Un partecipante: I pensieri interpretano l’azione.
In questa nuova tipologia di azione il pensiero non viene più letto come ciò che interpreta l’azione; questo è il modo per estraniarsi, mentre noi diciamo che è esso stesso parte integrante dell’azione, essendone stimolo oppure modifica.
Quindi il pensiero, in questa nuova tipologia d’azione, rappresenta solo ciò che accade. Nell’uomo che lo esalta, il pensiero viene trasformato in mera interpretazione di ciò che accade, o in progettualità di quello che si vorrebbe avvenisse, ma non è così in questa tipica forma di azione-dono, in cui si resta fissi solo sull’azione, che è anche un pensiero che scorre e va.
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Nella disconnessione presente nella vita, pensieri, azioni ed emozioni sono forze disgiunte che si impattano insieme, e quindi si agisce pensando, oppure provando emozioni, oppure cavalcando le emozioni che insieme ai pensieri vanno e vengono come vogliono, prima di sparire del tutto.
Per farvi un esempio: a un tratto vi attraversa un’emozione che dà un’accelerazione all’azione in corso; ma poi, passata quell’emozione, l’azione decelera poiché è giunto un pensiero che vi tranquillizza, seguito da uno stimolo che vi eccita, rinvigorendo l’azione.
Osservato dal di fuori, astraendovi, potreste definirlo un moto confuso, perché lo contrapponete al vostro concetto di azione ‘ordinata’. E voi l’ordine lo create mettendo in campo i perché, le giustificazioni, le cause, i paragoni, le intenzioni, i calcoli, cioè tutto quello che non ha nulla a che vedere con un moto casuale. Ecco perché, senza tutte queste aggiunte, quel moto vi appare caotico.
Vi stiamo provocando col racconto di un’azione d’amore che ha un andamento non programmabile, dentro la quale convivono e si impattano forze che la fanno procedere in una maniera non certa, bensì casuale. E vi stiamo dicendo, anche, che pensieri ed emozioni, che voi ritenete incidere sulle azioni, sono in realtà strettamente parte di quell’azione che giudicate contorta e confusa. Attenti, osservandola in tal modo, e tenendo lo sguardo fisso sulla disconnessione, si comprende come una simile tipicità di azione-dono non possa appartenere a qualcuno.
Quando si va a considerare la nuova tipologia di azione del dono, ci si appresta a non tenere più conto dei soggetti agenti e a non dar più alcun peso al protagonismo della vostra mente, che pretende di dirigere ogni azione in base ai soliti presupposti “Mi conviene?”, oppure “Mi serve per il mio percorso evolutivo?”.
In questa nuova tipologia, i pensieri non guidano l’azione, ma sono forze che ne fanno parte e che si impattano sulla forza dell’azione, potendo anche farle mutare la direzione.
Se, quindi, ora, ci manteniamo ben aderenti all’azione, prendendo in considerazione anche i pensieri e le emozioni, risulta evidente come essi rappresentino una forza in cui sia le aspettative, che i progetti, che i bisogni di cui li caricate, pur agendo sull’azione-dono, non possono ingabbiarla, dato che ormai sappiamo che pensieri ed emozioni sono azioni disconnesse.
Stiamo dicendo che si presentano a un tratto e vi attraversano, ma nascono e poi muoiono, uno separato dall’altro, uno non conseguente all’altro, cioè si susseguono e sono imprevedibili. Però tutto questo a voi parla solo di disordine.
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In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
In questa nuova visione del pensiero, esso diventa una delle forze in campo dell’azione e non qualcosa da essa esterno.
Dunque quel tentativo, attraverso il pensiero di attribuirsi l’azione, anche questo pensiero fa parte dell’azione-dono e non è a esso esterna, se siamo capaci di vederlo, di disconnettere e lasciarlo andare.