La necessità della conoscenza di sé [vdc5]

Le basi della Via della conoscenza. Partecipante: In tutto questo discorso per me rimane in sospeso il concetto di sofferenza perché non basta dire: lascia che il pensiero vada e che le emozioni vadano, mentre poi uno si trova lì che sta male e il male non si riesce a superare. E allora come lo si affronta?

Non è stato detto questo, o almeno non era questa la nostra intenzione. Provo a rendere più esplicito ciò che tu vuoi dire e ciò che noi condividiamo di ciò che tu vuoi dire. Tu stai in qualche maniera ammonendoci per il fatto che il nostro discorso rischia di non valutare qual è la vera condizione dell’uomo che cerca o che aspira a conoscersi. Questo è vero, ma noi oggi lo diamo per scontato, almeno per quanto vi riguarda.

L’uomo non può staccarsi dai propri sentimenti se non conosce i propri sentimenti e se non scopre perché le proprie pulsioni si esprimono in un certo modo. In questo caso non è possibile perché lui è completamente identificato nei propri sentimenti, nelle proprie emozioni e nei propri pensieri.

Quindi, il primo passo per distaccarsi dall’immediatezza della pulsione e dall’immediatezza della sofferenza che provoca una pulsione non regolata e non compresa, è appunto quello di cercare, cercare e cercare, e noi vi abbiamo già detto per lungo tempo che per arrivare a essere non-mente l’uomo deve indagare, ma il principale ostacolo all’indagare è il volere interpretare se stessi sempre nel solito modo.

L’uomo deve prima di tutto conoscersi. Soltanto se si conosce, o comunque se intraprende la via della conoscenza di sé, egli può sperare di abbandonare l’attaccamento a se stesso. Se non intraprende questa strada, ogni altro discorso è impossibile, semplicemente per il fatto che per staccarsi da se stessi bisogna prima di tutto prendere consapevolezza, non solo dei propri limiti, ma delle ragioni che vi inducono a rafforzarvi in continuazione nel vostro io.

E questo è possibile soltanto se si scopre che i propri sentimenti e i propri pensieri sono talmente legati strettamente l’uno all’altro che si alimentano l’un l’altro in un circolo talvolta vizioso che, se non viene spezzato, mai e poi mai vi potrà far scoprire veramente ciò che sta al di là di quel circolo vizioso. Fonte

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8 commenti su “La necessità della conoscenza di sé [vdc5]”

  1. “L’uomo non può staccarsi dai propri sentimenti se non conosce i propri sentimenti e se non scopre perché le proprie pulsioni si esprimono in un certo modo”.
    Sento necessaria e vera questa indagine.
    Grazie.

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  2. “Interpretare se stessi sempre nello stesso modo. “
    Su questa frase si è appoggiata la mia attenzione.
    Vivere senza un’immagine di se’, seppur frutto di un’interpretazione condizionata da tanti elementi, non è possibile. Abbiamo bisogno di una forma, fuori da essa non ci percepiamo.
    Il rapporto forma-vita sembra insolubile, quanto limitante.
    La via d’uscita, se così si può dire, è nella mutevolezza di quella forma, nell’operare per non cristallizzarsi. Come scrive Catia, nel praticare il dubbio e la disconnessione.

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  3. Un lavoro senza fine.
    Si inciampa sul masso e poi anche sul sassolino. Più facile vedere le dinamiche sugli altri, su se stessi è un lavoro fine.
    Travi e pagliuzze.

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  4. Dal dolore nasce la necessità della conoscenza di sé, di ciò che provoca quel dolore stesso. Poi dalla conoscenza di sé si passa alla conoscenza della mente, dei suoi nascondimenti e delle sue sottigliezze. Infine, si comprende che non c’è via uscita nell’analisi: è lo sbocco nella dimensione contemplativa.

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  5. giusto ,dubbio e disconnessione
    e non dar spazio alla propria mente e a tutti i desideri che provengono dal proprio io

    perché essi conducono solo alla sofferenza

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  6. Per poter diventare non – mente, prima l’uomo deve indagare e intraprendere la via della conoscenza di sé stesso, ma non come gliela racconta la mente.
    Deve praticare il metodo del dubbio e della disconnessione.

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