Guardando “A star is born” e riflettendo

Conosco l’esperienza di chi canta, di chi suona, di chi danza, di chi corre.
Conosco l’esperienza dell’essere attraversati dalla parola, dalla musica, dalla grazia, dalla forza.

È l’esperienza contemplativa pura: accade il Reale nel vuoto di sé.
Solo nel vuoto di sé.

Conosco quell’essere percossi come un tamburo, quell’essere la forza che percuote e il tamburo che vibra.

Conosco quell’essere Principio che diviene parola; quel farsi, innervarsi, darsi della parola come fosse la schiuma sulla cima dell’onda.

Conosco l’esperienza della potenza e dell’irrilevanza, la potenza che c’è solo nell’irrilevanza.

Conosco l’esperienza del senza limite che germoglia nel senza nome.

Conosco la vastità smisurata dell’esistere liberi da sé essendo nel pieno dispiegarsi della propria umanità.

Conosco l’intenzione dell’Architetto e mi commuove la vastità della Sua opera e il dettaglio del Suo amore.


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Roberta I.

Grazie…

Natascia

Mi inchino.

Samuele

Mi inchino di fronte alla tua comprensione.
Sento che può essere “la via, la verità e la vita”.
Allo stesso tempo mi interrogo sul perché di questo “sé” e su questo “io” che, siccome esistono e siccome li ha voluti l’architetto, qualche funzione intrinseca devono pure averla.
Esistono solo per essere superati?
Non mi convince.
Resto in ascolto rinunciando a capirci più di tanto in modo immediato.
Faccio come Maria che serba a tutte queste cose dentro di sé, anche non oso accostarmi a tale archetipo di figura.
Mettiamo tutto nel frullatore interiore e vediamo quel che ne risulterà.
Grazie.

Catia belacchi

Grazie infinite.

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