Le basi della Via della conoscenza. Non esiste un io che è protagonista di quell’emozione o di quel pensiero o di quell’azione, ma esiste solo un’azione o un sentimento o un pensiero ed è la vostra mente che poi crea un’unitarietà e che dà un senso al percorso, quando questo percorso invece non c’è.
Questa è proprio l’affermazione dell’io – una delle affermazioni più potenti in chi percorre un cammino che dovrebbe portare alla non-mente – cioè l’affermazione di ritenere che state facendo una strada e quindi è sempre quell’io che conduce o quella vostra mente che guida, sia pure sospinta magari dallo spirito.
- Eremo dal silenzio, tutti i post dei siti
- Le basi del Sentiero contemplativo
- Un nuovo monachesimo per i senza religione del terzo millennio
- Libro: ‘Il Sentiero contemplativo a dorso di somaro’
- Libro: ‘Come la coscienza genera la realtà personale‘
Però sullo spirito abbiamo già detto e perciò a voi è oramai chiaro che non esiste un vostro spirito (uno spirito individualizzato, intende; ndr), ma che è soltanto la vostra mente che dice che lì c’è un passo che prepara il successivo, mentre non c’è che un’onda, un’onda e solo un’onda.
Ammettere che siete solo un insieme di onde che la vostra mente unifica e a cui dà il vostro nome, significa anche che ogni pensiero e che ogni emozione che avete non sono vostre e non sono di nessuno, cioè non appartengono a un’individualità, ma è soltanto la vostra mente che le consegna alla vostra individualità. Non appartengono proprio a nessuno: sono onde della Coscienza.
Ma allora a chi mi rivolgo in questo momento, se non a degli esseri che non sono, che pretendono di essere, che vogliono esistere e che magari bramano e anche agognano di sfarsi? Però sono sempre loro che parlano, che bramano e che si interrogano sulle nostre parole o che magari dicono: “Che meraviglia!”. E questa voce è solo un’onda che scende e che non ha nome, non porta nome e mai avrà nome. E voi siete i “senza nome”, i senza attributi: i senza, senza, senza.
Se questo è vero, allora la vita è soltanto un insieme di onde, e ogni onda porta con sé soltanto se stessa ed è ancora la vostra mente che vi fa dire che il mondo è malvagio, il mondo è perverso oppure che è buono, dipende da come la vostra mente costruisce o da quali onde considera o da che cosa approfondisce, ma certo non è la realtà.
La realtà è al di là dell’onda, ed è su questo che io un giorno vi parlerò, ma ora stiamo sull’onda e sul ciò che è, così come appare.
“E voi siete i “senza nome”, i senza attributi: i senza, senza, senza.” Questo la mente non lo può accettare, dà l’impressione di farlo ma per riaffermare surrettiziamente il suo potere: allora la mente diventa e si identifica con il “senza nome”. La mente può fagocitare anche la non-mente: questo non bisogna scordarlo. Più si sofistica la mente nell’ambito spirituale, più i veli che essa pone sono impercettibili ma tali da separarci dal “ciò che è”, dalla comprensione dell'”essere onde della Coscienza”. Il “senza nome” è un processo che sorge quando il sentire è pronto per misurarsi con esso. Mi verrebbe da dire che è un processo che si attiva quando il sentire è abbastanza ampio da abbracciare la mente e le sue dinamiche. È il processo del perdere unito all’ampliarsi del deserto. “Perdere” e “deserto” lasciano sorgere il “senza nome”, la “non-mente”, e questo è un processo del sentire, non della mente.
Siamo solo onde della Coscienza. Detto così, mi fa sorridere. Penso a quanto fatichi l’identità a costruirsi. Poi….. splach! C’è la risacca.
Essere onda è esperienza non frequente e che dura un attimo, ma in quegli istanti avverti che il divenire è poca cosa (illusoria) rispetto al vasto in cui siamo immersi. Abbandonare il protagonismo di ciò che accade permette di sperimentare la leggerezza.
Ancora una volta la VdC ci porta a riflettere che è la mente a legare sensazioni, emozioni, fatti. Questi, per loro natura sono sole onde della coscienza. Vivere i fatti per sé stessi, senza attribuire loro alcunché, non c’è un passo che prepara al successivo. Quando la cosa ci sarà chiara non solo concettualmente ma anche fattivamente, ci saremo avvicinati alla non-mente. Ma non di questo si tratta, perché in effetti non essendoci percorso non dobbiamo avvicinarci a niente, ma solo imparare, se ci è dato, che esistono solo “piccole cose, piccoli fatti”.