Queste voci dell’Oltre, affrontando la tematica dell’amore-dono, vi stanno sorprendendo perché vi dicono che si compie solo nell’azione, e che nel suo farsi – quindi non quando è concluso e voi lo rivisitate all’indietro, e nemmeno quando lo proiettate in avanti – incontra sempre l’imprevedibilità altrui.
Mentre non è così nel vostro concetto di dono, dove l’imprevedibilità può anche imporsi in un secondo tempo, ma non è presente quando pensate al dono. Anzi, voi cercate di pianificare l’azione in modo tale da raggiungere, o quanto meno da avvicinarvi, a quei risultati che avete già pensato in precedenza e che parlano delle vostre aspettative, delle sensibilità che avete nei confronti degli altri, ma soprattutto delle vostre mete o finalità attraverso cui pensate di trarre qualche beneficio presente o futuro.
Quindi, sta emergendo un particolare aspetto dell’amore, ed è quando l’atto di donare dell’uomo incontra anche l’azione dell’altro, e perciò colui che dona si trova dentro il farsi dell’azione dell’uno e dell’azione dell’altro, che insieme creano imprevedibilità.
Non è proprio facile per voi parlare di dono come imprevedibilità; anzi, vi dite che ne risulta un dono ben poco sacro e poco esaltante; piuttosto pensate che l’imprevedibilità sporca il vostro dono. Ecco perché non vi è facile mantenere vivo il concetto di dono nel mentre portate avanti l’azione e si presenta l’imprevedibilità dell’altro.
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[…] Il concetto di imprevedibilità non è pressoché mai presente nella mente dell’uomo quando concepisce l’amore in quanto dono, ma nemmeno nel vostro parlare comune il concetto di dono ingloba l’imprevedibilità.
[…] Quindi, come è già stato detto, basta semplicemente che l’azione pensata si modifichi, e a quel punto il dono che fate risulta diverso. Questo significa che per voi l’imprevedibilità si manifesta soltanto nel variare del dono, cioè a seconda delle circostanze, ma non è già compresa nel concetto di dono come elemento caratterizzante, perché introdurre il concetto d’imprevedibilità dentro quello di dono non fa che indebolire, ai vostri occhi, la forza dell’azione indirizzata a ottenere la realizzazione del vostro progetto iniziale.
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In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
Credo si capire ma l’uso di parole come Amore e Dono si portano dietro un carico di condizionamenti che rendono la lettura più difficile di quel che è.
Nel concetto di dono è insito quello di imprevedibilità. Che poi, come sempre alla fine, l’imprevedibilita ci stupisce, non vuol dire che limita il dono o che lo altera .
Lo stupore sorge proprio quando si presenta il nuovo, il non previsto, il non codificato
Dono e apro la mano del pensiero.
Così mi dispongo ad accogliere l’imprevedibile.
Non credo sia l’imprevedibilita a sporcare il concetto di dono, quanto l’aspettativa che sorge dopo il gesto.
Osservo e lascio andare.
L’essenza stessa del Dono, dell’Amore, della Vita è quell’imprevedibilità strutturale. Emerge imprevedibilità quando ci vuotiamo di noi e siamo disposti a metterci in gioco.
Se l’amore – dono si risolve nella semplice azione che scorre senza coinvolgimento del soggetto, cioè senza l’intenzione a monte, l’imprevedibilita è nell’ordine delle cose. Nessuno può sapere se ci saranno intoppi nell’agire proprio o altrui.
Quando attorno al dono il soggetto pianifica e magari si aspetta un qualche tornaconto, l’azione è non è più dono ma aspettativa, generosità messa in atto dall’ego non dal sentire.
Il concetto non è fluido, ma si attorciglia nella mia mente. Non è forse l’imprevedibilità in fatto intrinseco del qui e ora e del fatto che in ogni caso esiste un Altro che è diverso da me e che avrà delle azioni-reazioni sue? Per assurdo mi sembra che l’imprevidibilità sia parte del processo sempre.