Le basi della Via della conoscenza. Si può arrivare ad ammettere che un uomo può cogliere degli elementi di libertà nel suo agire quotidiano, mentre non si può ammettere che il percorso evolutivo dell’uomo presenti delle libertà quando finalmente in lui si abdica alla mente.
In quel momento non c’è libertà, perché quell’individuo non aderisce a nulla, non sceglie nulla e in lui si esprime soltanto la Coscienza. Dove sta la vostra libertà, che per noi è invece la vostra rinuncia a essere liberi?
Ciò che voi chiamate libertà sta proprio in quel dualismo che vi spinge in continuazione a dire: “Io scelgo” oppure “Io rinuncio a qualcosa e sviluppo altro“, mentre questa è la negazione della libertà.
La vera libertà sta proprio dove non c’è più identificazione e in quel momento non ci si attacca a nulla, non si è presi dagli avvenimenti, non si è coinvolti dalle emozioni, non si è trascinati da una parte e dall’altra dicendo a se stessi che si sceglie.
No, non si sceglie, e in ciò sta la grande libertà.
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La vera libertà sta nella rinuncia a essere ciò che ci si immagina, e non perché ci si rinunci ma perché accade che non ci si attacchi più. E accade certamente anche perché si è accettato per un pezzo del proprio cammino di praticare forme e modi che portano a distaccarsi.
Ma quando poi si realizza il salto, non c’è più forma, non ci sono più modi, è soltanto la Coscienza che agisce e che non sceglie perché non può scegliere. E allora tutto ciò che a voi oggi appare come avvenimento diventa soltanto un aspetto che può essere e che può non essere, dipende!
Invece, per l’uomo che ha la mente, ciò che egli fa esprime talvolta il suo grado di libertà e talvolta il suo grado di dipendenza. Non è vero che l’uomo, quando sceglie, è libero.
Molte volte, anche nella dualità, egli è preda di emozioni, egli è preda di pensieri, egli è preda dell’azione degli altri, egli è preda dei pensieri degli altri oppure è preda delle proprie aspettative.
Quindi, non è vero che l’uomo è libero, ma se lo racconta, benché sia vero che in taluni casi l’uomo esprime anche la libertà, perché nel duale c’è libertà e c’è non libertà: l’uno e l’altro. Però più spesso l’uomo non è libero, neanche nel duale, proprio perché ciò che immagina come libertà è invece il risultato di processi che egli non considera e di avvenimenti a cui egli soggiace.
La vera libertà – per l’uomo che sta nel relativo e che non è giunto alla non-mente – è accettare che la propria libertà venga sfatta, e quindi accettare pian piano di conoscere i propri limiti e di vedere le proprie scelte come profondamente vincolate o come profondamente condizionate da ciò che egli è, cioè da ciò che egli ha maturato fino a quel momento.
E quindi le sue scelte saranno sicuramente legate alle proprie imperfezioni, alle proprie insufficienze e alle proprie limitazioni, e in questo non è libero, e tuttavia egli si può pensare come libero se sposta lo sguardo sui fatti e dimentica chi è, e dimentica i suoi limiti, e dimentica il suo avvinghiarsi. Ma quando l’uomo scopre il proprio avvinghiarsi, allora desidera abbandonarlo, e in questo desiderio di abbandonarlo comincia a sorgere la vera libertà, perché la libertà sta nell’abbandonare il suo avvinghiarsi e nel cedere alla Coscienza. Lì sta la vera libertà, tutto il resto è condizionamento.
[…] Perché la vera libertà nasce nel momento in cui uno decide che non vuole più identificarsi con se stesso, con le proprie pulsioni, con i propri desideri o con le proprie aspettative. Fonte
Il canale Telegram di Eremo dal silenzio
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Come scrivere Mariella l’autentica libertà è l’allineamento con il proprio sentire.
Quindi, non liberi DI ma liberi DA…da se stessi, dal proprio ingombro, centralità, paure e condizionamenti. L’irrilevanza come condizione indispensabile.
Liberi dalla mente e dall’attaccamento all’immagine di sé,
Insomma il lavoro di una vita, tante vite.
Nella libertà da diventa possibile la libertà di agire secondo il sentire maturato.