Abbiamo detto che restare consapevolmente nell’azione, senza inseguire pensieri ed emozioni, significa lasciare che le azioni, che si compiono nel farsi del dono, si esprimano senza l’aggravio di pensieri che appesantiscono e ingabbiano l’azione coi paragoni, con le pretese e con i protagonismi, ma che, soprattutto, vi spingono fuori dal momento presente, portandovi nei pascoli della vostra mente.
Il vostro inganno sull’amore è quello di pretendere che sia comunque un dono vostro, offerto all’altro, sul quale mettete il carico di una qualche rinuncia o di uno sforzo da parte vostra che concretizzi il dono, altrimenti – vi dite – che amore è?
Perché, se fare un atto d’amore non vi costa nulla, non lo reputate amore, e se quel dare oppure ricevere amore non si colora con i paragoni fra le attese, i progetti iniziali e quel che si è poi concretizzato, non lo considerate un dono d’amore.
E, quindi, via libera alle pretese su di voi e sull’altro, ai confronti fra quello che offrite, carico di sacrifici, e quello che vi aspettate in cambio dall’altro. Ma è proprio il confronto che vi frega, perché dal confronto sorge il pensiero che voi non siate all’altezza, oppure che l’altro non vi stia dando quello che vorreste, o che l’altro non si mostri riconoscente.
E allora, via libera ai risentimenti, alle delusioni, oppure al farvi più piccoli: comunque al vostro protagonismo. Perché quello che vi appesantisce nel tentativo di porgere amore è il pensiero che crea confronti, in quanto non fate altro che chiacchierare, uscendo dal presente e coccolando il pensiero.
Ma c’è un aspetto da osservare nell’azione da voi compiuta che può suscitarvi interesse, se però restate sull’azione del dono.
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Un partecipante: Se scorre liscia, senza intoppi.
C’è l’azione da parte dell’altro come intoppo, tanto è vero che in presenza dell’altro l’azione da voi pensata cambia perché si presentano gli imprevisti. Nell’atto di donare, quel che conta è l’azione che si svolge, e perciò, restando fissi sull’azione – e non sul pensiero e non sulle attese – è possibile dire che l’aspetto che attira la vostra attenzione sono gli intoppi che si presentano nell’azione mentre si interseca con altre azioni.
Ora affrontiamo l’azione da parte vostra che si intreccia con altre azioni. Se capita che voi, nel costruire un gesto d’amore, incontriate l’azione da parte dell’altro che non vi sembra conforme con quella che avete progettato – magari la rende superflua, oppure la intralcia – allora dentro di voi iniziano i confronti e le chiacchiere.
La chiacchiera più frequente nelle relazioni d’amore, in cui è presente il donare, nasce quando l’altro compie un’azione che mette a repentaglio, o rende difficoltosa, o addirittura stravolge quella che avete messo in campo voi. Lì la vostra mente si accende, poiché nell’incontro con l’altro voi incontrate anche l’azione da parte sua, ed è a quel punto che incomincia il chiacchiericcio dentro di voi, in quanto vi concentrate sui giudizi e sulle delusioni, e intanto l’azione presente se ne va inosservata.
Nel descrivere in forma neutra un’azione che si muove verso un altro, si parla sempre d’incompletezza di quell’azione, però non rispetto a un progetto, o a una finalità, oppure ad attese con le quali viene caricata l’azione – come fate voi – ma unicamente in quanto azione che si completa nell’incontro con l’azione da parte dell’altro.
Infatti, restando consapevolmente sull’azione – lasciando perdere tutti i vostri appesantimenti – si capisce come essa abbia punti di congiunzione con l’emergere dell’altra azione che, pur mostrandone l’incompletezza, non la rafforza e non le si contrappone.
Stiamo dicendo che nell’amore-dono si evidenzia proprio l’incompletezza dell’azione di partenza rispetto alla completezza dell’azione nel suo farsi. E quando affermiamo che l’azione da voi compiuta è incompleta rispetto alla completezza dell’azione-dono, stiamo sottolineando che quest’ultima trascende sempre l’incompletezza vostra ed altrui, e non perché l’azione che si origina sia perfetta, ma perché soltanto l’incontro di due azioni può concretizzare l’amore-dono.
Pertanto, quando diciamo che l’azione da voi compiuta è incompleta prima d’incontrare l’altra azione, assieme alla quale si genera il dono, intendiamo che è proprio l’azione nel suo completamento a negare il vostro modo di concepire e poi di vivere l’azione del dono, e lo affermiamo perché l’azione-dono trascende le azioni compiute dai due soggetti, pur essendo ambedue indispensabili nel dono, e parla di un’azione che non è vostra e che non è dell’altro. Ma allora di chi è questa azione che non è di nessuno?
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In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
Nel divenire l’Amore-Uno si fa due nella relazione.
È azione necessaria al processo che porta all’Amore e trascende l’identità del singolo.