Le basi della Via della conoscenza. Ciascuno di voi imposta la propria vita nel tentativo di darle un proprio significato e quindi la vita viene piegata da ciascuno per renderla in qualche maniera accettabile da parte vostra. Ma questo è rinunciare a guardare alla vita come sacralità che non v’appartiene.
Perché la vita, nella sua sacralità, implica la morte del protagonismo di ciascuno di voi e il consegnarsi e il piegarsi a questa sacralità.
Però la sacralità della vita non si riduce a questo, ma c’è qualcos’altro di ancora più radicale o di ancora più rivoluzionario: essa esige che ciascuno di voi guardi a se stesso come essere che sbaglia o come essere limitato ed impone che questi errori vengano, sì, riconosciuti, ma lasciati cadere, e non invece esaltati.
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In realtà, nell’esaltazione dei propri errori ciascuno di voi trova motivo per dire a se stesso: “Io non voglio fare così o colà. Io non voglio continuare in questo errore, ma devo riparare l’errore. Devo, devo! Urge la mia volontà, urge lo sforzo, urge l’impegno, urge l’attenzione!“.
Invece chi riconosce in sé il limite, e sorride al limite, scopre che il limite non gli appartiene perché egli s’arrende a ciò che è.
E nel ciò che è c’è anche il limite e nel ciò che è c’è anche l’errore e nel ciò che è c’è anche l’insufficienza, ma non ci si punta sull’insufficienza per esaltare se stessi riproponendosi il compito di migliorarsi e di presentarsi agli altri e a se stessi come migliorati. No, si lascia che ogni limite, ogni pregio, ogni miglioramento, ogni errore naufraghi nello scorrere della vita, che è veramente l’unica cosa importante per voi.
– La vita è sacra perché non richiede a voi di essere protagonisti,
– la vita è sacra perché esprime la vostra insufficienza e la vostra estrema povertà,
– la vita è sacra perché vi fa toccare con mano giorno dopo giorno ciò che voi siete come limitazione,
– la vita è sacra perché di tutto questo non conserva alcuna traccia, se non quella che voi volete imprimere a voi stessi.
– La vita è sacra perché non fa la conta degli errori o dei pregi, ma tutto riassume e tutto condensa in un’unica affermazione che soltanto un saggio può fare:
la vita scorre e non accetta di fissarsi in alcunché, né nell’errore né nel pregio, né nel difetto né nella virtù; tutto scorre, tutto va, tutto muta, tutto cambia e ciò che permane è ciò che la vita stessa vi offre giorno dopo giorno nascosto dietro lo scorrere.
“Sorride al limite”. Questo l’atteggiamento esistenziale che non esalta il sé ma che dischiude lo sguardo della “compassione”. Compassione per l’essere manchevole che sono e che non penso di essere. Compassione per le pretese di aver compreso, di essere migliore degli altri, laddove invece cado sulla buccia di banana della quotidianità in modo goffo e comico. In questo sorriso compassionevole non c’è nessuna pretesa di voler migliorare.
Nulla ci appartiene. Se fossi in grado di incarnare quest’affermazione, sarei libera dalle paure che invece talvolta affiorano.
Letto oggi, questo post, lo colgo come un balsamo perché mi riporta nella giusta prospettiva.
Se dico che sono lontano dell’affermazione che fa il saggio, di cui allo scritto, cado nella trappola di enfatizzare il mio limite per esaltare me stesso? Probabilmente sì. – sono lontano dell’affermazione che fa il saggio – cado nella trappola – me ne infischio e lascio cadere Così è e così sia.
La sacralità della vita è nell’attimo presente