Quando diciamo che una è l’intenzione della coscienza e un’altra può essere quella del’identità, diciamo una sciocchezza.
Distinguere la coscienza dal portatore di nome è come voler separare il sognatore dal sogno.
La scena in manifestazione, il sogno, è quella possibile al sognatore-coscienza in quel momento, in base a un dato aspetto del sentire coinvolto.
Per quanto il portatore di nome, l’immagine di sé, l’identità si incunei tra sognatore e sogno, non potrà cambiare la natura di quest’ultimo: il sogno è relativo al compreso/non compreso che è stato messo in gioco dal sognatore-coscienza.
Siamo un insieme inscindibile e quando mettiamo in atto scene relative, e magari deplorevoli, non possiamo appellarci ai limiti dell’identità, dobbiamo riconoscere aree di non compreso sottoposte a lavorazione o a verifica.
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Aree di non compreso
Il rimandare la responsabilità all’identità di una certa azione percepita come negativa e alla coscienza un data azione percepita positiva è operazione della mente.
È lei che separa e divide, in verità la manifestazione non può che essere unitaria, grazie.
Chiaro. Grazie
Chiarissimo. Grazie.
Chiarificatore
Distinzione tra coscienza ed identità solo accademica e forse da ripensare.
Ho avuto proprio un esempio di sogno voluto dalla coscienza, così come tu mi hai chiarito, con questo post.
Quando continui a non volere capire, la coscienza usa anche il sogno, per metterti di fronte al non compreso.