Non c’è percorso, né evoluzione, solo onde del mare [vdc32]

Le basi della Via della conoscenza. È giunto il momento di dirvi, disattendendo tutte le vostre aspettative, che nulla esiste come passo che porta alla non-mente. Ogni passo vi porta semplicemente a riconoscere che quel passo non serve nel momento successivo.

Se questo è vero, allora ogni percorso è semplicemente un’immagine che voi avete nella vostra mente perché congiungete quel passo con quello precedente, formandovi così un’immagine di un percorso. In realtà ciò che conta è la negazione del passo precedente e la consapevolezza che il passo che uno sta facendo sarà anche questo negato da quello successivo.

E quindi non c’è un percorso, perché non c’è nessuna relazione fra questo passo e quello successivo, ma siete solo voi che la ponete dicendo che quel primo passo ha consentito all’altro di essere. Invece l’altro è sorto, ed è sorto, punto e basta.

E allora ogni passo, che secondo voi viene dopo, non viene dopo ma è soltanto un’onda che emerge, e non siete voi. La vostra azione è solo un’onda che emerge e il vostro pensiero è solo un’onda che emerge e anche la vostra emozione è solo un’onda che emerge.

Ma la vostra mente collega l’insieme delle onde che emergono, le une alle altre, ed ecco che apparite voi come unità sostanziale che ha avuto quei pensieri nel passato, che ora ne ha degli altri e che probabilmente ne avrà degli altri ancora nel futuro, e siete voi che prima avevate certe emozioni, che poi si sono trasformate, sono diventate altre, magari opposte a quelle precedenti, e che sicuramente ne avrete delle altre ancora, fino forse a non avere più emozioni.
Però sarà sempre il fatto di aver avuto prima certe emozioni, e di averle poi trasformate, a portarvi, secondo voi, a non avere più emozioni.

Non è questo ciò che noi diciamo. Capiamo le vostre difficoltà nell’ammettere che l’uomo non è nulla ma, per arrivare ad accettarlo, si deve accettare che non c’è percorso, non c’è cammino, non c’è strada, non c’è niente, se non un’onda che di volta in volta emerge dall’oceano e si presenta sotto le vostre sembianze.

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8 commenti su “Non c’è percorso, né evoluzione, solo onde del mare [vdc32]”

  1. Non c’è dubbio che sia come dici. Devastante è il riconoscere che quell’onda la vediamo come un moto impetuoso. Eppure sprazzi si aprono talvolta in cui tutto sembra chiaro, momenti in cui riusciamo a farci da parte. A liberarci dall’ingombro di noi. Quelle finestre rimangono come tracce indimenticabili. Come la scia luminosa di una meteora.

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  2. “Capiamo le vostre difficoltà nell’ammettere che l’uomo non è nulla ma, per arrivare ad accettarlo…”. Sono difficoltà, per me oggi come oggi insormontabili dato che c’è un’opposizione a sormontarle, non tanto, credo, perché quel che resta dell’uomo è come detto “nulla”, ma perché cozzano con la logica di cui dispongo. Sappiamo bene ad es che la reazione che ho oggi di fronte ad una determinata scena, può avere a che fare con la reazione che ho avuto in analoghi contesti, nella prima infanzia. Sappiamo anche che se Fiona Mei salta 6 metri al salto in lungo, è perché anni e mesi prima si è fatta un mazzo tanto in allenamenti, annessi e connessi. L’onda che sorge mi cozza proprio con gli assunti sopra citati i quali peraltro sono corroborati da esperienze di vita vissuta. Diciamo che post come questo li lascio lì, sento che mi possono anche fare male, complicare la vita e siccome ho già dato in passato per quel che concerne l’adesione fideistica a dogmi discutibili, li respingo con forza, pur conservando rispetto per gli autori. Semplicemente dico: non è per me in questo momento, non mi interessa e non ci voglio pensare. Poi se fossero delle verità pian pianino esse comunque opereranno nel mio interiore e a tempo debito si riveleranno tali.

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  3. La vostra azione è solo un’onda che emerge e il vostro pensiero è solo un’onda che emerge e anche la vostra emozione è solo un’onda che emerge.
    Questo è e questo siamo. La questione non è certo silenziare la mente, questo significherebbe alimentarla, piuttosto è non aderire al suo lavorio.
    Quando dico “non aderire” intendo non identificarsi con i contenuti mentali, emozionali, tanto meno con le azioni.

    Questo lo posso fare se è sorta e maturata in me la comprensione, più o meno ampia, che sono altro rispetto alla mente, ovvero: “Eccomi, io sono soltanto un puro moto della Coscienza” [vdc26].

    Questo accade se ho frequentato e frequento l’Essere. Allora se ho conosciuto l’Essere, e sono convinto che nessuno di noi non l’abbia “incontrato”, allora di nulla devo avere timore.

    Quell’esperienza prima o poi germoglierà, disarticolando il divenire e dissolvendo tutte i mie dubbi circa l’illusorietà del divenire stesso.

    Domando questo: possiamo forse noi “disinnescare” l’illusione del divenire, della sua sostanzialità oppure è qualcosa che in noi fiorisce perché il tarlo dell’Essere ha mangiato tale illusione? Certamente la seconda.

    Ma questo non ci consegna certo a uno stato di passività, ma ci impegna a una disposizione di apertura, d’interrogazione, di tensione esistenziale verso il Mistero.

    Credo che in quella apertura allora potremmo essere “fecondati” dall’Essere, da quella esperienza che in ambiente buddista si chiama “illuminazione.

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  4. Vero è che è la mente che collega se no ogni fatto sarebbe per se stesso, tuttavia modificare il funzionamento della mente è cosa ardua. Più facile non prenderla sul serio non mettendo etichette sui fatti., piuttosto che considerare ogni fatto come un’onda che non ci riguarda. Del resto, nel divenire, diciamo che procediamo di comprensione in comprensione e per comprendere ci serviamo dell’appreso dai fatti precedenti. Diverso è l’atto contemplativo, quando accade :è un attimo in sé. Quello che dice Soggetto, dopo tanti anni, non è diventata ancora comprensione.

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  5. È così ma anche no. D’altra parte è il mondo del paradosso. Se ci rappresentiamo in uno spazio tempo di questo dobbiamo tener conto. I miei figli sono stati generati, sono nati e diventati adulti nel tempo. Che sia tutto illusorio, una rappresentazione a noi funzionale, viene dopo e la nostra mente forse mai l’accetterà perché dovrebbe negare essa stessa e la sua funzione. La comprensione avviene su altri piani, sul piano del sentire, e parte da una visione trasmessa da chi ci ha preceduto alla luce della quale si interpretano fatti e sensazioni con nuovi paradigmi che sentiamo che ci calzano e non stridono in una nuova visione.

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