A cosa serve agire nella vita? Certamente è importante agire nel quotidiano, ma quando spostate l’ottica e vi chiedete che senso ha la vita, la questione dell’agire si presenta in un altro modo. Se è vero che per vivere bisogna lavorare e se è vero che bisogna mangiare, per ascoltare la vita bisogna fare ben altro.
E ascoltare la vita significa porsi nell’ottica di chi indaga sulla vita e ne lascia emergere la profondità che non è altro che il ciò che è, ovverosia ciò che si nasconde dietro l’apparenza dei fatti, dietro il succedersi delle azioni, dietro l’onda di tutto ciò che costituisce la superficie.
Allora, quando si pone in quest’ottica, l’uomo ha bisogno soprattutto di non agire, di fermarsi, di ascoltare la vita, di ascoltare il palpito della vita che si esprime nel ciò che è, in ciò che emerge, in ciò che appare, e che va e va.
Ascoltare la vita significa cogliere il pulsare del succedersi dei fatti o degli eventi nel loro intrinseco andare. La vita va e ciò che è sotteso all’andare è l’essenza che va ascoltata lasciando che tutto vada.
Ascoltare la vita è lasciarne emerge lo stato disconnesso di essa, farsi prossimo a questa condizione ontologica pur nel limite della nostra comprensione.
Ascoltando se ne diventa partecipi, ritengo. Esperienza che ho conosciuto e che cambia la vita. Poi ci sta pure che non la reggi troppo a lungo o troppo costantemente e torni al balletto del divenire, del fare, del lavorare e del brigare. Ma quella vita lì è sempre lì, sotto traccia, più in profondità e chiama.
“l’uomo ha bisogno soprattutto di non agire, di fermarsi, di ascoltare la vita, di ascoltare il palpito della vita” Questo oggi è la mia priorità.