I fratelli e le sorelle dell’officina esistenziale

Una delle nostre più grandi difficoltà è quella di riconoscere i fatti esistenziali, il dispiegarsi del disegno delle coscienze. Incontriamo persone, interpretiamo situazioni, ma troppo spesso ci sfugge ciò che sostiene, ciò che genera quegli incontri, quelle situazioni.

È questa una riflessione che sorge dall’esperienza passata, recente e presente: compaiono persone e sentire nel palcoscenico delle nostre esistenze e i loro film esistenziali cominciano a scorrere e a rivelarsi ai nostri occhi, come i nostri ai loro.

Alcune di queste presenza sono fugaci, apparizioni, altre hanno forza, sostanza, consistenza: vite che si mettono in gioco, che si aprono all’officina comune.

Nella ignoranza del ‘profondo spirituale’ che caratterizza questo tempo, l’uso dei sostantivi fratello e sorella è in disuso, eppure come definire coloro che il sentire ti mette di fronte e a fianco nel tuo esperire esistenziale?

Parliamo di amici, compagni, partner, amanti, colleghi, ma mai di fratelli e sorelle: anche nella Via spirituale è difficile l’uso di questi termini, ho sudato camice per introdurlo nel Sentiero.
Figli di questa cultura, espungiamo naturalmente ciò che rappresenta universi spirituali vasti e troppo spesso insondati.

Il fratello e la sorella esistenziali sono coloro che compaiono nella scena della nostra vita e ci interpellano, come noi interpelliamo loro, in modo determinante.
Questa interpellazione non avviene mai su un solo piano, ma è unitaria e coinvolge tutti i piani che gli interlocutori osano permettersi: è vitale, sensoriale, emozionale, cognitiva, di sentire.

In una officina esistenziale i fratelli e le sorelle abilitano un flusso di vibrazioni e di informazioni privilegiato, ma anche in uno ambiente lavorativo questo avviene, e anche in uno ricreativo.
Ma ci siamo chiusi, nella nostra comprensione del reale, in comparti troppo separativi: c’è la famiglia, c’è il lavoro, ci sono gli amici degli hobby, ecc.

È una visione ottusa, rigida: ci sono i collaboratori efficaci, i fratelli e le sorelle nella vita esistenziale che compaiono in questa o quell’altra officina particolare: loro dobbiamo riconoscere e privilegiare donandogli attenzioni e tempo. E poi ci sono le meteore, le comparse la cui collaborazione è relativa e a margine, seppure anche essi possano portare insegnamenti e simboli importanti.

I collaboratori efficaci non sono meteore, sono lì per noi e noi siamo lì per loro – nel divenire, ovviamente: rimarranno, persevereranno; più li riconosceremo nel loro comparire nella varie officine relative, più svilupperemo la comprensione, la percezione dell’unica officina unitaria che è il disegno della nostra esistenza.

Con costoro svilupperemo qualcosa che non sarà ammorbato dai mille paletti del nostro sistema di controllo, quel camminare sulle uova, ma lasceremo che la vita possa palpitare e fermentare e dispiegarsi – nel rispetto, certamente – ma anche nella profonda compromissione esistenziale.

I fratelli e le sorelle nella Via hanno i calli sulle mani e le tute sporche di grasso, perché così sono gli operai che non vivono al risparmio.

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Lorena

Grazie!

luca

ogni collaboratore efficace ha qualcosa da insegnarti…
tutti quelli che compaiono davanti alla nostra scena sono nostri maestri

Leonardo

“Ci sono i collaboratori efficaci, i fratelli e le sorelle nella vita esistenziale che compaiono in questa o quell’altra officina particolare: loro dobbiamo riconoscere e privilegiare donandogli attenzioni e tempo”.

La dedizione e il tempo che prestiamo ai nostri fratelli e alle nostre sorelle è pienamente praticare la Via.

A volte siamo portati a pensare, in presenza di collaboratori “scomodi”: “adesso finisco con te e poi mi dedico alla Via”. Errore grossolano di fondo: così dividiamo, separiamo e rinneghiamo la Via che è Unità.

Catia Belacchi

Ciascuno ha collaboratori efficaci che compaiono in officine diverse,, tuttavia tutte queste officine fanno tutte parte dell’ unica officina : quella che permette le esperienze di cui abbiamo bisogno per raggiungere le comprensioni per cui ci siamo incarnati.

Samuele

In base alla mia esperienza, credo esistano persone che son lì per plasmarti; la relazione con loro ti porta ad es a piegarti, ad ammorbidirti.
Altre probabilmente son lì affinché trovi la forza di mandarle a fanculo, di liberartene.
Apprendimenti assai differenti, inconoscibili a priori, forse equivocabili.
Chissà se esiste la prova del nove per capire se hai fatto bene a sviluppare il primo o il secondo atteggiamento?

uma

A Samuele
Capisco ciò che dici, però c’è il rischio di un certo manicheismo.
Spesso è la stessa persona che, in certi frangenti del tuo apprendere, ti porta a piegarti e, in altri, a essere respinta con decisione perché devi affermare e comprendere altro.

maria

Mi chiedo, se un collaboratore efficacie abbandona l’officina può continuare a essere ritenuto tale se comunque non scompare del tutto dalla scena ?
grazie

uma

A Maria
Dipende dalla situazioni. Ci sono state persone che hanno abbandonato l’officina e sono letteralmente scomparse, non solo all’officina/Sentiero, ma alla Via in quanto tale, o perlomeno a una Via consapevole.
Ci sono persone come te e Samuele e altri, che pur avendo abbandonato l’officina, non sappiamo se definitivamente o provvisoriamente, rimangono quello che sono sempre stati: sorelle e fratelli nel cammino. Nulla è cambiato nella sostanza.

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