La vita è un flusso che sfugge all’uomo perché si ripresenta sotto aspetti sempre nuovi e imprevedibili, anche se apparentemente simili al passato. Nel suo scorrere, non si ripropone mai la stessa situazione, e quindi non è vero – come dite voi – che la vita continui a farvi incontrare lo stesso nodo affinché lo risolviate.
L’uomo ama fare questa affermazione perché vede la vita come una grande madre che continua a fargli incontrare le solite questioni, però messe sotto una luce diversa, per metterlo alla prova; e poi si racconta anche che, una volta risolte, non le incontrerà più in una vita futura.
Come abbiamo detto, ciò che si presenta è sempre nuovo, anche se voi lo leggete come una riproposizione del passato, paragonandolo a quel che conoscete, interpretandolo e facendolo diventare un vostro oggetto mentale da ripescare quando vi necessita.
Non fate che ripetere dentro di voi questo processo, perché siete convinti che la vita si rivolga proprio a voi per proporvi dei vostri nodi ancora irrisolti, affinché possiate dipanarli e superarli, e poter così fare un passo in più verso la vostra trasformazione interiore.
Non è così: la vita si presenta, punto.
Sono situazioni, fatti e incontri con altri esseri che non hanno alcuna connessione con quel che è già stato, e nessun fine nascosto. E anche se ciò che accade può magari ricordare situazioni precedenti, mai è quel che vi raccontate, poiché niente è uguale a ciò che l’ha preceduto.
Nulla è uguale ad altro, e riconoscerlo significa porsi di fronte alla vita in modo da esserne sempre sorpresi, perché l’accadere non può che stupire.
Questo non significa che tutti i fatti si mostrino profondamente diversi gli uni dagli altri, ma significa saper cogliere quei fatti in modo sempre nuovo.
Vale a dire cogliere nelle sfumature le continue novità, lasciar andare il passato e rinunciare alle solite, vecchie interpretazioni.
Ogni mattino il sole sorge e ogni sera tramonta: sono fatti che si ripetono, eppure sono sempre nuovi, diversi e ogni volta possono sorprendervi se la vostra mente tace e non paragona quel sorgere e tramontare con altri già visti.
Essere sorpresi dai fatti significa riconoscere la sacralità della vita, in cui ogni fatto è sacro: uno schiaffo, una carezza, un’offesa, un incendio, una disattenzione; indifferentemente tutto è sacro.
Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Vita, pag. 13-14
In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Sacrosanto!
Solo la condizione di secchio vuoto può produrre quella sorpresa nell’accogliere la vita che scorre così da lasciarsi impattare da essa.
La sorpresa è la capacità di cogliere il nuovo e lasciarsi attraversare da esso. Il nuovo si può cogliere solo se si è liberi da schemi, da giudizi, da qualsiasi tipo di struttura che vela l’essenza.
È un respiro a pieni polmoni!!!
Uno sforzo continuo quello di non legare i fatti tra loro, ma tentare di accoglierli singolarmente per quel che sono. Siamo immersi in un flusso immobile
Rido a volte, della mia scarsa capacità mnemonica. In un certo senso mi aiuta a non legare i fatti. Posso pensare che sia un bisogno della coscienza o è solo che sono distratta?
sono d’accordo, è la mente (mente) a riproporre o ad accostare accadimenti nuovi a esperienze passate, semplicemente perché ne è imbrigliata ed a specchio crea anche aspirazioni e speranze nel futuro, se non lo fosse si riuscirebbe a vivere l’unico momento che di fatto è possibile vivere: il presente continuativo
Saper cogliere i fatti in modo sempre nuovo, vederne le sfumature e non collegarli al già conosciuto, significa anche non imbrogliarsi nel giudizio che si serve della concatenazione dei fatti per mettere le etichette.
Leggo e mi viene in mente il paradosso.
Tutto è nuovo, ma nello stesso tempo tutto ha anche una sua trama che si dipana lungo l’esistenza, trama a noi non nota.
Questo sento, e in tutto riconosco la sacralità della vita!
Anche in me nasce la stessa domanda di Nadia. La riposta che mi sono dato è la seguente. Nell’ottica del divenire, del progresso, del miglioramento le scene sono tenute insieme nel loro essere riferite a un CCE, ma nell’ottica dell’Essere, del Ciò-che-E’, dove non esiste nessun soggetto neanche quello riferibile a un presunto corpo di coscienza in formazione, le scene sono puro accadere, Ciò-che-è, e basta, senza soggetto.
Allora, così, i fatti liberati, in maniere ultimativa, da qualsiasi riferimento emergono nella loro autenticità, mai uguale a se stessa.
Dipende da dove mi colloco: nel divenire tutto parla di me, nell’Essere ogni cosa parla del Ciò-che-è.
Le scene sono generate dalla coscienza e dunque come poter non affermare che la vita si rivolga a noi?
Che ci siano connessioni infinite e, a noi inimmaginabili, è ovvio.
Accolgo allora queste sentite parole come pungolo, sprone e invito alll’osservazione di Se, e alla necessità di dubitare.