17. Se si fa ritorno qui procedendo passo passo in intimità con il proprio cammino, si chiarisce la verità del fatto che le cose tutte non sussistono in se stesse.
もし行李(あんり)をしたしくして箇裏(こり)に帰(き)すれば、万法のわれにあらぬ道理あきらけし。
Moshi anri wo shitashiku shite kori ni ki sureba, banpō no ware ni aranu dōri akirakeshi.
Shōbōghenzō Genjōkōan, di E. Dōgen, traduzione inedita dal giapponese e commento di Jiso Forzani, con testo giapponese originale e traslitterato con la pronuncia.
Nella comprensione del Sentiero contemplativo.
Se si è consapevoli della percezione soggettiva e illusoria del reale, e si mantiene viva questa consapevolezza a ogni passo, nell’intimità del proprio cammino, allora si dischiude la piena comprensione che tutte le cose non hanno esistenza reale.
È impressionante notare come il paradigma del Sentiero sia capace di “svelare” (come scrive giustamente Catia) il pensiero di Dogen fin nelle parti più criptiche, segno di un’affinità di sentire. Grazie.
Il pensiero di Dogen suggerisce il vero, la tua spiegazione lo svela. Grazie.