Ed ora proviamo a capire com’è possibile configurare l’altro nel dono, partendo dal fatto che il dono nasce dal costituirsi di un’azione e che permane finché c’è un’azione che incontra un’altra azione, perché il presupposto indispensabile è che l’altro sia comunque presente, altrimenti non è dono.
Fino ad ora si è parlato di imprevedibilità facente parte del concetto di dono, ma oggi è stato introdotto il fatto che l’altro non è semplicemente presente nel dono come colui che lo riceve, ma anche come colui che lo rimodella. Quindi quello che voi considerate un dono progettato da voi, e poi offerto all’altro, oggi si presenta diverso perché costituito insieme a colui che ai vostri occhi ne è soltanto il ricevente.
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E anche se l’altro è contemporaneamente presente e agisce nel farsi del dono, comunque il dono non è semplicemente il risultato del vostro agire assommato a quello dell’altro. Attenti, c’è proprio l’altro nell’azione costitutiva del dono: non come colui che lo riceve, bensì come colui che contribuisce a formarlo nel suo farsi.
Perché il dono è nel costituirsi di due azioni, e pertanto quello che voi considerate un dono fatto all’altro è anche un dono fatto a voi, in quanto l’altro lo rimodella attraverso una modalità che non fa parte del dono da voi progettato, e quindi non potete più dire che quel dono vi appartiene. Perciò l’amore, inteso come dono che si offre, contiene in sé entrambi gli agenti, contemporaneamente, sia nell’azione di porgerlo che in quella di riceverlo, che sono il farsi dell’azione del dono.
Siamo proprio alla negazione del vostro concetto che parla di dono come qualcosa che uno dà e che l’altro riceve. E si impone, invece, con forza la scoperta che il dono è la sintesi dell’azione dell’uno e dell’altro: entrambi lo ricevono ed entrambi lo offrono.
In questo apparente paradosso, voi sentite capovolgersi la vostra immagine sull’amore-dono, e soprattutto vi viene distrutto un elemento che ritenete essenziale nella via che chiamate evolutiva. Perché noi stiamo ribaltando le vostre teorie e stiamo affermando che nel dono ci sono entrambi gli agenti e che entrambi offrono e ricevono il dono, anche se, dentro di voi, siete certi che il dono appartiene a voi, nonostante non possiate negare che si realizzi in base all’altro, pur sostenendo che l’attore principale è chi dona l’amore, anche quando siete consapevoli dei limiti di quello che siete in grado di realizzare nel dono.
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In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
Amche io ho inteso il sensobdi dono come fluire della vita.
Potremmo cambiare la parola “dono” con l’espressione sinonima “azione nel suo farsi”.
Quello che ha più riprese ci vuole comunicare Soggetto è che noi non siamo padroni o signori delle nostre azioni, nella vita quotidiana come in un percorso evolutivo.
Le azioni non sono riferibili a un soggetto che opera su un mondo a lui esterno, e dunque le azioni non vanno dal soggetto all’oggetto dell’azioni.
Il soggetto è nella Vita e non è esterno a essa. Se assumiamo questo punto di vista allora l’azione del soggetto scompare insieme al soggetto stesso e l’azione diventa “azione nel suo farsi”, puro accadere, dono.
Ci che rimane è la “relazione”, in cui l’uno e l’altro sono necessari affinché il dono accada.
Ancora una volta tutto è relazione.
Il dono è l’offrire
Nell’incontro mi manifesto