È attraverso la consapevolezza delle sensazioni che ci percepiamo come esistenti: questo vale per il minerale, il vegetale, l’animale, l’umano. A un livello molto elementare anche la pietra sperimenta di esistere, di esserci.
L’esperienza dell’esistere appoggia sui dati che forniscono i sensi, sulle sensazioni: vi invito a contemplare questo dato, a farne esperienza diretta.
Appoggiate la consapevolezza su qualsiasi sensazione: dall’acqua che bagna i piedi, al caldo sulla pelle, al movimento della cassa toracica, al battito del cuore, a un prurito, una stanchezza, una noia, una eccitazione.
Osservate, ascoltate, prendete atto e non indugiate: lasciate andare ogni cosa che provate.
Non state sperimentando per riempirvi, per satollarvi, per trastullarvi, per appagarvi: state sperimentando l’esistere, l’esserci come centro di coscienza, di esperienza, di consapevolezza.
Se non lasciate andare quello che provate siete solo come tanti ingordi.
Se osate abbandonare, lasciare, mollare la presa, non trattenere, allora comprendete la sostanza della Via.
Se siete completamente aperti alla sensazione che sorge dai vari corpi e siete altrettanto pronti a lasciarla andare, allora può affiorare ciò che c’è oltre il velo della sensazione, l’Essere.
Le sensazioni sono la porta dell’Essere.
Perché? Perché per essere consapevoli delle sensazioni dovete avere la mente vuota, altrimenti non c’è sensazione possibile alla consapevolezza, c’è affollamento di una moltitudine di sensazioni, di emozioni, di pensieri, ma non c’è quel semplice stato in cui quella semplice sensazione dichiara il suo esistere, e il nostro con essa.
Se la mente è sgombra e la sensazione fluttua leggera nella consapevolezza, allora potete avvertire una dimensione più profonda che precede la sensazione e ogni cosa.
Potete avvertire uno stato caratterizzato da vastità, equanimità, compassione, assenza di condizionamento, quiete, unità.
È lo stato d’Essere.
Simultaneamente la consapevolezza registra il fluttuare della sensazione e l’affiorare dello stato d’Essere. Simultaneamente, nello stesso tempo, la consapevolezza abbraccia le due dimensione d’esistenza.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Nel momento in cui “vedo” qualcosa che mi infastidisce, una dinamica famigliare, una reazione che affiora, una stanchezza, una reazione fisica che mi riguarda… cerco di non coltivarla. Il vederlo già mi basta. Posso essere non in grado di comprenderne i motivi che l’alimentano, spesso dinamiche profonde. Ma comprendo che non è questo il mio compito in quel momento. E già nell’attimo in cui accolgo tutto questo e non l’alimento, affiora in me una tenerezza e una sensazione di pace che per me significa che l’onda è passata. Ritorno a zero.
Concordo, ma lasciare andare le sensazioni funziona se emerge spontaneamente senza l’intervento dell’ego.
Percepire le sensazioni e poi lasciarle andare. Senza esitazioni, senza resistenze.
Il trattenerle crea subito un attrito, una nota stonata anche quando la sensazione è piacevole. Perché sento che nulla mi appartiene, nulla mi è dovuto.
In questo lasciare andare, sperimento una neutralità di fondo.
Se la mente è calma la consapevolezza
simultanea affiora.
Avevo scritto un commento stamattina ma non lo vedo pubblicato….forse ho lasciato andare anche l’invio…..
Dobbiamo cercare di lasciar andare proprio le sensazioni che vorremmo trattenere… piacevoli o spiacevoli che siano
Lì sta la chiave
Letto
Ho consapevolezza di quanto descrivi.
Come unica postilla da aggiungere, sottolineerei l’importanza di non reprimere o rimuovere qualsiasi reazione sorga in noi. Forse è questo il significato di ” simultaneamente esserci” scritto da Elena ?
Consapevoli di accogliere senza trattenere.
A Nadia
Certamente, nulla va rimosso.
Un senso di pienezza e di simil gioia ti pervade.
Simultaneamente esserci.
Per anni ho cercato allontanamenti…dai pensieri, dalle emozioni cercando qualcosa che non sapevo.
Oggi includo ed è quel che è.
A Elena
Non allontanamento ma non identificazione: tutto sorge e scompare, ciò che permane è lo spazio e la neutralità.
Ieri ho ascoltato una cascata immensa ascoltando il rumore, il fragore. Annusato lo zolfo uscire dalla terra, guardato un giardino vulcanico e i resti lavici di tante eruzioni. Quando le sensazioni sono piacevoli è difficile lasciarle andare.
A Mariela
Eppure se oggi insisti sul piacevole, domani insisterai sullo spiacevole…
Lasciare che tutto posso fluire in un contenitore vuoto di pretesa di riempirsi.
La consapevolezza delle sensazioni è un altro modo per dire “non-identifiazione” con i contenuti mentali.
Solo nella distanza dalle sensanzioni che è consapevolezza che permettte di non subirle, solo in quello spazio emerge contemporaneamente l’esperienza dell’impermanenza delle sensazioni e il fondo su cui tutto scorre, L’Essere.
Mi sto allenando come meglio posso. Grazie
Dopo che ho sostato a lungo con una sensazione (lasciando andare il resto) percepisco una certa stabilità e quiete che sta dietro o in fondo al divenire
A Roberto dF
Parliamo proprio di questo, dimensione sottile della quale divenire sempre più consapevoli.
Prendere e lasciare andare, dapprima le sensazioni più grossolane poi via via sempre più “attenti” alle più sottili. Prendere e lasciare andare, prendere e lasciare andare. Grazie!
Il nocciolo della questione: avere la mente vuota.
Ciò rende possibile il liberarsi da condizionamenti che oscurano e velano il Reale