Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Uno zazen, due pratiche (voto e pentimento, ndr), tre atteggiamenti mentali. Se lo cercate nei sūtra non lo trovate, perché io sono il primo a dirlo. Non si trova ancora scritto nei dizionari buddisti, ma presto, forse, ce lo troverete.
I tre atteggiamenti mentali sono, rispetto alla mia idea di io convenzionale, il modo di lavorare del me originario.
Innanzitutto, una mente grande, magnanima.
Vuol dire aprire la mano del pensiero non facendo confronti e distinzioni di sorta. Quando nel buddismo si dice “grande” non si intende grande in confronto a piccolo. Per quanto grande sia qualcosa, se lo è come termine di paragone non è veramente grande.
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Sono ammirato dal fatto che ci siano persone che si dedicano allo studio dei genitali delle pulci. A quanto pare li classificano secondo la loro forma di triangolo equilatero o isoscele o piatta, e sono in grado di distinguere la pulce che vive in simbiosi con l’orso dell’Alaska da quella dell’orso siberiano e da quella dell’orso dell’Hokkaido nel nord del Giappone. I loro studi sono molto interessanti. A ben guardare l’apparato genitale delle pulci è parecchio grande ed è sicuro che su di esso allignano dei microrganismi.
All’opposto, se si sale in alto a bordo di un satellite artificiale, da lassù la terra appare indistinta. Ho visto foto del Giappone prese dal cielo, e dunque si dà il caso che io sia lì, ma certo non mi si vede. Qui si vede il lago Biwa, da questa parte c’è Kyoto, e lì dovrei esserci io. Eppure, questo che dico essere io in questo caso è presente in forma più piccola di un batterio. Se ci basiamo sul confronto, non possiamo stabilire davvero cos’è grande e cos’è piccolo.
Dunque, quello che noi chiamiamo “grande” nel buddismo, è la grandezza di quando si abbandonano tutti i confronti aprendo la mano del pensiero che discrimina facendo paragoni.
E quando si apre completamente la mano del pensiero, questa è la “mente grande”.
Così, in qualsiasi circostanza, “io pervado ovunque in ogni direzione fino in fondo”. Qualunque cosa capiti, io vivo il me che solo io sono, questo è la “mente grande”. *
Il modo di pensare che si occupa solo del proprio piccolo borsellino, è la piccola mente.
Mente grande vuol dire che qualunque circostanza, qualsiasi cosa capiti, sono io vivo. Fonte
*Nel Sentiero diremmo: Qualunque cosa capiti, vive il me che è, questo è l’accadere del sentire non condizionato.
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Inchino profondo
quando si apre completamente la mano del pensiero, si aprono le porte
all’ infinito.
Quel “grande” arriva come senza confini, senza limiti di giudizio. In una parola: sconfinato.
“Aprire la mano del pensiero”, uscire dalle logiche a cui siamo legati per aprirci allo sguardo unitario.
Mente grande :quando si abbandonano tutti i confronti.
Grazie Uchiyama
La grandezza che tutto abbraccia, tutto accoglie, nulla misura o paragona, nulla rifiuta. Quella grandezza che non distoglie lo sguardo, ma tutto abbraccia con un colpo d’occhio.
Meraviglioso. Perfetto come viene detto.
Aggiungo una frase che sorge dalla mia esperienza. Fare attenzione alla ricerca del piccolo potere che genera la mente piccola.