Bisogna ben tenere a mente che le persone della Via che in precedenza hanno svolto questo incarico, hanno adempiuto in prima persona quella condotta, quella virtù. Il risveglio alla Via del Grande Gui[1] è avvenuto mentre era tenzo. Anche i tre kin di lino di Dongshan[2] sono relativi al periodo in cui era tenzo.
Se c’è una cosa che deve essere tenuta in gran conto, questa cosa è il risveglio alla Via.
Se vi è un momento cui va dato valore, non è forse il momento in cui ci si desta alla Via?
La traccia del volere ardentemente questo e dell’essere assorbiti nella Via è [si può vedere] anche nello stringere della sabbia nel pugno e considerarla un tesoro,[3] ancora c’è quell’effetto, e anche nell’imitare la forma [di Buddha] e prostrarsi [di fronte a essa],[4] spesso si vede quel modo di sentire.
A maggior ragione dunque, poiché questo ruolo è identico e questo nome [di tenzo] è sempre lo stesso.[5] Se sei la persona che deve trasmettere questa passione, questa azione, come può non giungere quella bellezza e quella Via?
(Versione letterale dal giapponese inedita di J.Forzani. Scarica il testo con le note)
[3] Un episodio leggendario narrato nel già citato Aśokāvadāna– Narrazioni di Ashoka (vedi nota 85). Si narra che una via precedente il re Aśoka fosse un bambino che stava giocando con della sabbia, quando il Buddha gli passò accanto. Il bambino gli offrì una manciata di sabbia e Buddha predisse che cento anni dopo la sua morte il giovane si sarebbe incarnato come il grande imperatore che in effetti fu.
[4] Anche la pratica di scolpire o disegnare immagini di Buddha e prostrarsi a esse per ciò che rappresentano denota lo steso atteggiamento di fede verificato tramite la pratica.
[5] Il ruolo del tenzo non cambia nel tempo, pur se mutano le circostanze in cui si realizza, e quel titolo resta lo stesso generazione dopo generazione.
17. Prendiamo in considerazione coloro che ci hanno preceduto nella via di questo ruolo e osserviamo come la loro mano è il marchio della loro virtù. Il risveglio alla via da parte di Daii[1] avvenne mentre era tenzo. I tre kin di stoffa di Tozan[2] sono anch’essi del periodo in cui era tenzo.
Se c’è una realtà che l’uomo deve onorare, non è forse la realtà del risveglio alla via?
Se c’è un tempo che l’uomo deve onorare, non è forse il tempo del risveglio alla via?
La sabbia che stringi nel pugno si trasforma in un tesoro[3]: questa è l’impronta del tuo volere ardentemente la realtà e del tuo gustare la via! Ecco, ciò ne è la prova!
Sovente perfino lo scolpire immagini sacre e l’inchinarsi indicano tale sentimento[4]. Quanto più il ruolo di tenzo! Il nome stesso lo dice! É quella passione e quella pratica che devi trasmettere. Come non pervenire a quella bellezza e a quella via?
(Versione del volume “E. Dogen, La cucina scuola della via, EDB, 1998”)
[2] Il koan di Tozan (910-990), già citato all’inizio come esempio di tenzo eccellente, fa parte di due raccolte, Hekigan roku – Raccolta delle roccia blu e Mumon kan – Ingresso senza porta. Un monaco chiese a Tozan: «Che cosa è Budda?». Tozan rispose: «Tre kin di stoffa» indicando una misura di tre kin di stoffa che aveva davanti. Un kin è circa 600 grammi.
[3] Come sempre Doghen dà un significato vivo e universale a espressioni a volte apparentemente poco significative tratte dai testi antichi. Qui si riferisce a una storia tratta dal già citato Aikuo gyo (Sutra di Asoka), in cui si narra di un bimbo che vide passare Sakyamuni Budda che faceva la questua e mise nella sua ciotola come offerta un pugno della sabbia con cui stava giocando. Per questo suo gesto Budda predisse che quel bambino sarebbe divenuto un grande re protettore del buddismo, appunto Asoka.
[4] In un sutra intitolato Sakubutsu gyozo gyo (Sutra della fabbricazione di immagini scolpite di Budda) si afferma che scolpire statue di Budda e poi inchinarsi di fronte a esse è una forma di pratica che conduce sulla via.
17. Se guardiamo l’esempio di chi ci ha preceduto, vediamo che la misura del loro valore sta nel modo in cui si sono comportati, nella concretezza del loro agire. Non hanno cercato esperienze particolari, e hanno aderito alla Via nello svolgere le loro mansioni.
Il risveglio alla Via di grandi maestri che oggi veneriamo e di cui citiamo il nome, è avvenuto proprio perché usavano il loro tempo e le loro facoltà per svolgere la mansione di tenzo. E cosa c’è di più grande della realtà del risveglio alla Via, che è risveglio alla vita? Quale tempo è migliore di quello che mi fa essere pienamente vivo?
Quando è così, la più insignificante cosa si trasforma nel tesoro che è. Allora dalla tua passione per la vita si sprigiona il gusto di vivere seguendo la Via.
Se è così, prende senso anche la devozione, anche l’inchinarsi ai simboli non è più idolatria, ma affetto sincero. Figurarsi come sprigiona risveglio preparare il nutrimento per la comunità, celebrare il ruolo di tenzo! Il nome stesso lo dice! Questa è la passione che devi trasmettere con i fatti, con la tua pratica. Allora si comprende la bellezza della Via.
(Ristesura in forma libera e commentata di Jiso Forzani: dal volume citato)
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“Se guardiamo l’esempio di chi ci ha preceduto, vediamo che la misura del loro valore sta nel modo in cui si sono comportati, nella concretezza del loro agire. Non hanno cercato esperienze particolari, e hanno aderito alla Via nello svolgere le loro mansioni.”
Grande impegno e dedizione.
Un monaco chiese a Tozan: «Che cosa è Budda?». Tozan rispose: «Tre kin di stoffa»
Meraviglioso!
finché cerchi esperienze particolari non hai ancora intrapreso la via
ma quando umilmente provi a praticare e inizi a lavorare le varie officine puoi dire di aver iniziato a intraprendere la via…
La traduzione libera di Forzani è quella di comprensione più immediata
Questo è ciò che è risuonato in me.
In ciascuna funzione che si ricopre, sia essa quella di tenzo o di altro, se fatta con dedizione all’interiore, dedizione che si manifesta nei gesti, nelle parole, nella cura per ciò che in quel momento fai, vivi e testimoni la Via.
“Se sei la persona che deve trasmettere questa passione, questa azione, come può non giungere quella bellezza e quella Via?”
Determinazione ma anche “vocazione”
“la misura del loro valore sta nel modo in cui si sono comportati, nella concretezza del loro agire”
È la manifestazione dell’intenzione!
Al libero fluire che muove dalla sorgente vanno eliminati quegli ostacoli che la modificano, che la deformano e che a volte la trasformano completamente.
Questo lo scopo fondamentale di ogni individualità
Anche stringere la sabbia con il pugno può diventare la manifestazione più grande di essere risvegliati alla Via, alla natura di Buddha che è in noi, allo sguardo unitario.
Ciò conta è sempre l’intenzione.
Piegare la propria identità a “spostarsi” silenziosa di fronte alla vastità della briciola del Pane.
Questo è l’impegno quotidiano.
“Quando è così, la più insignificante cosa si trasforma nel tesoro che è. Allora dalla tua passione per la vita si sprigiona il gusto di vivere seguendo la Via.”
Scopriamo l’Amore in ogni occasione che si presenta, cade il giudizio, sorge gratitudine.
Si è liberi dal condizionamento identitario.