È nella disposizione contemplativa che Essere e divenire sono percepiti e compresi simultaneamente, senza sforzo alcuno. L’atto contemplativo è privo di soggetto, dunque scorrono i fotogrammi dei fatti che sono colti nella loro essenza, senza interpretazione, senza aggiunte.
Il divenire implica interpretazione, l’Essere no. Nella disposizione contemplativa la realtà viene sentita e quindi compresa nella sua essenza: non venendo pensata, se non marginalmente, di essa si coglie la sostanza esistenziale.
A un certo livello d’esistenza e di comprensione, esiste solo il divenire: l’atto contemplativo è atto particolare ed eccezionale, e con esso l’esperienza dell’Essere.
A questo livello la realtà passa attraverso il filtro dell’interpretazione soggettiva.
A un altro livello di comprensione, l’atto contemplativo diviene feriale e, come dicevo, la realtà è sentita; i fotogrammi scorrono e vengono sentiti nella loro valenza esistenziale, nel loro valore simbolico: i fatti sono simboli e sono semplici fatti; sono significato e sono Essenza; parlano di comprensione – non comprensione e di semplice Essenza aldilà di ogni comprensione.
Quando un fatto è sentito può produrre nei veicoli molte risonanze differenti: armonia, disarmonia; allineamento, disallineamento di vario grado; totale quiete e sottile inquietudine.
Questi stati che sorgono nei veicoli, e che sono il frutto dell’irradiazione della coscienza in merito al singolo fatto, o alla catena di fatti, ci dicono molto di noi in quel momento: questo è divenire.
Più in profondità di questo, essendo noi comunque nella disposizione contemplativa, osserviamo l’ampio spazio immutabile entro cui i fatti si collocano: a un livello più profondo sentiamo l’Essere.
Essere del singolo fatto, Essere di tutti i fatti, realtà indivisa.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
È allo stesso tempo contenere l’immutabilita’ costituente e la mutabile condizione umana
Nell’osservazione c’è sempre il soggetto che interpreta i fatti.
Nel mentre osservo affiora in maniera più o meno percepibile, un Sentire che rende l’osservazione, un atto contemplativo, scompare l’identificazione.
Questa la mia esperienza, che vede ancora molti ostacoli al libero fluire dell’Essere.
Molti ancora i veli da togliere affinché l’Essere affiori nitidamente.
Anche in me è frequente l’esperienza dell’equivoco e dell’incomprensione generati dalla preponderanza dell’Io che interpreta. Quando poi, a forza di sbagliare mi astengo dal giudicare e dal parametrare, mi limito ad osservare il fatto che accade si ascolta tutta un’altra musica.
grazie… quando semplicemente si osserva, l’errore accidentale di interpretazione della realtà si assottiglia al minimo, è quando l’ego vuol spadroneggiare di comprensione allora sì, l’errore si dilata dando vita ad una serie più o meno vasta di equivoci ed incomprensioni
I fatti sono simboli e sono semplici fatti.
Tu scrivi.
Nella dimensione contemplativa i fatti di sentono come viventi di vita propria.
Traduco maldestramente.
Come fanno allora ad essere simboli?..
Il simbolo non è una interpretazione che attiene al divenire!
Vero è che tu scrivi che nella dimensione contemplativa c’è sintesi
Ma nel momento che contemplo non interpreto il simbolo, questo semmai avviene successivamente.
Scusa se ho interpretato male.
Leggi più attentamente, vedrai che è spiegato…
La semplicità dell’essere
In ascolto, grazie.
Comprendo ciò di cui parli.
Grazie per l’aiuto che donano queste perfette parole nel descrivere stati interiori così complessi.