Da molto tempo la mente è vuota, non tanto di pensiero, quanto di adesione al suo contenuto.
C’è questo grande equivoco che vorrebbe la mente vuota tout court, quasi un azzerare le funzioni del corpo mentale.
In realtà si tratta di andare oltre l’adesione a qualsivoglia contenuto mentale ed emozionale.
Andare oltre al desiderio e al bisogno.
Oltre alla necessità di esserci sulla scena come soggetto, e di essere riconosciuto.
Oltre la necessità di un posto nel mondo, che può essere posto affettivo, di potere, esistenziale, tanto per nominarne alcuni.
Tutto ciò è finito da molto tempo, la mente/soggettività è un contenitore vuoto.
Nessuna adesione a nessun contenuto.
Nessun senso ricercato e trovato.
Il tamburo suona quando è percosso.
Assieme a questa condizione convive il dispiegarsi della meccanica caratteriale: la rappresentazione nella relazione avviene secondo le logiche del DNA dei corpi: questo comporta un certo tasso di fatica.
Lo stesso imparare convive con questo vuoto sostanziale di sé: non è finito l’imparare, è volto al dettaglio, al particolare.
Un vuoto sostanziale, pervadente e immanente domina la scena del vivere: non c’è bisogno di compensarlo, né di rimuoverlo.
Non è doloroso, non è gratificante, non è rilevante, non è indifferente: è un fatto.
L’unità d’Essere è nei fatti, esperienza, lettura, interpretazione, sostanza del vivere che accade.
Niente su cui porre l’accento.
Niente di cui vale la pena parlare, se non perché funzionale magari a un insegnamento, a una trasmissione d’esperienza, conseguenza magari di una domanda.
Un grande spazio.
Una assenza di domande e di ricerca.
Il compito del vivere minuto e presente.
Eremo dal silenzio, 21.9.2020
Scritto perfetto…perfetto non è un giudizio da “maestrina”, è una sensazione che nasce dalla lettura, niente da aggiungere, nessuna sbavatura, perfetto
E’ noto quel vuoto che descrivi.
Come sottolinea Catia e’ un vuoto di adesione ai pensieri e non assenza di essi.
E’ la condizione dello stare in cui i pensieri non sono in grado di percuotere la struttura.
Ora l’inquietudine spinge ancora, le si da spazio ma si e’ anche in grado di contenere quello spazio.
Quello stato che descrivi, sarà l’approdo.
Ora vedo la direzione e osservo quanto ancora ci sia da togliere.
Poi, accade a volte, che mi trovo a vivere quella condizione di vuoto e, la non adesione al mentale e all’emozionale è spontaneo.
Come se si stia strutturando nell’interiore, ma non sia ancora consolidato.
Questo post è per me utilissimo perché chiarisce che il vuoto non è assenza di pensieri ma non adesione ad essi.
Nella mia testa i pensieri vagolano ma non ho nessuna spinta ad aderirvi, non ho più interessi impellenti, né obiettivi da raggiungere, anche perché interessi ed obiettivi riguardavano una altra età.
La azione, se mi investe, deve avvenire spontanea.
Io comprendo questo;
non c’è soggetto,
c’è la responsabilità di portare avanti il proprio compito, nel mondo della materia.
Comprendo quanto affermi. È un orizzonte, che pur se da molto lontano, inizia a scoegersi…
Il senso di vuoto mi spinge a volte a cercare delle sensazioni fisiche mentali come a dire: ci sono non sono morto).