Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
A proposito del voto, c’è un breve testo che a mio parere lo esprime in forma pura e concreta: è il paragrafo su Bodhidharma del fascicolo Gyōji (La pratica continua) dello Shōbōgenzō . Quando il mio discepolo Kōshi san è partito per l’America gli ho raccomandato di recitare quel brano ogni giorno, come fosse una preghiera.
Mi ci vorrebbero due o tre ore per parlare anche di una sola frase di quel testo, per cui ora qui mi limito a leggerlo a mia volta.
“Il primo Patriarca in Cina venne dalle terre dell’Ovest per decisione del suo maestro, il venerabile Prajñātāra. Dopo un viaggio via mare di tre anni, affrontando venti e nevicate, nebbie e tempeste, pericoli e difficoltà, giunse infine in un paese ignoto: le persone comuni che non mettono a rischio la loro vita non lo possono neppure concepire.
Questa è la pratica continua che viene dalla grande compassione di trasmettere il dharma per salvare le menti dall’illusione.
Questa è l’individualità del buddhadharma, questa è l’universalità del buddhadharma.
Questa è la vera via dell’intero mondo.
È così perché è il mio intero mondo, è così perché è l’intero mondo del mondo intero.
Quali che siano le condizioni di vita, lì è il palazzo reale, e ogni palazzo reale è il luogo della via. Perciò è venuto dall’ovest.
È il proprio salvare le menti dall’illusione, per cui non c’è dubbio, non c’è paura.
È il mondo intero del salvare le menti dall’illusione, per cui non c’è dubbio, non c’è paura. [Shōbōgenzō Gyōji]
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Dal 1949 in poi, qui ad Antai-ji abbiamo vissuto in due, io e Yokoyama Sōdō san. Sōdō san è un mio confratello anziano che ora vive a Komoro, dove usa suonare una foglia che tiene tesa fra le dita soffiandoci dentro come fosse un flauto[…].
Nell’inverno del ’57, Sōdō san si è trasferito e qui è giunto Satō Myōshin san, oggi anche lui presente.
Siamo stati qui noi due soli per un periodo. All’epoca Antai-ji era in condizioni pietose.
Eppure fin d’allora io ho sempre detto che avrei dato origine alla generazione futura.
Fin da quando frequentavo le medie il mio voto è sempre stato quello di dare origine alla generazione successiva, e sono divenuto monaco come primo anello della realizzazione di questo voto.
Dopodiché, questo voto ha continuato a bruciare fervidamente, unica fiammella in una vita di stenti davvero miserabile. A darmi energia in quelle circostanze è stato soprattutto quel brano su Bodhidharma che ho appena letto.
In quel periodo la mia vita si svolgeva in condizioni terribili e mi sentivo calpestato dal mondo. Mi pareva di essere come l’erba del prato, continuamente calpestata senza che neppure una gemma potesse sbocciare. Eppure, in quel tempo, proprio perché c’era quel voto, la radice è penetrata profonda nel terreno. Senza quel voto, forse avrei finito per soccombere.
Ma dentro di me quel voto ardeva, più ero calpestato più si faceva profondo il voto di dar origine alla generazione futura. Fonte
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Grandi esempi di fronte ai quali inchinarsi!
Il voto non prevede compromessi, ma solo scelte radicali che attingono forza nel voto stesso
Non possiamo che inchinarci di fronte alla radicalità di tale voto e tentare di comprendere e far nascere dentro di noi almeno in parte quel fuoco.
“Le persone comuni che non mettono a rischio la propria vita non lo possono neppure concepire”.
Nel cammino del Sentiero non mettiamo a rischio la nostra vita eppure ci spaventiamo delle piccole difficoltà.
Che la intenzione è la determinazione sospingano il nostro procedere.