Come narrare a voi della vita e del gioco della vita? O come parlarvi della tristezza del vostro tirare avanti una vita che è pesantezza? O come dirvi ancora una volta di quanto la vostra mente vi inganni nel tentativo di erigere consistenza, laddove la vita è solo flusso immotivato? E come narrarvi del dissolversi della vita nel momento stesso in cui si crea?
Voi uomini continuate a inseguire una motivazione anche piccola, o magari un significato minimamente convincente per tutto ciò che si presenta, purché si mostri accettabile rispetto a quelli che sono i canoni della vostra mente, al fine d’inchiodare la vita a una costanza e consistenza. Non importa se poi la vita muta, purché ci sia una regola a stabilirne la costanza; ecco perché avete creato tante leggi sulla vita e innumerevoli interpretazioni sul Divino.
Noi vi diciamo che non esiste alcuna regola creata da voi che possa ingabbiare la vita.
La vita è vento che va, flusso che scorre, inconsistenza, impermanenza, nonostante tutti gli sforzi che fate per inquadrarla nelle vostre logiche.
La vita non è una ‘grande madre’ come voi credete, perché è semplicemente gioco che vi pone in scacco; però è da quel gioco che voi avete la possibilità di comprendere l’irrilevanza sia vostra che delle vostre costruzioni mentali.
Neanche la vita è importante: l’importanza gliela date voi quando cercate di utilizzarla o quando la volete arginare. La vita è, vale a dire semplice negazione di tutto lo sproloquio che l’uomo utilizza per definirla.
Quindi smettetela di domandarvi che cosa potete fare per comprendere la vita e mettere a tacere la vostra mente, perché non potete e non avete da fare proprio niente.
Ma allora – vi domandate – a che serve tutto quello che queste voci vi hanno detto fino a oggi? Solo a condurvi a capire che persino questa nostra presenza in mezzo a voi non serve, e quindi a scoprire che anche qui viene fatto un gioco, che è quello di farvi tacere e chinare la testa di fronte alla vita.
Da quel momento nulla è più da scartare, nulla da trattenere, nulla da accumulare e nulla ha più l’importanza che aveva, poiché si agisce senza tentare di chiudere la vita dentro i propri paletti.
È quando muore anche l’ultima pretesa di protagonismo del proprio ‘io’ che si entra a far parte del gioco della vita, altrimenti non è possibile amare l’effimero che è essenza di quel gioco.
Nell’amore per l’effimero niente e nessuno è importante: non un fatto, non un incontro, non una relazione, benché si continuerà a dare a ognuno di essi tutta la considerazione che deriva dall’aver riconosciuto la propria non-importanza.
Quindi, smettetela di domandarvi come potete riuscire a non darvi più importanza e dare invece importanza ad altro da voi; nell’irrilevanza di tutte quelle domande e di tutte quelle risposte che riaffermano la vostra centralità, non resta che tacere ed essere afferrati dall’effimero.
Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Vita, pag. 15-16
In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Questo post è un potente stimolo per delle riflessioni e comprensioni.
Accolgo queste parole come auspicio, augurio, come l’orizzonte a cui volgere lo sguardo.
Nel divenire, nello spendersi quotidiano in cui non c’è pretesa di affermarzione di un ‘io ma, le necessità (che riguardano semprei un soggetto, ovviamente)
sottolineano le incomprensioni. La ricerca dell’ equilibrio è costante.
Mi capita non di rado, di riflettere sul fatto che l’umore della giornata cambi la percezione dei fatti che accadono.
Con questo? È già noto si potrebbe obiettare. Si, certo, ma c’è dell’altro. I
I fatti sono fatti e se è il mio umore che li rende piacevoli o spiacevoli, è evidente che sono io ad attribuire il positivo o il negativo. per quanto sembri scontato, questo mi aiuta a riportarmi ad uno stato di neutralità.
Il gioco non è cosa leggera ma seria. Lo sanno i bambini…
Quando cerchiamo risposte, quando esprimiamo opinioni se non anche giudizi, ingabbiato la vita, la parametriamo poi la vita ci mette in scacco.
Questo lo capisco a livello mentale. In realtà, nonostante una lunga consuetudine con la via dea conoscenza, cado nelle identificazioni e non riesco a prendere la vita con leggerezza, come un gioco.
Oggi la vita mi appare come qualcosa di esterno, sono al lavoro, cerco di svolgere le mie attività al meglio. Osservo la varietà delle reazioni umane e le considero tutte nello spettro del possibile. Mi sento un osservatore esterno che cerca di sviluppare opinioni e non giudizi. E’ forse questo un sentimento di apatia? Devo combatterlo?
a volte mi chiedo se tali considerazioni corrispondano a profonda umiltà o ad arrendevolezza, ma forse a certi livelli di “non comprensione” possono risultare dei sinonimi
Continue pretese sorgono in noi: pretese di comprendere, pretese di intuire qualche verità profonda, pretese di credere che la vita sia dalla nostra parte, pretese di poter ricondurre i fatti a un percorso, pretese di evolvere, di cambiare.
In verità sono importanti queste “pretese” perché di esse la vita si serve per metterci “sotto scacco”.
Dalle parole, al silenzio verbale, dal pensiero continuo, al tacere della mente. Tacere ed essere afferrati dall’effimero, aspetto il giorno in cui sentirò questo, così come sento la forza di gravità.