Primo post preparatorio al Forum del Sentiero che terremo a novembre 2021.
Conclusa la lettura, coloro che desiderano partecipare al Forum si iscrivano a questo gruppo Telegram (Le iscrizioni si sono chiuse il 2.8 alle 12,30 per esaurimento posti). Ogni relazione tra i partecipanti si svolgerà in quel gruppo e lì verranno indicati i passi successivi della formazione.
Si tratta di sviluppare una duplice consapevolezza simultanea:
– consapevolezza di ciò che è esperienza dei sensi, adesso;
– consapevolezza di ciò che è oltre i dati che i sensi comunicano.
Consapevolezza di ciò che è esperienza dei sensi, adesso
Questa consapevolezza non c’è se:
– la mente è piena di contenuti e di eccitazione,
– l’emozione è invasa da impulsi forti e mutevoli,
– l’azione è confusa, compulsiva, disordinata, priva di lucidità e di attenzione.
Se la mente è calma, l’emozione pacata, l’azione lucida e ordinata, allora c’è la qualità della consapevolezza che a noi serve per realizzare questa esperienza.
I fatti che attraversano la nostra consapevolezza e colpiscono i sensi possono essere visti, consapevolizzati e lasciati deliberatamente transitare senza trattenere alcunché.
Consapevolezza di ciò che è oltre i dati che i sensi comunicano
Se l’attenzione è pervasa dai dati che i sensi comunicano, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quella consapevolezza non vela altri livelli di realtà ma rende possibile la loro percezione.
La chiara consapevolezza di un fiore, del suo colore, del suo profumo apre alla consapevolezza complessiva dell’essere-del-fiore.
Perché questo accada è necessario che l’osservatore sia pervaso dalla consapevolezza che il fiore non è solo ciò che mostra, è innanzitutto ciò-che-È.
Di quell’Essere, il colore, l’odore, la forma sono l’aspetto percepibile all’osservatore.
Quell’Essere del fiore non è percepibile con i sensi dei corpi transitori (mentale, astrale, fisico), né è decodificabile da essi se non in modo molto approssimativo.
Quell’essere del fiore può essere sentito, ma non deve essere pensato, né provato (con le emozioni).
Se provo a introdurre il pensiero nel cogliere il ciò-che-È del fiore, o attivo l’emozione pensando di poterlo raggiungere per quella via, l’unica cosa che ottengo è di creare una rappresentazione del sentire il fiore, la sua natura. Quella rappresentazione artefatta velerà la natura autentica del fiore e mi impedirà di raggiungerla.
La via è dunque quella di abbandonare ogni pretesa di capire, di comprendere, di contemplare, di controllare, abbandonare dunque tutto ciò che appartiene all’ambito dell’identità e lasciare che l’Essere possa affiorare e dichiararsi.
Il corpo akasico non comunica dati allo stesso modo di come fanno il corpo mentale e quello astrale, dati per i quali abbiamo un sistema di decodifica collaudato: non trasmette un linguaggio ma piuttosto ciò che lo precede.
Trasmette vibrazioni che producono nei sensi dei corpi transitori dei riverberi di quiete, pace, equanimità, unità, vastità, profondità, essenza ed essenzialità, sostanza, valore permanente, equilibrio, amore, fraternità.
Se i corpi transitori sono quieti, anche per un momento, i sensi di questi registrano dati che vengono da un’altra profondità, da un altro corpo le cui vibrazioni essi registrano.
Questo accade a meno che noi non si rimanga pervicacemente aggrappati al bisogno che il corpo mentale pensi e che quello astrale provi: in questo caso accade che se anche quei corpi sono placati, noi andremo cercando dei loro residui di attività e questo ci impedirà di cogliere quello che in realtà loro stanno registrando, qualcosa di più profondo, qualcosa che non origina nella natura dei loro corpi.
Bisogna addestrarsi all’ascolto di ciò che il corpo akasico trasmette, allo stesso modo di come dovremmo addestrarci nell’ascolto di ciò che precede il pensiero.
Noi diamo una esagerata importanza a ciò che pensiamo, diciamo, scriviamo, mentre invece dovremmo avere molta più attenzione a ciò che genera quel pensare, quel dire, quello scrivere, cioè all’intenzione da cui tutto questo sorge.
Quello che nel corpo mentale è un pensiero articolato pronto per divenire parola o scritto, nelle parti più sottili del piano mentale e in quelle più dense del piano akasico è simile a un ideogramma – e voi sapete che un ideogramma può essere assimilato a un concetto – e nelle parti più sottili del corpo akasico è vibrazione di un’altra natura ancora.
Costringiamo le nostre vite nel recinto del percepibile, ma non c’è possibilità di accesso al sentire se permaniamo in questo recinto di esperienze così limitato: dobbiamo addestraci all’ascolto dell’inascoltabile ai sensi ordinari, all’apertura sulla vastità che dà forma al vivente.
Abbiamo davanti il fiore che colpisce i sensi dei corpi transitori e, simultaneamente possiamo sentire la realtà nascosta ed essenziale del fiore, il suo essere Ciò-che-È.
Per poter vivere questa simultaneità di percezione di molteplici livelli d’esistenza, sono necessarie le condizioni sopra elencate.
Siamo in periodo di vacanze, che siate al mare o in montagna, allenatevi a liberare la mente e a lasciar transitare le sensazioni che i corpi transitori vi rimandano, imparando a sentire quella densità d’essere che è vastità, pace, armonia che è oltre essi e che vi parla dell’Essere di ogni cosa o creatura con la quale vi ponete in relazione.
Il canale Telegram di Eremo dal silenzio
Per rimanere aggiornati su:
Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Mi rendo conto di quanto fardello debba lasciare andare per “sentire” un fiore.
La mia mente che subito interviene a distorcere e rappresentare. Tanto lavoro da fare.
Ci sono alcune frasi di questo testo che mi arrivano come delle stoccate. Il sistema di decodifica collaudato della mente che domina le nostre giornate e Il paragone del sentire akasico con l’ideogramma. Fino a quando ci ostiniamo a codificarlo con parole perdiamo la sua essenza.
Costantemente in cammino per liberare la mente, non farmi sopraffare dalle emozioni e agire con lucidità…..grazie!
Esercitazione infinita dove l’attenzione è il mezzo per lo svelamento.
Dobbiamo addestraci all’ascolto dell’inascoltabile ai sensi ordinari, all’apertura sulla vastità che dà forma al vivente. Grazie!
Grazie
Grande questione quella della simultaneità dell’Essere e del divenire…..questione di una vita intera e non solo, da lavorare pazientemente, in modo costante, senza demoralizzarsi. Grazie
Mettersi all’ascolto di ciò che giunge dall’akasico, cogliere l’intenzione di ciò che muove ogni pensiero ed ogni azione.
Abbandonare ogni appiglio che la mente propone per aprirsi ad una dimensione più vista.
Lavoro costante e quotidiano.
Questioni fondamentali su cui vale la pena “riflettere”, anzi no: “allenarsi”, “praticare”.
Quello che scrivi mi pare chiaro e fondante.
Esperienza (vivere essere e divenire) che a un certo punto semplicemente accade oltre noi e se cercata e pretesa è innanzitutto inafferrabile e quindi invivibile.
Allenarsi costantemente all’ascolto di tutte le cose che percepiamo con i nostri sensi…
Comprendo ciò che affermi, da temposi cerca di decodificare ciò che si avverte da altri piani, oltre quello mentale. Questa l’unica via per abbandonarsi alla Realtà.
Grazie per questa ulteriore possibilità a non restare soli.
Concetti conosciuti ma che devono costantemente diventare esperienza per cogliere il Reale.