Nel dimenticarmi di me,
affiora il procedere
e il sentire
con quella pianta,
con quell’animale,
con quella persona:
allora siamo
solo quel che siamo,
uno stato d’Essere,
senza dover essere altro.
C’è qualcosa
che è totalmente libero,
irriducibilmente libero,
ineluttabilmente libero.
Qualcosa che è oltre la ragione,
oltre il sentimento,
uno stato d’essere
che conosce e frequenta
la libertà,
il non condizionamento.
Qualcosa
che in quello spazio risiede,
e con quegli occhi
vede il mondo
dove tutto è condizionato:
da quello stato
sente tutta la propria alterità.
Quando il mondo si incontra
e celebra se stesso,
il lupo esistenziale che è me
si ritira oltre i boschi
e i pascoli d’altura,
al confine tra la terra e il cielo,
osserva silente e vuoto
il grande spettacolo
del divenire, e tace.
Non dalle parole sorge
il Significante,
ma dal silenzio di sé,
quello più fecondo.
In ogni angolo di strada,
in ogni sasso e in ogni respiro
quel Significante si rivela.
S’avvicina
il solstizio d’inverno,
si allontana dal mondo
il mio eremo.Le ore passano e sprofondo
nella lontananza,
nel ventre dell’interiore
mi rifugio.
Seduto tra le sabbie
del deserto
sconfinato e silenzioso,
il cielo brulicante di vita
inebria lo sguardo
e annulla la mente.Le stelle portano i nomi
di coloro che siedono
nel mio cuore,
delle sorelle e dei fratelli
nel cammino,
di quanti hanno contribuito
a condurmi
in questo spazio immenso.Nella totalità della solitudine
sperimento la totalità
dell’unione,
mi inchino al Creatore
e piango.Piango per chi soffre
e per chi gioisce,
piango per chi cerca
e per chi ha trovato.Piango lacrime
di commozione
per la capacità d’amare
che mi è donata,
per l’amore ricevuto,
per i miei errori e limiti,
per quelli altrui.Piango nel mezzo
di un deserto assoluto,
di un cielo senza margine,
di un cuore che si fonde
con quel deserto
e con quel cielo,
con tutti gli esseri
che li popolano.
(Dicembre 2021)
Che tu possa vivere oltre il tempo,
lasciando che ogni fatto ti attraversi
come il vento tra i rami solidi e spogli
delle querce in inverno.
Che tu possa imparare dalla brezza
come dalla tempesta,
affinché non possa mai dire:
oggi sono come ieri.
Frammenti di passato
ci attraversano e ciò che ci colpisce di più
è la sollecitudine mancata,
la sofferenza prodotta all’altro,
l’intralcio che, a volte,
abbiamo rappresentato
per il suo cammino
esistenziale e umano.
La benedizione di un passo indietro,
di una parola taciuta.
Brani da una raccolta che pubblicheremo i prossimi mesi in un libro.
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