Abbiamo già visto che per voi l’amore è dono, e che nel progettarlo e nell’offrirlo il vostro sguardo è puntato sia sul risultato dell’azione, su cui mettete il vostro marchio, sia su come l’altro risponde, vale a dire se accoglie o non accoglie, o se addirittura rifiuta; quindi se vi elogia o vi trascura, o anche se vi denigra.
Il concetto di dono in voi si carica di due aspetti a cui date molta importanza. Innanzitutto per voi donare significa dare a qualcuno partendo da voi, perciò quello che donate è vostro, altrimenti mai potreste dire che è un dono; l’altro aspetto del vostro donare implica sempre un ricevente.
Ma la via della Conoscenza svuota questa tesi e vi dimostra come il dono sia semplicemente l’azione nel suo farsi; questo significa che c’è il dono fino a quando dura l’azione. Conseguentemente a questo, mette in crisi anche la vostra idea che nel dono l’altro sia semplicemente colui che riceve, sostenendo che l’azione compiuta da voi incontra l’azione compiuta dall’altro, ed è lì che si costituisce il dono per il tempo in cui entrambi restate consapevolmente nel farsi dell’azione, con l’attenzione posata sull’azione.
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Un partecipante: Il dono si esaurisce quando smetto di definire che è un dono?
Molte volte tu non pensi neanche che sia un dono, ma agisci sotto una spinta. Per ora, quindi, lasciate perdere le intenzioni e lasciate perdere anche il pensiero che si accompagna all’azione. Quello che è da tenere presente è la disconnessione, che vi mostra come voi non siate mai contemporaneamente e consapevolmente nei pensieri e nelle emozioni, tutte le volte che restate fissi sull’azione.
Un partecipante: Com’è un’azione consapevole?
È quella di stare con l’attenzione su ogni momento presente dell’azione; non è quella in cui vi dite di voler stare nell’azione, o quella in cui scivolate via dal momento presente per inseguire altro, altrimenti siete soltanto nei pensieri, nella volontà, e non nell’azione. Molte volte voi agite distrattamente e intanto vi spostate col pensiero su un’altra azione passata o su una che farete dopo poco, o che vorreste fare; altre volte, agite mentre siete preda dell’emozione; in tutti questi casi non siete consapevolmente nell’azione.
[…] Quando vi spostate con l’attenzione dal farsi dell’azione, non è più il dono di cui stiamo parlando, che c’è solo nello stare nell’azione, fissi sull’azione, fino a quando essa termina.
Per rispondere alla domanda, vi diciamo che, senza esserne consapevoli, voi rendete vostro un dono proprio introducendo il pensiero; attraverso il pensiero ve ne appropriate, e allora non riuscite a concepire che è l’altro a costituire il dono insieme a voi. Il pensiero va, si posa sull’azione e vi dice che il dono è vostro: lo avete creato voi, voi lo offrite e l’altro lo riceve.
Però oggi stiamo rovesciando il vostro modo di ragionare sull’amore-dono per portarvi a capire che è proprio nel raccontarvi – pensiero – che il dono va da voi all’altro, come vostra offerta, che vi appropriate dell’amore, nascondendovi il fatto che, nel farsi dell’azione, ci siete voi e l’altro indissolubilmente legati fino a quando dura quell’azione.
Quando voi dite: “Io dono”, oppure “Io offro”, oppure “Io amo”, pensate prevalentemente al ‘risultato’ su cui posare la vostra bandierina, e non all’azione che si sta svolgendo e che va dove vuole andare, perché non segue i vostri progetti, le vostre aspettative e il bisogno che avete di trasformarvi interiormente attraverso buone azioni, giuste emozioni e nobili sentimenti.
Ed è proprio volendo programmare il dono in termini altruistici che aggiungete finalità e intenzioni, e allora quel dono da voi pensato non è più ciò che si realizza nell’azione, perché gli imprimete il vostro marchio che vi fa mettere al centro voi, come un ‘io’ che dona, mentre l’altro diviene colui che riceve.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
Il dono è la spinta che muove l’azione, azione che si dirige verso l’altro da sé senza interferenza alcuna.
È come un trasporto….
Il dono è semplicemente l*azione nel suo farsi:
né donatore né ricevente né pensieri che accompagnano il gesto.
Un traguardo, per noi, anche se la VdC guarda solo all’ attimo presente.
Quando al farsi dell’azione sovrapponiamo la nostra intenzione, qualsiasi essa sia, ecco che ci siamo appropriati dell’accadere gratuito, del dono.
Rimanere nell’azione, rimanere nella spinta che l’ha generata.
L’io che dona è umano.
Siamo qui anche uomini per cui ha senso la gratificazione.
Esiste il piacere effimero della gratificazione, del sentirsi buoni e migliori.
È legge dell’umano ed è anche grazie a questa dinamica che ci modelliamo.