Mentre state vivendo un fatto presente, già costruite su di esso delle ipotetiche conseguenze, e quindi lo vivete in base a ciò che non c’è. In quel momento siete collocati fisicamente nel presente, ma con l’attenzione rivolta al mondo mentale, intenti a costruire interpretazioni ‘possibili’ da sostituire a ciò che c’è.
Questo è il processo attraverso cui la vostra mente si consolida e si articola, perché voi la seguite nelle proiezioni, nelle etichette e nei giudizi che esprime; e sono proprio quelli a creare pesantezze nel rapportarvi agli altri e nel concettualizzare la vita, poiché prima vi riempiono di ansie e poi di delusioni.
Poiché il tempo che vi create è pieno di insoddisfazioni e di fantasmi di cose non fatte, ma che avreste voluto fare, oppure di cose che avreste voluto fare in maniera diversa, allora vi proiettate in un tempo futuro che sia riparatore del tempo passato.
Da questo nascono le pretese su di voi e anche sugli amici, sui figli, sul coniuge o sul datore di lavoro, cioè su tutti gli altri che sono intorno a voi e che dentro di voi vengono ridotti a pretesto per la creazione di sempre nuovi oggetti psichici, perché mai vivete l’altro come la possibilità di fermarvi per riconoscere ciò che c’è in quel momento.
Questa vostra modalità di vivere non vuole fare i conti con la vita che passa e va, e quindi vi lascia incastrati nei meandri della vostra mente nei quali, a volte, vi smarrite con un sottile piacere costruendo ciò che non c’è.
Voi amate esplorare quei meandri in cui domina sia il peso di un passato, anche se rielaborato per renderlo rassicurante, sia la creazione di un tempo in cui vi raffigurate un futuro migliore, ignorando nel frattempo i fatti lì presenti.
Dal vostro processo mentale traete ora godimento, speranza e attesa, ora timore, paura e sconforto, però sempre immersi negli oggetti psichici che vi danno la sensazione di padroneggiare il tempo e di sentirvi più vivi. In realtà siete imprigionati in quei processi, ignari del tempo della vita che bussa e sussurra, ma voi non lo udite.
Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Vita, p. 26
In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Quando succede di stare nel presente sorge un sapore intenso, un contatto intimo senza alcuna pretesa.
Un invito continuo….
Disconnettere, disconnettere, disconnettere……..
Purtroppo si, alcune volte si scivola a seguire le proiezioni della
mente , te ne rendi poi conto.
Il presente
è troppo breve
per essere visto
e la mente,
stakanovisticamente,
lo svirgola
immaginandolo
in un tempo a venire
o in un ricordo
di un tempo passato;
così lo perdiamo,
guardandoci un film.
È questo un forte richiamo alla presenza, dinnanzi al quale sorge naturale un sentito inchino.
Come dice Catia la mente sì basa sulla naturale creazione degli oggetti psichici, dunque in sé tale generazione non presenta problema. Ciò che è deleterio è l’attaccamento o identificazione con gli oggetti psichici così creati. In questo caso ne diventiamo “schiavi” e siamo da essi trascinati per ogni dove.
Di qui l’importanza senza pari di una pratica meditativa che renda questo meccanismo dell’identificazione ben noto.
Non basta disconnettere la mente con la mente, ma occorre la contemplazione della mente perché gli oggetti psichici allentino il loro potere condizionante su di noi.
Sordità alla vita…
Si vero ..Ma la consapevolezza di dove vuole portarci la mente, potrebbe ridimensionare questo meccanismo, anche se liberarsi dai processi psichici non è poi così semplice
Sì, siamo imprigionati dai processi psichici, perché così lavora la mente e lì tende a portarci. Tuttavia quando sai che puoi osservare questo suo funzionamento, smetti poi di a darle dietro. Lei va e l’osservatore sta fermo.
Molto vero!
Ma la presa di coscienza del meccanismo che opera è il primo passo verso il suo superamento.
Grazie per mettere a fuoco le innumerevoli aree di lavoro!