L’Unità del Vivente è unità di terra, acqua, fuoco e aria. Tutti ciò che nel mondo fisico partecipa in diversa misura di questi elementi è Vita pulsante. Allo stesso modo, affinché un organismo comunitario sia Vita che vive, Unità Vivente, deve anche esso in qualche modo partecipare di questi elementi.
Non diverso è quanto accaduto all’intensivo, importante passaggio interno a questo processo che attraversa il Sentiero da settimane. Riporto qui la lettura che ha aperto la sessione di discussione di sabato pomeriggio, un estratto della serie dei post, in contemplazione.it, [Antai-ji*].
Il testo integrale è la trascrizione del messaggio d’addio che Uchiyama roshi pronunciò all’indomani della fine del suo priorato presso il monastero di Antai-ji.
«Si dice che “l’agricoltore scadente produce erbacce, quello mediocre produce raccolti, e il migliore prepara il terreno” e io sono stato davvero un ottimo agricoltore. Ho preparato il terreno. Mi sono davvero dedicato soltanto a far sì che Antai-ji fosse un luogo facile da vivere per sinceri e seri praticanti religiosi.»
[…] «È importante che tutti [i monaci, ndr], mentre sono concordi l’un l’altro, vadano avanti proteggendo l’atmosfera che rende possibile la comune pratica religiosa. Per quanto tutti siano membri praticanti del monastero, non c’è chi incarna da solo tutto lo spirito della via, ognuno porta la sua parte di spirito della via collettiva.
Sawaki rōshi lo ripeteva spesso, il monastero è come un fuoco di carbonella, se metti nel braciere un solo pezzetto acceso, finisce presto per spegnersi. Ma se si aggiungono anche poco alla volta altri pezzetti di carbonella, il fuoco divamperà. Allo stesso modo, se ognuno mette la sua parte di spirito della via il monastero prospera, senza dubbio.». Fonte
Qui abbiamo la terra e abbiamo il fuoco. I primi due elementi emersi. Non c’è presente senza qualche terreno del passato, un passato non tanto inteso in senso temporale, ma nel sentire: un complesso di vibrazioni che formano quella eredità che deve fiorire e trasformarsi.
Ma il presente non è fatto solo di passato ma del presente stesso, formato dalla forza delle azioni, delle volontà e delle parole di coloro che si sentono radicati in quel sentire/passato.
Il presente è come il fuoco, sempre mutevole, mai uguale a se stesso e bisognoso del gesto comune dell’alimentarlo, perché l’azione, la volontà e la parola richiedono l’altro e un organismo per manifestarsi.
Come sappiamo “1+1=3”, o utilizzando le parole di Soggetto: “L’amore-dono […] è un moto immotivato che si costituisce implicando due azioni non disgiunte che, nell’incontro, danno vita a un’unica azione che in svariati modi, imprevedibilmente, dà forma a una differente tipologia di azione, non assimilabile alle altre, che dà movimento all’amore come gratuità.”
Non è affatto casuale che nella sala principale (sala divisa in due parti: pasti e sala per la sessione e lo zazen) ci fosse un camino, che fosse acceso e continuamente alimentato nelle ore dello zazen, delle sessioni di discussione e della condivisione dei pasti: l’Essere va coltivano, il fuoco è la pratica, il fuoco è la parola condivisa, il fuoco è la condivisione del pane.
Nella stesso ambiente c’è anche il terzo elemento: l’acqua. Nadia sapientemente ha posto al centro della sala sessioni una composizioni formata da tre recipienti di diversa forma, riempiti di acqua.
Intuizione formidabile! L’acqua è un altro elemento volubile che però a differenza del fuoco può essere fissato in una forma stabile, anche se non definitiva. L’acqua è il futuro, quello che la terra e il fuoco riescono a generare dal loro incontro e dalla loro azione congiunta e reciproca.
È quello che vogliamo e ci impegniamo che sia il Sentiero; una forma che ha in sé il passato vibratorio della terra, ma che si imprime attraverso l’azione/fuoco trasformatrice e plasmatrice, ovvero: la creatività.
Ecco un punto centrale: la creatività. Una forma nasce se c’è una creatività che la genera, e questa creatività è resa possibile dell’intenzione di chi partecipa a quella gestazione.
All’intensivo si è parlato di forma e della sua importanza: l’autentica forma non è superficialità, esteriorità priva di Vita, ma è espressione della comune sostanza vibratoria creativa nel tempo e nello spazio.
“Comune sostanza vibratoria creativa“, qui veniamo all’ultimo elemento, quello più etereo, rarefatto, sottile: l’aria.
Perché quella “comune sostanza vibratoria creativa” che chiude il quadrato degli elementi e rende possibile lo sgorgare della Vita come Unità, è la “Comunione del sentire”, il riconoscersi appartenenti a un medesima isola akasica.
La vibrazione sottile del sentire, che ci unisce, è come l’aria invisibile, che mette in relazione tutti gli esseri e l’intero con l’esterno di uno stesso essere attraverso la respirazione.
Quella stessa vibrazione comune che ci ha accompagnato in ogni momento dell’intensivo: percepibile nello zazen, nelle parole di una sorella o di un fratello, nel gesto di cura per l’organismo nella preparazione dei pasti, nel sistemare la sala o la tavola per il pranzo, nell’alimentazione del fuoco. Tutto parla di quella “comune sostanza vibratoria creativa”.
L’intensivo è stato tutto questo e molto di più: un’Unità Vivente che vive.
Grazie per questa condivisione, che indica anche agli assenti all’intensivo la via su cui procedere, anche se un procedere non c’è. Grazie per essere stati nel presente del Passaggio, per averlo estratto e incarnato
Piccolo pezzetto di carbonella, senza pretesa alcuna, contribuisce ad alimentare il fuoco. Questa l’intenzione che muove.
Grazie della condivisione che ci riporta ad un’atmosfera di cui abbiamo fatto esperienza.
Sì, l’intensivo è stato quello che tu, così chiaramente, descrivi. Q uegli elementi, devono accompagnare, momento per momento il nostro procedere, anche se procedere non c’è.