Consumare il tempo proiettandosi sul passato e sul futuro [V4]

Quando gli anni incominciano a far declinare le aspettative di vita, allora iniziate a sperimentare la noia, nel susseguirsi dei giorni, che vi porta a domandarvi: “Cosa ne ho fatto della vita nelle mie mani?”.

Anche se questo vi pare un pensiero talmente insidioso e talmente scomodo che poche volte riuscite ad affrontarlo; ma ancor più raramente approfittate di questa domanda come possibilità per scuotervi e inoltrarvi su un terreno che vi sia nuovo.
Perlopiù questa è una domanda che vi intristisce o che vi fa scattare sensi di colpa per quanto non avete realizzato, per il modo con cui avete fatto quel che avete fatto, per tutta la vostra codardia oppure per tutta la vostra eccessiva sete di avventura.

E così l’uomo si ritrova costretto a vivere fra i ricordi e la decadenza dei giorni presenti e di quelli futuri, su cui ancora si proietta, anche se ormai stancamente.
Allora si raffigura la vita come la grande traditrice che inizialmente gli aveva fatto balenare tante promesse, ma che poi si è rivelata ben poca cosa e che alla fine si svela essere quella matrigna che l’ha portato fin dove egli ha ben poco da salvare: quel poco di affetti, quel poco di ricordi e quel poco di attaccamento a se stesso che ancora gli rimangono.

Oltretutto, col trascorrere del tempo, le novità che l’uomo riesce a cogliere tendono ad affievolirsi, diventando ancora minori col giungere della vecchiaia; allora le giornate diventano un continuo spostarsi nel passato per impedirsi di osservarsi per come è, negando e rinnegando in tal modo il tempo della vita che è il presente.

È col passare degli anni che l’uomo si accorge che il tempo che aveva coltivato gli è rapidamente sfuggito; lo ha consumato proiettandosi nei ricordi di ieri e verso un domani immaginario, poiché non riesce a vivere fino in fondo una relazione o un avvenimento o un’avventura lì presenti.

Eppure, anche nella vecchiaia, l’uomo potrebbe arrivare a scoprire quanto lui continui a ripetere le solite abitudini: come da giovane, ancora si proietta, ma ormai solo su un futuro di decadenza, non riuscendo a vivere con semplice gioia quelle giornate che la vita ancora gli offre.
E, quindi, incomincia a pensare che la vita sia un grande inganno, perché all’inizio si presenta piena di promesse e poi si rivela carica di delusioni, fino al condurlo fra le braccia della morte.

Però lui crede che tutto questo possa essere evitato o stemperato introducendo un elemento che dia un senso alla vita: ad esempio credere in un aldilà o in una ricompensa ultraterrena, cioè crearsi una continuità in un dopo-morte immaginario.

E allora inizia a svolgere le azioni presenti, non con l’attenzione rivolta a ciò che accade in quel momento, ma proiettandosi su come le modalità del suo agire gli potranno procurare un benessere spirituale in un’altra dimensione. Continua

Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Vita, pag. 9

In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.

Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
Download libro, formato A4, 95 pag. Pdf
Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.


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Samuele

Siam proprio dei fessi.

natascia

Posso dire per mia esperienza, che ad un certo punto, la prospettiva è cambiata.
Gli accadimenti vengono osservati dall’alto e sempre meno condizionano la sfera emotiva e mentale.

Catia belacchi

Che l’ uomo si proietti nel passato o nel futuro e non sappia vivere il momento presente è un insegnamento che da anni ci viene dalla VdC, tuttavia credo non costituisca una scappatoia credere in un aldilà per allungare le aspettative nel divenire, poiché l’aldilà che ci è stato insegnato dalla religione non è per tutti un aldilà rassicurante. È rassicurante pensare, invece, a mio parere, che se non abbiamo saputo “vivere con consapevolezza” ogni attimo presente, altre occasioni ci verranno date nelle futuro di altre vite.

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