[Via del monaco 6] Elevazione: sviluppo di tutto ciò che è spirituale, con l’affrancamento dai limiti di comprensione.
Incarnazione: la capacità di vivere ferialmente il sentire conseguito, liberi dallo zoppicare della propria umanità.
Il terreno sul quale si muove la Via del monaco non è quello dell’elevazione, ma quello dell’incarnazione: l’unità oggi, qui, nel quotidiano, con i cosiddetti limiti di comprensione, con il carattere e i corpi che ci ritroviamo.
La simultaneità di sguardo tra divenire ed Essere non ci porta verso lo spirituale etereo, impalpabile, indifferente, ma verso la presenza, la dedizione, la neutralità che non è mai distanza ma gratuità, fluidità nella dimenticanza di sé.
Il sentire conseguito, di cui nessuno conosce la portata e l’estensione, può trovare possibilità di manifestazione nell’ora di ogni giorno: affinché accada rimuoviamo gli ostacoli che sorgono nella lettura/interpretazione di noi stessi, degli altri, dei fatti.
Si tratta di togliere la diga lungo il torrente affinché l’acqua fluisca liberamente: la pienezza d’Essere è a disposizione di tutti coloro che la possono incarnare, e per farlo divengono consapevoli degli ostacoli che frappongono e operano per non renderli determinanti.
Si può dare somma importanza all’ostacolo e su di esso investire tutte le proprie forze nel tentativo di superarlo, o si può coltivare in sommo grado la via di Essere e divenire, la simultaneità di sguardo: c’è il limite ma c’è anche il non limite; c’è lo sguardo contemplativo che abbraccia la leggerezza e la pesantezza, il cadere e il risorgere e conduce oltre gli opposti, a una visione e comprensione unitaria e non duale di sé.
In quest’ottica è di grande importanza la piena consapevolezza della propria incarnazione feriale, degli ostacoli lungo il fiume che appartengono a certi nostri meccanismi, paure, reticenze, sensi di inadeguatezza.
A noi spetta il cercare di non essere di ostacolo a noi stessi.
La Via del monaco è il completamento del Sentiero contemplativo, il suo approdo; è anche il percorso di un gruppo di persone che si incontrano periodicamente all’Eremo dal silenzio e, a ogni stagione, al monastero camaldolese di Fonte Avellana.
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Per rimanere aggiornati su:
Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
È così.
Diversi anni fa avrei capito queste parole a livello mentale e non di comprensione, poiché la tendenza era quella dell’elevazione.
Un’esperienza forte, che ha mutato radicalmente il mio sguardo sull’esistenza, mi ha fatto vedere chiaramente la mia tendenza alla fuga dalle implicazioni dell’incarnazione e da allora ho ritrovato il senso di radicamento che mi mancava.
Ora posso cogliere in profondità la portata di questo post. Grazie.
La Via ed il suo compimento nell’ora di ogni giorno.
La posta in gioco è proprio vivere la simultaneità di Essere e divenire in ogni momento del quotidiano. L’ostacolo diventa il mio bastone se mi risveglia dal torpore della centralità di me e mi richiama alla necessità continua di ricalibrare lo sguardo. Come posso vivere la simultaneità di Essere e divenire se sono concentrato sul mio ombelico?
Il regno dei cieli è già qui.
Nella lettura sorge questa espressione evangelica.
Nulla è scisso. È l’essere in grado di accedere ad una dimensione che sta rompendo gli argani ma che richiede presenza continua al ciò che si presenta. È questa la condizione che permette il penetrare i fatti, il confondersi con essi e allo stesso tempo lo scomparire a se stessi
Vedere gli ostacoli…un passo alla volta
Nessuno stato di esaltazione da perseguire, ma presenza per accogliere i fatti. Vedere ciò che l’identità aggiunge ed indagare i motivi che hanno velato
sguardo simultaneo.
Questa l’opera quotidiana che il monaco compie.