Lo zazen è l’esperienza della vita affrontata senza uno scopo.
La vita nel divenire è tale perché ogni fatto ha e deve avere un scopo: l’essere protesi ‘verso’, consapevole o inconsapevole che sia, crea la successione dei fatti e la loro finalizzazione.
Non avere scopo e fine distrugge il processo del divenire perché ne mina le basi.
È possibile vivere una situazione senza coltivare uno scopo, senza finalizzarla?
Perché sono qui a scrivere? Per molte ragioni da un certo punto di vista, per nessuna ragione, da un altro: cosa vuol dire?
Significa che scrivo per qualcuno o per dire qualcosa e, simultaneamente, vengo sospinto a scrivere da un processo che mi trascende completamente.
Vivo perché voglio vivere? Non diciamo fesserie: vivo perché la Vita mi rende vivente.
Scrivo perché la Vita si esprime.
Sul semplice fatto di vivere, o di scrivere, si innervano le logiche della mente/identità che creano lo scopo e la finalità: in sé c’è il vivere, c’è lo scrivere.
Ecco allora che in zazen, vissuto senza scopo e finalità, accadono fatti – sensazioni, emozioni, pensieri, sentire – che vengono semplicemente consapevolizzati, ma non finalizzati.
Questo distrugge ogni sostanza del divenire.
Una sensazione diviene solo una sensazione: sorge e scompare. Così vale anche per un pensiero e per qualsiasi altra sollecitazione.
I fatti (sensazioni, emozioni, pensieri, sentire) non sono, come nel divenire, perline di una collana: sono solo perline.
I fatti, liberati dalla collana – in cui venivano considerati non in sé, ma in quanto funzionali a un processo – emergono nella loro natura autentica, splendono nella loro essenza.
Ripeto: un fatto interno a un processo ha valore per il suo scopo: ciò che conta è lo scopo, non tanto il fatto in sé; un fatto in sé splende come fatto-in-sé.
Tutto il valore che era riposto sullo scopo, ora si rivela/svela nel fatto-in-sé.
Quel fatto non ha tempo, è eterno, e così viene sentito.
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Per rimanere aggiornati su:
Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Il richiamo a quella seduta di fronte al muro è forte e questo si asseconda, senza tanti perché o per come!
Lo zazen come allenamento alla percezione di un’altra dimensione a cui non siamo abituati e non certo favoriti dalla cultura societaria
Lo zazen è la nostra bussola!
Come tu ben dici lo zazen è l’esperienza della vita vissuta senza scopo.
Tuttavia, giorno dopo giorno, questa esperienza ti richiama, imposta le tue giornate e custodisce il tuo eremo interiore. Ciò che non ha scopo è un’ancora per i tuoi giorni.
un fatto e’ solo un fatto
un progetto e’ un insieme di fatti con uno scopo preciso…
In zazen incontro me stessa e il circo identitario che si smonta come lo zucchero filato mangiato al luna park.
Se un fatto è vissuto senza scopo
percepisci il suo eco nel profondo.