Ogni aspetto del nostro vivere è presente esistenziale, perché ogni aspetto è generato dal sentire e al sentire fornisce dati essenziali per il suo ampliamento. In questa visione non esistono fatti importanti e altri meno: esistono fatti che sono dati e ogni dato compone una sfumatura di comprensione.
Se crediamo che, per il sentire, esista una scala valoriale, allora non abbiamo compreso l’essenziale: questa scala esiste solo nella mente/identità, la coscienza sente lo spirito con cui affrontiamo la preparazione di uno stufato allo stesso modo di come sente l’incontro con una persona amata, e, magari, può esserle più utile la nostra reazione di fronte all’ordinarietà dello stufato.
Siamo monaci, individui dediti al processo di unificazione che avviene in ogni singolo istante del vivere: non siamo filosofi, e non siamo cultori del benessere, siamo monaci.
Per noi esiste la vita unitaria adesso: se non si realizza ora, non si realizza mai e allora siamo solamente estranei a noi stessi e alla vita, perché quel ‘noi stessi’ e quella ‘vita’ accadono ora e mai più.
- Eremo dal silenzio, tutti i post dei siti
- Le basi del Sentiero contemplativo
- Un nuovo monachesimo per i senza religione del terzo millennio
- Libro: ‘Il Sentiero contemplativo a dorso di somaro’
- Libro: ‘Come la coscienza genera la realtà personale‘
Le menti raccontano di vite altre, le vite che vorremmo, le vite vere: le menti mentono e nascondono il reale; nel tentativo di affermare se stesse, le identità/menti ottundono la prima di tutte le verità: la vita che hai e l’unica che adesso puoi avere perché l’hai generata tu, è frutto diretto del tuo sentire senza il quale nulla vive.
Se non riconosci ciò che il tuo sentire genera, sei un alieno a te stesso, vivi un mondo irreale popolato dei tuoi desideri.
Abbi il coraggio di guardare in faccia ciò che generi.
Abbi il coraggio di non fuggire ciò che quel presente ti può insegnare.
Abbi il coraggio di riconoscere le ragioni profonde per cui è stato generato.
Se non vedi l’Amore di ogni momento, è perché non hai occhi per vederlo.
Se non odi il suono del richiamo dell’autentico, è perché non hai orecchi per ascoltarlo.
Se non riesci a compiere il pieno gesto del vivere, è perché sei frantumato da questo non vedere e non udire.
Quello che ti manca lo puoi apprendere, ma questo apprendimento avviene ora, solo ora, in ogni ‘ora’.
Sei diviso tra l’esistenziale che ti chiama a gran voce, e le sirene dell’illusione che ti sussurrano di mondi altri certamente più adatti a te, alla tua vera natura.
Sei diviso perché ancora non hai compreso bene la differenza tra il reale e l’illusorio e la narrazione del ‘mondo migliore per te’ ti affabula.
Apri gli occhi, sorella, svegliati, fratello, esci dall’eterna infanzia della mente e guarda la vita con gli occhi dell’adulto nel sentire: ciò che hai è l’unica cosa che puoi avere, scoprila, vivila, celebrala.
Una frase che mi spiazza: “la coscienza sente lo spirito con cui affrontiamo la preparazione di uno stufato”.
Cos’è questo “spirito”? Dove alberga? Sembrerebbe l’equivalente di “stato d’animo”.
È un’emozione? Starebbe allora nel corpo astrale, ma non mi sembrerebbe un’emozione tout court!
Alla stessa stregua di “spirito”, non saprei nemmeno dove collocare altre nostre caratteristiche, quali: umore, personalità, carattere, con le numerose sue componenti quali ad es. permalosita’, irascibilita’, aggressività, ecc. ecc..
Nei singoli corpi inferiori non mi ci stanno; nell’accrocchio degli stessi in dialettica bidirezionale con la coscienza (quello che chiamiamo “io”), non ce li posso mettere perché sono tratti costitutivi della persona mentre l’io, è mutevole per definizione, dal momento che non esiste in sé per sé.
Sono in smacco.
L’insegnamento e il monito di questo scritto hanno un’importanza rilevante e ne sono grato.
Eppure.
Eppure, credo che anche il mondo delle illusioni, dei desideri, possano e debbano in qualche modo far parte di quello che si ha ora.
Nondimeno fanno parte della realtà che l’individuo genera.
Potrei pensare che possa essere più utile alla coscienza sentire come mi pongo di fronte a un desiderio, a una speranza, di quanto non lo sia il mio approccio con lo stufato.
Metterla giù così come la sto mettendo vanifica tutto il discorso, almeno sul piano intellettuale.
In fondo, nel tentativo di rigettare qualsiasi scala di valori tra le diverse esperienze, si va ad introdurre una scala di valori che penalizza, giudica negativamente, ciò che la coscienza stessa genera: l’illusione di un mondo migliore, la speranza in un futuro migliore, a cui può far seguito un impegno ed una volontà di realizzazione che non butterei proprio alle ortiche.
Elucubrazioni mentali, sofismi, con cui la mente tende tranelli e inganni?
Ma se la coscienza si è scelta quella mente, con la sua attitudine, forse, anche a tendere tranelli, può darsi che è di lì che deve passare l’individuo.
Può darsi pure che poi la botta nei denti sarà notevole di fronte al disinganno. Sempre apprendimenti.
Alla fine allora è vero tutto e il contrario di tutto.
Prudenzialmente però, umilmente e saggiamente, scelgo di farmi provocare dal post e di ricavarne uno sprone a vivere anche durante lo stufato. 🙂
“Abbi il coraggio di guardare in faccia ciò che generi.
Abbi il coraggio di non fuggire ciò che quel presente ti può insegnare.
Abbi il coraggio di riconoscere le ragioni profonde per cui è stato generato.“
Un monito da rinnova ogni “ora”.
Credo che intimamente, di aver sempre compreso, che non c’è un alto ed un basso.
L’ho sempre percepito come atto d’ugualianza tra gli esseri, al di là dei modelli sociali a cui si fa riferimento.
Più procedo e più questo mi sembra evidente.
Grazie per questo post. Mi fa sentire meno aliena.
Di fronte a questo tema continua a sorgere in me una reazione incredula.
Vero che l’unica vita possibile è quella presente. non ne abbiamo altre.
Vero che non vedere la narrazione che costruiamo sulla nostra vita ci ingabbia nella prigione dorata di un’illusione.
Vero che la vita si dispiega anche nelle sfumature delle piccole cose.
Vero che liberarsi, il più possibile, del proprio ingombro è per l’uomo un gran guadagno.
Difficile credere che lo stufato abbia lo stesso valore di una carezza.
Lo stufato è necessario.
Bene prepararlo rimanendo presenti a ciò che si fa, come se fosse l’ultima cosa che stiamo facendo, ma rimane una necessità incombente perché l’uomo vive nei limiti dei bisogni primari.
“Difficile credere che lo stufato abbia lo stesso valore di una carezza”.
Qui risiede l’errore, nella scala valoriale.
Non è nella mia visione considerare che tutte le cose hanno lo stesso valore, penso invece che ogni cosa è la nostra vita.
Le menti dividono tra cose alte e cose basse e invece ogni cosa, quando accade, è la nostra vita.
L’umano, nella propria vita, ha bisogno d’innumerevoli stimoli di differente natura, non è questo il problema:
quando la vita ci presenta per lungo tempo una scodella di fagioli significa che quella ci riguarda per quel periodo esistenziale.
Non abbiamo sempre mangiato fagioli, né li mangeremo sempre, ma oggi ci sono i fagioli: questa è la questione.
Prima accetteremo il fatto che la nostra coscienza sta generando questa scena, prima l’accoglieremo come occasione per sperimentare la ricchezza della vita.
Come dicevo sabato, ci sono persone che hanno trovato l’Essenziale in un campo di concentramento, altre che lo trovano nel mezzo di sofferenze croniche, forse noi dovremmo ringraziare la vita per la sovrabbondanza che ci dona in tanti ambiti e imparare a gustare il piatto di fagioli di ogni giorno.
Abbiamo la fortuna di molte ricchezze nel quotidiano: un lavoro, dei figli in salute, una casa, la nostra salute, degli affetti: solo alcuni aspetti del nostro quotidiano sono assimilabili a un piatto di fagioli. Se vedessimo l’insieme arriveremmo alla conclusione che possiamo solo ringraziare.
Ma forse abbiamo bisogno di uno shock per apprezzare quello che abbiamo, per valutarlo in modo unitario, per interrompere questa nostra ribellione?
Accade che persone che hanno avuto molto dalla vita non sappiano apprezzare il poco, non sappiano porre nel giusto rilievo i mille piccoli gesti d’amore che illuminano le loro vite.
Forse, per aprire gli occhi, dovranno perdere anche quello che hanno?
La persona che sa vedere, è anche persona che sa amare: vede l’amore in ogni più piccola cosa.
Cerchiamo nella varietà della vita, lontano dal suo peso, quello che interiormente non ci sorge copioso, cerchiamo di compensare con l’esterno quello che ci è carente nell’interiore?
Comprendo che è la coscienza a creare le scene del mio quotidiano, perché quelle a me funzionali per i miei apprendimenti.
Tuttavia fatico ad esaltare le virtù delle incombenze quotidiane.
Non c’è in me la ricerca di alcuna vetta emozionante.
Ma vivo le incombenze come una necessità dovuto ai limiti dell’esistenza: cucino perché ho bisogno di mangiare, pulisco perché è necessario vivere nell’igiene, lavo e stiro perché ho bisogno di vestirmi.
La resa ai limiti sarebbe già grancosa.
Oltre al momento fatico ad andare.
Nelle tue parole tutto il lavoro esistenziale che ti attende.
Questa risposta è perfetta per me
Stanotte dormito poco, penso ad un negozio problemi con il personale
La mente mi dice mettiti la corazza prendi la spada e vai…
Leggendo il posto mi sono detta “ ma dove vado” “ come vado “ Maura basta non funziona…. se la scena e sempre quella è il mio modo di gestirla non cambia …la situazione mai cambierà.
Vado con comprensione ascolto e mi ascolto…
Fiducia ci provo…
“La coscienza sente lo spirito con cui prepariamo lo stufato, allo stesso modo con cui sente l’incontro con una persona amata” Non ha scale di valori.
È lo steso concetto del piatto di lenticchie di Soggetto
Difficile da capire allora, questa neutralità della coscienza e difficile anche oggi. Nel raccogliere dati la coscienza sente, dunque tutto ama, non è un robot.
So per esperienza che la mente si fa i suoi film di cui bisogna sempre dubitare perché poi la realtà di rivela tutt’altro dal pensato.
So che l’Amore opera sempre, anche quando la mente offusca questo sentire, perciò se c’è dolore si sta nel dolore o nella gioia se gioia c’è.
Ma mentre la seconda può nascere dall’intimo per il semplice fatto che percepisci di esistere e di essere amato , il dolore psicologico nasce nella relazione.
È nella relazione che ne va indagata l’origine e vedere le corde interiori che le reazioni dell’altro toccano in te.