Osservo ciascuna di queste persone del Sentiero e mi chiedo: saranno consapevoli della stagione irripetibile che stanno vivendo?
O faranno come altri che, forse più tiepidi, appena un anno fa non hanno accettato la sfida a compromettersi fino in fondo con questa ultima chiamata?
No, le attuali persone del Sentiero non ripeteranno l’errore.
Chi scrive ha un’età per cui dovrebbe preferire, forse, una routine ordinata al tumulto generato nelle menti dall’impatto prodotto dall’Essere che costringe a vivere il divenire senza riserve.
Ma, chi scrive, è coinvolto come tutti in questo processo che scombina ogni prudenza e afferma la possibilità dell’immanenza, della concretezza della simultaneità di Essere e divenire.
Solo i ciechi non vedono che non c’è esperienza dell’Essere che possa dischiudersi se non vivendo la totalità del divenire che si presenta a ogni ora.
E solo gli ottusi possono pensare che Essere e divenire siano alternativi: chi conosce l’Essere e vive il divenire senza riserve, vede sbocciare il dono dell’unità d’Essere.
Questo vedono i miei occhi in molti di voi, ed è un vedere che mi riempie di gratitudine e di commozione.
Questa stagione è appena iniziata, richiederà una quantità di forze e di dedizione molto alta, ma non corre il rischio del fallimento, né della mediocrità. Perché?
Perché avviene nella gratuità dell’Amore.
Spero che il vostro sentire vi permetta di cogliere quest’onda che ci innalza, ci sostiene e ci accompagna, spero sappiate interpretarne i simboli, decodificarne i segni, leggerne le inconfutabili tracce.
Sabato, durante un colloquio con un fratello della via e un suo amico, ho assistito a qualcosa che mi ha profondamente colpito: la commozione profonda di questo fratello al solo pronunciare la parola Amore.
Che non accada mai, a tutti noi,
di essere l’Amore e di non saperlo;
di essere dall’Amore condotti, e di non avvertirlo;
di essere dall’Amore chiamati, e di non sentirlo.
Tante volte, nel passato, ho rivolto appelli ad aprire gli occhi sui doni che la Vita ci offriva in modo così abbondante, a cogliere l’occasione, a non sciuparla: oggi non parlo di questo, non rivolgo un appello, ma rinnovo un invito a persone che so attente e pronte:
benedite la vita per questo irripetibile adesso, liberate le menti da ogni resistenza, le identità da ogni paura e lasciatevi attraversare da questa corrente d’Amore che a ogni respiro ci crea nuovi, ci scaraventa fuori dal tempo e ci permette di risiedere nel Senza Nome.
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Potremmo, ispirandoci al famoso
“cogli l’attimo”,
adottare il motto: “cogli l’essere”
dal momento che nel divenire siamo già immersi.
Però, pensandoci meglio invece, dovrebbe essere proprio: “cogli il divenire”,
ovvero, disconnetti, osserva il divenire mentre accade e mentre lo fai sei già nell’essere.
Quindi rinuncio all’idea di proporre un motto, salvo convergere su un:
“cogli l’essere e il divenire”
ma non credo che l’essere possa essere colto perché esso, semplicemente è.
Nel momento in cui dovessi coglierlo significherebbe che c’è una separazione.
Ci sarebbe il soggetto che coglie e l’essere, quindi non si sarebbe nell’unità d’essere.
Aiuto, mi arrendo.
C’è qualcuno che è bravo coi motti?
🙂 😉
Impareggiabile Samu!!!
Sono tra coloro che son più tiepidi;
tra le persone che hanno commesso l’errore.
Non per pesare le parole perché poi si fa come l’imbecille che guarda il dito e non la luna, però forse non c’è errore; c’è una comprensione più limitata o diversa, per non star lì a misurare tutto.
Anche la tiepidezza può essere letta in questa chiave.
Per questo so che posso e lo vorrei, vivere la mia condizione, senza afflizione o senso di colpa che non sia il minimo necessario a costituire uno stimolo vivificante.
Sono quello che vive il divenire con riserve.
Certamente perché per le mie comprensioni bisogna spesso pararsi il culo, stare attenti, prudenti e a volte avveduti.
Vivo con riserve per non prendere troppe botte nei denti per cui salgo sul ring non col sorriso di mentadent ma col paradenti.
La quantità di forze e di dedizione mi difetta perché per me la vita è già pesante di per sé stessa (e pensare che sono tra i fottuti fortunatissimi a vivere nell’agio).
Tutta questa inettitudine che mi caratterizza avviene tuttavia anch’essa nella gratuità dell’Amore;
ossia, questo è quel che c’è e quel che è.
La prospettiva e l’invito che rivolgi, anche se di primo acchito son risultati lontani, come appartenenti ad una realtà altra rispetto alla propria; una realtà troppo paradisiaca, distante dal quotidiano andar per ghiande, alla fine, ascoltate più volte, liberate dalle etichette della mente, sono assurte a stimolo, a testimonianza di vita, a lanterna.
Per ora stanno lì, probabilmente a lavorare sotto la cenere con quella porzione di resistenza e rifiuto, simili a quelle che portavano anche te, di fronte al monito di Scifo: “se vuoi cambiare la tua vita, cambiala”, a rispondere: ” ‘sto par di palle” (parole mie, non è una cit.).
Grazie my big friend.
A SAMUELE
Come tu sai, non c’è errore, né inadeguatezza, c’è, come giustamente dici, quel che siamo, e questo basta.
Ora, c’è un nostro essere pronti per un trekking, e c’è l’essere pronti per un ghiacciaio, sono due essere pronti differenti…
Su questa frase avrei da commentare: La quantità di forze e di dedizione mi difetta perché per me la vita è già pesante di per sé stessa.
E’ l’argomento classico delle identità che non colgono come la Via abbia profonda efficacia anche terapeutica.
La via del ghiacciaio intendo.
“l’Essere che costringe a vivere il divenire senza riserve.”
Potente questo elemento,
un respiro e tutto è perfetto.
Archetipi avevano identificato la parola Amore con stati di pace, di equilibrio, di armonia.
Ora quell’Amore con la A maiuscola la consapevolezza lo riconosce nei sussulti della vita, nei picchi e nelle depressioni, ogni istante senti di essere condotto.
Nella chat di Essere/divenire, mi rendo conto di aver scritto qualcosa che sarebbe stato adatto anche in questo post che ho letto dopo.
Una coincidenza? No.
Davvero l’Amore unisce.
Parole dirompenti. Per quanto sono riuscito a pronunciare la parola “Dio” per la prima volta, in tutta la sua portata, poco tempo fa, non mi riesce di farlo per la parola “Amore”. Potrei tentarlo ma sentirei di non essere sincero. Non temo questo mutismo, ogni processo viene a maturazione, tutta l’acqua conduce al mare.
Quello che posso costatare è che la forza d’urto delle vibrazioni di chi sta vivendo pienamente questa esperienza scuotono in me delle non-comprensioni, destando l’avvio di un processo. Grazie.
Questo post, così potente, ci porta nel cuore dell’ Essere.
Come afferma Lorena ho sempre temuto di pronunciare la parla Amore per pudore, perché dice di una Vastità per me troppo grande, ma so di essere stata permeata e inondata da Amore durante tutta la mia vita.
La vita condotta da Amore, essendo informata dagli accadimenti quotidiani, può diventare una consuetudine. Bene hai fatto a ricordarci questo ” miracolo”.
Fino a qualche tempo fa’ facevo molta fatica nel pronunciare la parola “Amore”,
era per me qualcosa di immenso e,
se non ne fai esperienza non sai cosa è.
Pian piano prendi atto, di quella forza che ci costituisce ,ci conduce ad incontrare l ‘ altro con gesti naturali,
spontanei.
Questa forza anche se ti sfiora, ne senti la pienezza,la gioia profonda,
” Ti tocca nel sentire”.
“Che non accada mai, a tutti noi,
di essere l’Amore e di non saperlo; ”
È un timore che a volte mi attraversa. Ma se penso che solo un anno fa il dolore mi faceva credere che la vita non aveva più interesse per me, quasi non mi pare possibile questa esperienza che mi ha ridato una nuova linfa vitale che credevo di aver perso per sempre. Sono lontana dal lasciarmi attraversare dalla corrente d’amore ( o forse no chissà)ma non penso che abbandonerò il sentiero
vi capita mai che quando tutto sembra andare storto una nota precisa di fonto vi fa’ vedere nettamente che tutto é perfetto?
é cosí semplice la vita…
abbandonarsi ad essa ti semplifica le cose!
Molto potente la forza dell’Amore.
Presenti le spinte identitarie.
Surfiamo con gambe forti sulla tavola.
Un invito ad abitare la Vita restando nel suo flusso. Esperienza di unificazione.
Il rollio e beccheggio della mente nella navigazione del mare della vita mi ha portato ad elevarla a unico e incommensurabile mezzo di comprensione del vero. Grazie alla mente ho superato uragani con onde altissime, ho raggiunto continenti inesplorati, conosciuto universi paralleli. Come Ulisse alla ricerca della conoscenza ho navigato. Dopo anni di navigazione e tanto mal di mare ho spiegato le ali per sorvolare il mondo e comprenderlo ancora meglio. La mente si delizia della sua capacità di astrazione e guarda il mondo dall’alto e tutto crede di comprendere. Poi un giorno non ce la fai più a volare, il carburante finisce, la mente si arrotola su se stessa e si perde, e anche il volo non basta più. Poi atterri sul Sentiero dove ci sono persone che lavorano con dedizione, con semplicità all’Unità; coltivano l’Essere in modi che non ti aspetti, coltivando la “retta comprensione”attraverso la pratica stessa. L’Essere è sempre stato lì, l’Illuminazione è sempre stata lì…sotto il nostro naso, davanti ai nostri occhi.
Dovunque risieda la mia consapevolezza,
Mai ti neghereai al nostro incontro.
Dovunque io mi perda,
là tu mi troverai.
Dovunque io vada
là tu sarai.
…
Cit.