Le basi della Via della conoscenza. Ciò che dà senso al relativo è la dualità insita in colui che guarda al relativo, altrimenti non ci sarebbe il relativo. E che cos’è che iscrive il relativo nell’Assoluto, se non la mente? E che cos’è che costringe il relativo a definirsi tale, se non la mente?
Il relativo esiste in quanto esiste la mente, la vostra mente e la mente di altri esseri che non sono ancora non-mente.
Questa è l’essenza del guardare al relativo come realtà inscritta nell’essere, ovverosia è la mente che definisce l’essere e il relativo ed è la mente che definisce il relativo come inscritto nell’essere e l‘essere come essenzialità che dà origine al relativo.
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Tutto quello che voi raccontante sul vostro io non ha spazio nel momento in cui togliete la vostra mente, ma ha spazio invece quando la vostra mente definisce qualsiasi cosa.
Nel definire si profila il relativo, nel definire si profila la realtà che voi vedete, e non già in se stessa, ma proprio nel momento in cui voi la definite. E se essa è tale proprio nel momento in cui la definite, che sarebbe di questa realtà se si togliesse la mente? Esisterebbe il relativo? Esisterebbe l’Assoluto? Oppure tutto non sarebbe nient’altro che ciò che è? Fonte
Se si tolgono tutte le menti esisterebbe solo il ciò che è, ma se si togliessero anche i sensi che percepiscono esisterebbe solo realtà indifferenziata.
Se fosse un problema sarebbe un cane che si morde la coda, ma non è certo cosi! Ahaha
Come scrive Catia la mente c’è, non possiamo fare finta che non esista. Anche la mente è ciò che è.
Il problema è quanto diamo credito al racconto della mente, quanto aderiamo a esso.
Se la distinzione è tra mente e non mente, allora è naturale pensare che sia proprio la mente che definisce la dimensione del duale.
Tutto sarebbe ciò che è.
Tuttavia la mente c’è e va educata a riconoscerlo
Tutto è ció che è.
E lo senti.
E puoi contestualmente giudicarlo senza tensione a modificare il ció che è.