Esempio della sedia – La sedia su cui sedete è una realtà ben concreta; tuttavia così vi appare in virtù del fatto che il vostro corpo è costituito di analoga materia, e che la limitazione della vostra vista vi impedisce di vedere la materia nella sua realtà.
Infatti, se voi vedeste solo a livello subatomico ogni forma sparirebbe e tutto vi apparirebbe come un ‘cielo stellato’. Eppure ancora la vostra osservazione non raggiungerebbe la realtà della materia: coglierebbe solo il suo apparire a livello sub atomico.
Infatti, se ancora andaste in profondità, anche il ‘cielo stellato’ sparirebbe per mostrarvi le forme del mondo astrale, forme che in una visione più profonda sparirebbero anch’esse in un altro ‘cielo stellato’. A sua volta quel ‘cielo stellato’ sparirebbe per lasciar posto alle forme della materia mentale, materia che non è ancora la radice, la sostanza basilare, perché a sua volta è costituita da materia akasica e in ultima analisi di sostanza spirito indiversificata.
Esempio della vista – Se voi chiudete alternativamente prima un occhio e poi un altro, vi rendete conto come ciascun occhio percepisca un’immagine diversa, così diversa che se le due immagini fossero fotografate, le fotografie non sarebbero assolutamente sovrapponibili.
Non solo, ma l’insieme delle due immagini è un’immagine ancora diversa, un’immagine che ha una profondità.
Ebbene, se si analizza questo processo, ci si rende conto delle modalità secondo cui si svolge. Voi sapete meglio di me che il vedere non è un processo tanto degli occhi quanto della mente. Un’immagine, in sé, è un insieme di macchie di colori, di chiari e scuri, di luce e d’ombra, di forme. È la mente che analizza quelle macchie colorate e le trasforma in visione consapevole.
Io non so se vi è mai capitato di osservare un oggetto in scarse condizioni di visibilità e di non riuscire a capire che cosa sia quell’oggetto. Ebbene quando la nostra mente ha indovinato «che cosa è» quell’oggetto, anche la visione pare più nitida, sembra cioè che siano migliorate le condizioni di visibilità, cosa che non è accaduta.
Allora, tornando alle nostre due immagini monoculari è chiaro che la mente esegue per ciascuna di esse una distinta elaborazione, altrimenti non si avrebbero due immagini, ma si avrebbe un duplice insieme di macchie di colore. È come se ciascun occhio avesse una sua mente; non solo, ma, siccome la visione simultanea è un ‘immagine con caratteristiche che vanno oltre la somma delle caratteristiche delle due immagini, è chiaro che la mente – con una terza attività – fonde le due immagini precedentemente elaborate e le trasforma in visione tridimensionale.
Ora questa fusione non avviene per una realtà strutturale del corpo dell’uomo; avviene per un processo mentale, vi è dunque un’azione unificatrice della mente, una sintesi percettiva che rende possibile il carattere unitario della consapevolezza.
Aggiungo che, perché questa fusione possa avvenire, è indispensabile una «condizione»: la simultaneità della percezione. Vedrò di spiegarmi più chiaramente con un altro esempio, un processo analogo al vedere: il processo dell’udire.
Voi sapete che la percezione simultanea di un rumore da parte dei due orecchi, fra l’altro indica il punto spaziale di provenienza del suono. Se la percezione non è simultanea, si ha un effetto eco, con perdita della possibilità di individuazione del punto spaziale di provenienza, sicché la simultaneità della percezione dà alla mente una consapevolezza che va oltre la somma delle informazioni ricevute.
Tutto questo è possibile perché la mente è una, nonostante svolga funzioni cosi diverse che potrebbero essere prodotti di altrettante menti indipendenti congegnate per la sintesi finale alla mente consapevole. Come si suol dire, la mente svolge più parti in commedia, crea personaggi, ma è – e resta – una.
Direte voi: «Che cosa c’entra questo discorso?». Ebbene, c’entra. Ho cercato di porre in evidenza tre punti salienti e cioè:
– che nella sequenzialità appare diverso e molteplice ciò che in realtà è uno:
– che nella simultaneità v’è fusione,
– che nella fusione v’è trascendenza.
Invero nella sequenza temporale, dove non esiste alcuna reale contemporaneità, gli uomini appaiono diversi e divisi; si può dire che la molteplicità si mostra in senso orizzontale e verticale. Nella successione dei «sentire», nel tempo del «mondo degli individui» – come lo abbiamo chiamato – «sentire» analoghi sono contemporanei e, per questa simultaneità, si fondono.
Nell’assoluta simultaneità, tutto è comunione, fusione, unità, trascendenza dalla molteplicità.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
In questo post viene finalmente rivalutato il tanto denigrato corpo mentale!
Materiale molto interessante, grazie!
Posso dedurre che per una visione o ascolto del reale ho bisogno dei due organo preposti, perché altrimenti il risultato sarebbe parziale.
Ma so anche che questa percezione interpreta la realtà attraverso la mente e in ogni caso preclude la possibilità di percepire il Reale come materia indifferenziata, quale È.
Evidentemente i sensi hanno una loro funzione e, anche se costituiscono il limite che ci separa dal Reale, sono gli strumenti che ci fanno permettono di fare esperienza e acquisire la consapevolezza necessaria per ricondursi all’Uno.
la molteplicitá mi incuriosisce…
Se ho capito.
Come avviene la fusione dei suoni dx, sx e della vista dx sx da cui derivano un udito e una vista adatti allo scopo, allo stesso modo si fondono sentire analoghi.
“Nella successione dei «sentire», nel tempo del «mondo degli individui» – come lo abbiamo chiamato – «sentire» analoghi sono contemporanei e, per questa simultaneità, si fondono.”
Nel “mondo degli individui”, cioè piano akasico, sembra esserci un “tempo” diverso rispetto a quello del mondo della molteplicità spazio-temporale.
Ma non solo un tempo diverso, anche dinamiche diverse:
“Nell’assoluta simultaneità, tutto è comunione, fusione, unità, trascendenza dalla molteplicità”.
Credo che il Sentiero sia un tentativo e la possibilità di vivere, essere consapevoli, riflettere sulle dinamiche del “mondo degli individui” .
Tutto è Amore