano prospettive inedite, gratitudine.

Samuele

Frammentato ad attualmente poco convinto della guarigione ma non ancora arresomi proseguo con fede proporzionata al grado di disidentificazione col divenire. Più c’è identificazione, più c’è lamento, sfiducia. E viceversa.
Grazie.

Catia Belacchi

E’ illuminante la lettura simbolica del Vangelo di Giovanni, attraverso la visione del Sentiero. Grazie davvero.

Marco Dellisanti

Letto

Natascia

Grazie Roberto.

Luciana

Letto!

Natascia

Non mi è chiaro se il processo di guarigione sia inteso alla guarigione dell’anima o a quella fisica oppure a entrambe, perché l’una è conseguenza dell’altra.

Roberta I.

Letto

Elena

La mia vita ogni minuto, ogni istante Inciampo / cado / mi alzo / corro / scivolo / freno / corro / rallento / col fiatone / senza fiatone / eppure sempre disponibile

Luca

Letto

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