Il ritmo delle giornate del monaco

Il ritmo di una giornata è come la colonna vertebrale di una persona: rende possibile il compiersi della vita. Per dei monaci che vivono nel mondo, come molti di noi, e non hanno il sostegno dello scorrere ritmato della vita entro le mura di un monastero, può risultare complesso l’essere sostenuti e condotti dal ripetersi sempre uguale degli appuntamenti nelle ore del giorno e della notte.

Ci sono nella giornata dei ritmi definiti dalla stessa nostra biologia:
– il sonno e la veglia;
– il nutrirsi;
– l’accudire/obbedire il corpo;
– il provvedere alla casa;
– il lavoro;
– il riposo;
– la cura degli affetti.

Le nostre giornate, le settimane, i mesi e gli anni, il nostro tempo nel suo complesso è regolato dal ripetersi di questi appuntamenti: questo è comune a tutti gli umani e, purtroppo, viene vissuto nella quasi totale inconsapevolezza.

Il monaco non può permettersi l’inconsapevolezza, egli scopre di essere uno e indiviso grazie alla consapevolezza del Reale, e dunque ben dovrebbe conoscere i ritmi entro i quali è incastonata la propria vita.

Ai ritmi naturali si sommano i ritmi della vita spirituale:
– la pratica meditativa e contemplativa;
– lo studio;
– la partecipazione alla vita della propria comunità.

La giornata del monaco, alla fine, risulta piuttosto strutturata e conferisce un senso di stabilità e di sicurezza che pacifica l’inquietudine della mente.

Sono consapevoli di tutto questo le persone del Sentiero contemplativo?
Hanno interiorizzato la quantità e la qualità dei ritmi dei loro giorni?
Ma, soprattutto, vedono e vivono lo scorrere delle ore, impegnati nei vari appuntamenti, come la liturgia dell’Essere?

Dalla pratica del mattino a quella della sera;
dal risveglio al coricarsi;
dall’accudire il corpo al recarsi al lavoro;
dalla colazione alla cena;
dalla solitudine alla compagnia;
dal camminare allo stare immobili;
dal parlare al tacere;
dalla quiete all’intemperanza;
dalla compassione alla resistenza
come sono vissuti questi stati, in quale contesto collocati, se sono collocati in un contesto e non invece vissuti come frammenti separati l’uno dall’altro.

La vita dell’umano altro non è che il respiro del sentire dell’Assoluto, c’è consapevolezza di questo?
Il monaco del Sentiero si sente interno a questo respiro, indiviso da esso in ogni attimo del tempo che gli è dato di vivere, qualunque sia la mansione nella quale è impegnato?


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anna

Rileggendo il post e la similitudine tra il ritmo della giornata del monaco e la colonna vertebrale esprime un concetto di cui avverto maggiore consapevolezza.
Occorre restare, anzi obbligare a restare sintonizzati alla sorgente.
Sento di essere in cammino

Lorena

Il ritmo quotidiano crea stabilità,
la consapevolezza sembra sia disposizione di fondo e l’Essere chiama.

Maria Balducci

Ho vissuto le settimane scorse nello stravolgimento di quelli che erano i miei ritmi consueti, la “normalità ” per un periodo piuttosto lungo si è composta di altro, nuovi gesti, nuovi riti, un tempo dilatato che ha fatto spazio alla pacatezza ma anche all’inquetudine.
Una prassi dettata anche dalla necessità di adattamento a situazioni in rapido divenire, ci hanno visto interagire ciascuno in famiglia assumendo ritmi propri e d’insieme non senza qualche scontro. Eppure ci siamo scoperti capaci di conciliare i bisogni personali con quelli famigliari nel capovolgimento della nostra routine per assumerne un’altra.

Alberta pucci

Un monaco ha ben fondata la consapevolezza, mi e’ molto di sprone questo concetto e anche l’ essere inseriti in un ritmo che suddivide I momenti della vita in momenti di presenza continua

Luana D.

Il post spiega bene la figura del monaco che vive nel mondo,
ora è per me più illuminata.
“Il monaco non può permettersi l’inconsapevolezza”
Solo avendo chiara la figura del monaco che vive nel mondo si può essere al servizio della vita,
altrimenti si è solo al servizio dei propri bisogni.
Grazie.

catia belacchi

Il post esplicita, ci dona le parole,,per dire quella che è la vita del monaco che vive nel mondo.
Non sono sempre consapevole di essere respiro dell’Assoluto durante la giornata e non avevo mai pensato alla vita del monaco come liturgia dell’Essere. Ma le tue parole mi fanno dire che è così. So con certezza che, nonostante le mie distrazioni, abito nella Coscienza dell’Assoluto e da Lui sono guidata.

Leonardo

Il monaco scopre e rafforza ciò di cui tutti partecipiamo, ovvero dell’esistenza di un ritmo. Ho sempre fatto fatica ad inserirmi in un ritmo: la mia vita, per tratti più o meno lunghi è stata caotica e, ancora, in alcuni momenti lo è. Invidiavo chi riusciva ad costruire una “routine” nella quale far scorrere la propria vita, anche se, d’altra, sentivo una sorta di repulsa, come se fosse qualcosa di asfissiante. Ora, non è più così. Sempre più sono in cerca di questo ritmo, consapevole che per la partecipazione ad un via spirituale sia un requisito assolutamente necessario. Direi che è la mia stessa disposizione interiore che lo richiede, non è qualcosa che sento di dover accogliere da fuori.
Ormai, irrinunciabile la meditazione del mattino, come il supporto delle “sette domande per ogni giorno della vita”, pubblicate in un post di questo sito.
Piano piano la mia giornata si sta trasformando, a partire da scelte che chiamano in causa la volontà, che a sua volta poggia sulle comprensioni maturate.
Piano piano le azioni della giornata e parti di essa si stanno comprendo di “silenzio”, di “presenza”, di una prospettiva che sorge dall’essere, dallo stare.
E’ un processo lento (?) ma che avanza e al quale io cerco sempre meno di opporre resistenza.
In cammino…

Nadia

“Il ritmo di una giornata è come la colonna vertebrale di una persona… ”
È questo ciò che sto sperimentato ora!

Natascia

La lettura proposta è un nuovo sollecito a vivere nella consapevolezza.
Se riconosco che questo avviene certamente molto più di prima, mi accorgo anche che facile è la distrazione e quanto utile sia, ad es, la meditazione del mattino, che da un preciso input a tutta la giornata.
Per chi, come si descrive nel post, vive immerso nelle relazioni, familiari, amicali e lavorative e, non nella solitudine di un monastero, esercitare questa presenza è forse, un po’ più complesso. Riportarci a riflettere sull’importanza di quella presenza, anche attraverso la lettura, è una utile opportunita.

Roberta I.

Mediterò su queste domande. Arrivano opportune in un periodo come questo, che ha stimolato una maggior attenzione sui piccoli eventi che ritmicamente compongono le giornate.
Vedo e vivo lo scorrere delle ore come la liturgia dell’Essere?

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