Lo sguardo simultaneo è la capacità di tenere assieme Essere e divenire nella esperienza e nella interpretazione dei fatti. Nell’Essere i fatti sono ciò-che-sono, sorgono e scompaiono; nel divenire hanno sovente una causa e un fine.
Lo sguardo simultaneo è atto di duplice consapevolezza:
– sento l’Essere;
– so interpretare il divenire.
Ma se non sono pronto, se non sono presente, se la mia reattività è bassa?
Non c’è simultaneità, c’è l’uno o l’altro sguardo.
Posso essere intorpidito nella neutralità che mi rende un estraneo al vivere, o posso essere immerso in una identificazione.
Ecco che il coltivare la prontezza, la presenza, la reattività diviene prioritario in una via spirituale.
Naturalmente ciascuno lo farà secondo i propri mezzi e le proprie disponibilità caratteriali: ciò che io considero prontezza a te può farti sorridere.
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A Roberto
È così, ora la mia domanda mi fa sorridere.
“Lo sguardo simultaneo è atto di duplice consapevolezza:
– sento l’Essere;
– so interpretare il divenire.”
È emozionante!
È corretto attribuire all’identità la capacità di saper interpretare il divenire?
Grazie!
A Luana
Non essendo l’identità qualcosa di disgiunto dal sentire, direi che l’interpretazione dei fatti è opera unitaria, ora con limiti più stringenti imposti dal non compreso, ora con un respiro più ampio dettato dal compreso.
Spesso si è parlato di prontezza, di presenza, di reattività e ne colgo la fondamentale importanza.
Colpisce: “posso essere intorpidito nella neutralità che mi rende un estraneo al vivere. ”
È questo uno stato che ben conosco, in cui spesso mi ritrovo.
Anche prontezza e reattività si presentano ma hanno maggiormente bisogno di essere coltivate con più assidua dedizione
Prontezza, presenza, reattività mi fanno pensare alla disciplina, di cui avevi parlato in un vecchio post. Riconosco che è così.
Ritorna qui a mio avviso l’espressione CCE (centro di Coscienza e d’Espressione): se abbiamo compreso di essere ciò allora accediamo anche alla contemporaneità di Essere e divenire. Direi che qui entra in gioco la disciplina affinché quella comprensioni diventi “effettiva”, diventi carne.
Il resto funziona come on ogni sport: una volta che hai compreso le regole tutto si base sull’allenamento.
Vivere al contempo le identificazioni e al tempo stesso osservarle con il sorriso accennato che sorge quando le vedi. L’dentificazione viene compresa in un sentire più vasto e inclusivo dove esiste ma non prende nessuno al guinzaglio.
Questo vivo, non c’è uno o l’altro. Esistono tutti e due e tutti e due posso sentire.
L’identità che si ferisce e uno sguardo dove non esiste la ferita ed entrambi gli sguardi vengono vissuti e accolti.
L’esercizio più o meno costante ad osservarsi, il richiamo alla presenza proposto ad ogni occasione, lo sprono alla simultaneita’ di sguardo.
Tutto concorre affinché si sia sempre più vigili e consapevoli.
Nel tempo ne posso riconoscere alcuni effetti.
Riconosco di guardare ora l’uno ora l’altro aspetto, o l’Essere o il divenire. La prontezza della simultaneità è un dato non ancora acquisito