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Ultimo brano: 47 | 21.11 | 8,30
2. Perciò nella vacuità non c’è forma né sensazione,
né percezione, né discriminazione, né coscienza;
Non ci sono occhi né orecchi, naso, lingua, corpo, mente;
Non ci sono forma né suono, odore, gusto, tatto, oggetti;
né c’è un regno del vedere,
e così via fino ad arrivare a nessun regno della coscienza;
non vi è conoscenza, né ignoranza,
né fine della conoscenza, né fine dell’ignoranza,
e così via fino ad arrivare a né vecchiaia né morte;
né estinzione di vecchiaia e morte;
non c’è sofferenza, karma, estinzione, via;
non c’è saggezza né realizzazione. (Dal Sutra del Cuore)
46. Così vicini
così lontani.
Così simili nelle emozioni,
nelle parole, nei pensieri,
eppure così stranieri
nel sentire.
44. Convivono amore
e non amore,
ascolto e rifiuto,
slancio e timore.
Tutto l’umano
tiene in sé e scopre,
stretto nella morsa
degli opposti,
ciò che li precede
e li origina.
In quella terra vergine
pone la su tenda.
1. Oh Shariputra, la forma non è che vuoto, il vuoto non è che forma;
ciò che è forma è vuoto, ciò che è vuoto è forma;
lo stesso è per sensazione, percezione, discriminazione e coscienza.
Tutte le cose sono vuote apparizioni, Shariputra.
Non sono nate, non sono distrutte, non sono macchiate, non sono pure;
non aumentano e non decrescono. (Dal Sutra del Cuore)
43. Non avrai mai
da me ciò che ti necessita,
sarai tu a estrarlo da me.
42. Una relazione maestro discepolo autentica è fondata sulla ferialità e su alcuni momenti in cui i due vibrano come i rebbi di un diapason.
La ferialità del rapporto è il tempo della gestazione di quei momenti di comunione del sentire, vere benedizioni che favoriscono mondi di comprensioni in divenire.
Il grano è maturo solo in piena estate e solo allora è seme fecondo: in tutti i mesi precedenti, dalla semina in poi, il contadino non fa che curalo e proteggerlo.
41. C’è un tipo di connessione che le persone fanno difficoltà a comprendere ed è la connessione sui piani sottili tra tutti coloro che appartengono a un dato ambito vibratorio.
Riguarda la comunità, la famiglia, le relazioni vere. Sono connessioni che travalicano il tempo e riguardano l’intensità del sentito sui vari piani.
Per me è come vivere senza pelle, e non è facile.
38. Col tempo
hai imparato
a non pronunciare più
la parala “mai”,
l’espressione “mai più”.
Hai imparato che l’Amore
si fa beffe
delle tue ribellioni
e delle tue ferite.
16.11.22
37. Detesto il termine perdono, ma ne comprendo il senso. Credo che quello stato d’animo d’incondizionata accoglienza, quell’abbraccio profondo, sorga semplicemente dalla comprensione.
Il giudizio crea opposizione e distanza; la comprensione della situazione, dell’altro, dei fattori esistenziali in gioco determina un detendersi dell’onda giudicante: la realtà viene accolta per ciò che è con il cuore libero.
34. Eternità di un momento
che sorge e scompare,
senza scopo,
senza appartenere a qualcuno.
Solo fatto,
solo Essere.
33. Aldilà di ogni limite, del non amore ricevuto o dato, delle difficoltà che ogni creatura inevitabilmente porta nel vivere, la compassione tutto abbraccia e sostiene.
Lo sguardo profondo, la comprensione profonda non si lasciano turbare dalle inevitabili interferenze delle identità, esse operano sottotraccia e senza sosta, tutto dipende da quanto noi siamo disponibili al loro ascolto e pronti a disidentificarci dal rumore ottundente delle menti.
31. Operare nella gratuità è una dinamica continua. Le menti/identità, per loro natura, aggiungono scopo e ricerca di senso: le scene della vita vengono come puro scacco, come messa all’angolo di ogni pretesa.
Contemplando la scena, si vede la corrente carsica della gratuità muoversi lenta e in profondità, le increspature della ricerca di scopo e di senso guizzare rapide in superficie.
29. Sappi che dentro ogni cosa che è, c’è il tutto che vive: lì ti visita la gioia e lì t’imbatte la difficoltà. Quando comprendi così ogni cosa che è, allora ogni cosa che è diviene corpo limpido e liberazione. (Da Busshō2.3)
Ogni cosa che è, è totalità d’Essere. Quell’esperienza prescinde dalle categorie delle menti e dei soggetti: è totalità d’Essere la gioia, come è totalità d’Essere il dolore.
Allora la gioia splende come gioia e il dolore come dolore.
28. Nel silenzio della sera,
monito d’impermanenza
la terra trema.
Madre,
sorgente della nostra fede,
benedici la nostra irrilevanza.
27. “Il mondo intero non ha granellino di polvere estraneo a sé, lì dove sei non c’è un altro te stesso”. (Da Busshō2.1)
Solo ciò che è contemplato in questo preciso istante è reale e autentico.
Ciò che è contemplato è ciò che appare, ciò che è percepito, non ciò che è supposto.
26. L’Amore è come la terra, sempre pronta a sostenere il passo di ogni creatura. Per quanto le menti si dolgano del non amore, lo sguardo attento sa andare oltre la coltre e contemplare la luce che dissipa il buio apparente.
L’Amore non distoglie lo sguardo, impedisce di nascondersi e sostiene l’intenzione autentica nel palmo della mano.
24. Chiamo io l’essere che è la mia pelle, carne, ossa, midollo; chiamo tu l’essere che è la tua pelle, carne, ossa, midollo. Ma la natura autentica non ha nulla cui dare dell’io e del tu, è fino in fondo se stessa essendo ogni pelle, carne, ossa, midollo. (Kōhō Watanabe, da Busshō1.2)
23. Ci sono domande il cui senso si esaurisce in una risposta, e ci sono domande che mettono in moto un modo d’essere, e questa è la loro risposta. (Kōhō Watanabe, da Busshō1.2)
22. “Nell’adesso della verità, l’interno e l’esterno del tutto che vive è ogni cosa che è della natura autentica”. (Da Busshō1.1)
Nell’adesso della verità, non amore e amore convivono: il primo ti fa sanguinare, il secondo ti consola, eppure entrambi sono ciò-che-sono e tu li accogli come natura autentica, Ciò-che-È.
21. Passi che sono solo passi,
silenzi di un tramonto interiore,
di un risiedere lontano.
Dopo tanto tempo
camminava e basta,
come ombra nell’indistinto
della sera.
7.11.22
20. Sull’antico letto
l’acqua del fume
ha dilagato
per lungo tempo.
Ogni pietra, radice,
pesce, gambero, alga
ha memoria vivida
di quell’acqua
il cui unico fine
era donarsi
per congiungere
ogni essere al mare.
7.11.22
19. Le menti considerano deserto l’assenza di fare e di funzione, di tutto ciò che ci qualifica rispetto all’altro e che conferisce un senso alla banalità del quotidiano.
C’è una vita che è semplice esistere, una vita che può emergere solo nel deserto del vivere secondo le menti, ascoltabile oltre il loro lamento desolato. 6.11.22
18. Comprendi la fame e la sete quando le patisci.
La Via ha un altro senso e sapore quando grava sulle tue spalle, quando ti morde nei tuoi errori, quando credi, illuso, di doverla portare anche per altri.
Ciò che morde nella carne dei corpi è reale nella sua assurda inconsistenza e illusorietà.
Stretto nella morsa dell’irreale, non scorgi più la stella del mattino e la tua cecità porta finalmente un lampo di realtà. 6.11.22
17. In un’infanzia lontana
tutto è iniziato
con la folgorazione di Busshō.
In questa maturità,
così atemporale,
Busshō torna
e l’affrontarlo fa tremare i polsi
perché la presunzione
di comprendere
ha lasciato il passo
a una grande prudenza
e insicurezza.
6.11.22
16. Uno scomparire
perché altro possa sorgere
e crescere come un virgulto
orientato dall’Essere.Il Sentire si innerva
in altri corpi finalmente pronti,
intesse le loro vesti
preparandole all’olocausto.
6.11.22
15. C’è un limite
a questo olocausto,
la pietà umana si incrina
di fronte all’amore
incapace di offrirsi,
ma la compassione
è come la linfa
che scorre nella pianta
anche nella stagione
del riposo,
quando cielo e terra
sembrano non cercarsi più.
5.11.22
14. Madre,
tu conosci la mia intenzione
e vedi dove inciampo:
dall’abisso della Tua compassione,
illumina il mio vacillare.
3.11.22
13. La Vita ha operato
ciò che non avrei saputo osare.
Ha prima creato un distacco,
simile a un disinteresse,
poi ha allontanato
la foglia dal ramo,
consegnandola al processo,
minuto e nascosto,
dell’essere vita
nella discrezione dell’ombra.
1.11.22
12. Come un fiume in piena
ho sentito l’enorme massa d’acqua
spingere contro l’argine
e valicarlo.
Stupito mi sono trovato
tra la vegetazione ripariale
e poi tra i campi aperti.
Un senso di confusione
e di disorientamento
mi avvolgeva e mi avvolge,
simile a quello che prova
il trapassato.
Di una morte infatti si tratta.
Passando le ore
comprendo che il processo
è totalmente estraneo
al mio dominio. 1.11.22
11. Quello che per altri
è solo un fiore,
per me è il Vivente.
Quello che altri
considerano un affetto,
per me è Amore che folgora.
Difficile vivere così.
10. Se la potenza
non diviene atto
nell’adesso,
mondi rimangono sospesi,
non creati.
La sinfonia dell’Uno
si interrompe
e nel cosmo risuona
un innaturale silenzio.
9. Conosci il vuoto
mentre il sentire
scandaglia.
Sentieri petrosi,
deserti,
pietre rovesci
e liberano fuoco
per cui non hai forgia.
8. La mente è come
un cane assetato
alla ricerca frenetica dell’acqua:
essa è ciò che spegne
l’arsura della solitudine
che quella mente sperimenta.
6. Le persone della Via
amano parlare,
ma anche loro, la sera,
debbono poter dormire
da sole con se stesse.
6. Onda che invade
e si ritrae,
renella nel moto,
nient’altro.
Il Senza Nome
viene e va,
chi può trattenerlo?
5. Liberando l’Amore
che attraversa,
ogni limite
diviene irrilevante.
Se quella corrente
d’Amore è prigioniera,
solo la miseria rimane.
3. Ininterrottamente
siedo in zazen
pur mai sedendo.
2. Insieme porteremo
in un Altrove
le tue fragilità.
1. Perché siete qui
se non per imparare
e insegnare
la dimenticanza di sé
e, realizzandola,
lasciare che Amore sia?
- Eremo dal silenzio, tutti i post dei siti
- Le basi del Sentiero contemplativo
- Un nuovo monachesimo per i senza religione del terzo millennio
- Libro: ‘Il Sentiero contemplativo a dorso di somaro’
- Libro: ‘Come la coscienza genera la realtà personale‘
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39/41. Lego i due post di ispirazione e contenuto comune. Darei un nome a quello che scrivi che è quello di “nuove sensibilità”: ciò di cui abbiamo bisogno in questa fase e sotto diversi prospetti. Come del resto non era una questione mentale gli scambi che avvenivano in chat ma afferivano a quella zona tra mentale e akasiko, così ora tutto si gioca su piani ancor più sottili, ma se forniti delle giuste antenne, ben percepibili. Ogni cosa si trasforma e questo anche per quanto riguardano le relazioni. Come tu scrivi una relazione autentica non conosce tempo perché iscritta nel sentiere. Non accade forse questo, anche se in diversa misura e forma, quando leggiamo, studiamo e ci appassioniamo a un pensatore o a un mistico o chi altro? Non si instaura una relazione basata sul sentire? O vogliamo convoncerci che è solo mentale? Questo dobbiamo comprendere profondamente affinché si evolva, affinché la relazione tra discepolo e maestro, ma anche tra discepolo e discepolo evolva. Se questo accade allora i coinvolti non potranno mai più essere separati, qualsiasi cosa accada.
38 solo dalla comprensione profonda, dell’ irrilevanza di Se possono nascere queste parole.
36- Spero di saper prendermi cura di questo nucleo vibrazionale consapevole del cammino di una vita che mi ha condotto qua.
36. Credo che la manifestazione del Sentiero abbia dato forma a un complesso di vibrazioni che provengono da lontano.
Ritengo che non sia un lavoro sorto in questa incarnazione ma la maturazione e dunque manifestazione di un processo che abbraccia più esistenze.
Un plesso di comprensioni che in vario grado ha visto coinvolte le coscienze collegate a queste incarnazioni e che dalle loro relazioni ed esperienze hanno dato vita a un archetipo transitorio.
È l’eredità di questo nucleo vibrazionale che ha dato la possibilità del sorgere del Sentiero. Processo che non credo che terminerà con queste vite.
Da CI IF[81focus]:
“Ecco, quindi, che quando sul piano fisico più persone arrivano a comprendere un determinato fattore, attraverso percorsi più o meno simili, estraendo da questi fattori il succo della loro esperienza e comprendono qualche cosa all’interno del loro corpo akasico, questa circolazione di vibrazioni, di comprensione, di raffronto – in qualche modo, si può dire – tra il proprio corpo akasico e il corpo akasico degli altri, crea un insieme di vibrazioni akasiche che può essere definito archetipo. Perché archetipo? Perché, essendo la comprensione dell’akasico, queste comprensioni, quest’idea della realtà che è stata compresa e condivisa da più individui, essendo scritta nell’akasico verrà portata anche nella vita successiva. Ed ecco, quindi, che avrà la funzione di archetipo, di modello, per la creazione di certi fattori tipici dell’evoluzione della razza; valido per certe porzioni della razza, ma magari non valido per altre porzioni della razza stessa.”
Credo che sia illuminante per rispondere ai tuoi quesiti.
36-penso che ciascuno dovrebbe rispondere, almeno in cuor suo, alla domanda che poni Però mi è chiaro cosa intendi in questo altro interrovativo :”Non cosa ha creato: a cosa ha dato forma di ciò che già gli era proprio?”
33 La compassione tutto abbraccia e sostiene. Adesso l’ho sperimentato. Per un certo periodo credevo di non essere più capace di compassione verso qualcuno che mi è prossimo. È bastato un suo cambiamento nel modo di porsi per farmi vedere che la compassione era sempre lì, nascosta da una coltre di rifiuto. È accaduto che due bisogni si sono ad un tratto capiti, per cambiare la scena. Basta non chiudersi alla possibilità di cambiamento.
31- “le scene della vita vengono come puro scacco, come messa all’angolo di ogni pretesa.” Il senso del divenire sembra quello di produrre la comprensione dell’autentica natura ontologica del Reale, ovvero: la gratuità. E per far questo abbiamo bisogno di passare in maniera ripetuta e radicale per lo scacco, la caduta, fino ad arrivare alla radice del divenire stesso alla dimensione del senso, alla messa in discussione del senso come forma propria del divenire. Qui risiede una radicale lotta, un corpo a corpo inteso e senza tregua tra l’umano e ciò che sta oltre l’umano. Ma credo che solo in quel corpo a corpo si arriva alla decostruzione del divenire, solo minandolo nella sua essenza: il senso. Oltre ciò si apre la possibilità dell’esperienza del Reale come gratuità.
È come tu dici. Quel corpo a corpo è inevitabile, tutto conduce lì e alla resa nella misura del possibile a noi.
Leggo, rumino…
30. Mi verrebbe da dire che la rappresentazione della “officina esistenziale” in cui si incarna l’organismo del Sentiero è proiezione di questa tua natura, di questa strutturale “inquietudine esistenziale”. E questo è il grande insegnamento ricevuto: il non adagiarsi, l’essere pronti, la consapevolezza che dietro ogni ‘ho capito” si nasconde una “narrazione”, la consapevolezza che noi incarniamo più il non compreso che il compreso. Tutto questo si concretizza nella prospettiva dell’officina esistenziale che porta in sé in modo indelebile il marchio di chi l’ha concepita e vissuta in prima persona.
Sì, condivido le tue parole, corrispondono al vissuto…
20 Sul letto del fiume. Immagine altamente suggestiva. Grazie per tutta la tua acqua che ha cercato di portarci al mare.
25 Il non amore Perché dici che c’è non amore nascosto nelle pieghe del nostro essere, se siamo creati da Amore? È una parte di amore che non riesce a manifestarsi? Questa affermazione la comprendo per me, che mi scordo dell’Amore che mi pervade e sto nella grettezza del lamento, ma sinceramente non la scorgo in chi scrive.
A Catia “Se tutto è creato da Amore, come può esserci non amore?”, mi sembra questo il senso della tua domanda. Quanto ci possiamo avvicinare al fuoco? Ciascuno di noi, nel divenire, può stare da esso a una certa distanza. Quella distanza è lo spazio per il non amore.
Fuor di metafora, la distanza è creata dalla natura stessa del divenire, dalla impossibilità di essere quel fuoco nella sua interezza, dal poterlo incarnare sempre e solo in parte.
25. Grazie per quello che hai scritto. È così. Di fronte a chi ci ama e ci accoglie possiamo mostrarci senza remore né pudori, per quello che siamo, per le imperfezioni che portiamo addosso.
“C’è un limite a questo olocausto” Spetta agli uomini/donne di buona volontà preservare quella compassione. Ad ogni autunno e inverno, segue una primavera.
Madre. Leggo e rileggo queste parole. Una commozione profonda sorge insieme afld un senso di impotenza. Siamo semplici strumenti nelle mani dell’Assoluto.
Nel voto è racchiuso un mistero che non mi è ancora svelato. Vorrei essere veramente grata per quello che mi è offerto e non sprecarlo.
Di fronte a tanto, mi sento ottusa, cieca e sorda!
Grazie. Lascio spazio a questo silenzio. Il cuore piange.
Ingabbiati in quel sé cerchiamo come ciechi, a tentoni, la chiave
Grazie
Cosa dire, se non ancora grazie per q questo amore traboccante e incompreso?
Grazie
Parole da imprimere nel profondo. Grazie.
Semplicemente, Lasciare che sia..
Il limite ha un autore che lo definisce.
Senza autore il limite è parola senza senso.
Haiku.
Grazie
HK2. Domanda che dovremmo ripeterci ogni giorno. Il grande compito esistenziale che rende degno il nostro vivere.