Nel mondo cattolico si chiama Grazia. Il viandante della Via preferisce chiamarla comprensione.
La comprensione è una piccola Illuminazione. Accade quando le ultime tessere di un puzzle trovano la loro collocazione, finalmente svelando il disegno nascosto a lungo cercato.
Comincio dal 25 dicembre appena passato. Il Vangelo di questo Natale 2022 riportava le parole di Giovanni: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”, “e il Verbo si fece Carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”.
E da qui vorrei partire
Nel mio peregrinare tante volte mi sono chiesto dove ricollocare il Cristo all’interno della mia vita, dopo averlo amato come il più tenero degli amici quando ero bambino, idolatrato e usato da giovane adulto e infine relegato in un limbo senza nome dopo la mia “rottura” con il mondo cattolico.
Insomma chi è il Cristo? Che cosa rappresenta per l’uomo o almeno per me, al di là di ciò che mi sono sempre sentito raccontare in modo più o meno dottrinale e cristallizzato da chi avevo considerato depositario dei Suoi insegnamenti?
Una Via non religiosa, un Buon Amico non prete, compagni di viaggio pazzi, nel più puro senso del termine, dalla provenienza spirituale eterogenea, ma tutti accomunati dalla voglia di ricercare il significato del proprio procedere nella vita, mi sono stati di supporto nel raggiungere nuove comprensioni sui Grandi Perché.
Inoltre un Cristo denudato, come lo era quando deposto dalla croce, mi ha parlato della sua umanità più di un Cristo in abiti regali che secoli d’idolatria gli hanno cucito addosso.
Il cammino del Cristo è in definitiva l’ultima tappa del cammino dell’uomo. Egli stesso si definisce ‘Figlio dell’uomo’ proprio a voler sottolineare fortemente la sua umanità prima ancora della sua divinità.
Un viaggio che simbolicamente inizia da Adamo e che narra della riconquista del Paradiso perduto dopo la sua cacciata. Quel “luogo” in cui l’umano era tutto uno con l’Assoluto e della cui unità, come il resto del Creato, era assolutamente inconsapevole.
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È una poiana che vola in cielo consapevole del Divino? Del perché del suo viaggio? Del perché nasce e muore? La sua vita accade nel modo più naturale e inconsapevole possibile.
Questa è in realtà la vita dell’umano, drammaticamente divisa fra l’Essere che è la condizione della poiana che semplicemente vive senza farsi delle domande nella più pura interpretazione del senso della vita, vale a dire l’assenza di senso, e il divenire, condizione dominata dalla constante ricerca di un significato delle cose, e da un continuo lavoro della mente nel catalogare e determinare categorie in cui incasellare il frutto delle proprie indagini.
Mente, strumento e servitrice molto spesso infedele della Coscienza.
Nella Genesi, in ambito biblico, quando Adamo mangia il frutto dell’albero della conoscenza, vive per la prima volta dalla sua creazione la dimensione del divenire.
Scopre il limite, la separazione dal resto del creato e dal suo Creatore. Si scopre nudo e per questo si vergogna e si copre il sesso con una foglia di fico. Scopre la sua identità. E delimita la sua sessualità.
Maschile e femminile sul piano dell’Essere non avevano alcun senso se non in termini di vibrazione, e tanto meno un significato riproduttivo.
È in quel preciso momento che la dimensione dell’Essere gli è preclusa. Sbilanciato nella sua centralità dominata dall’ego, inizierà il suo percorso. Ucciderà come Caino.
Prederà, tradirà, stuprerà, sarà depredato, ucciso come Abele; stuprato, imparerà attraverso i suoi errori e maturerà comprensioni.
Nel suo cammino sempre si sentirà disgiunto dall’Assoluto, dal Divino, dal Creatore, in realtà sempre sarà emanazione di un Suo grado sempre più evoluto di Sentire, ma non ne avrà alcuna consapevolezza.
In realtà “Ogni creatura è espressione nel divenire di un grado di sentire del’Assoluto”
Parole del Buon Amico che del paradigma del Sentiero è autore e Maestro.
Quindi sempre la creatura è unita nel piano dell’Essere al suo Creatore, né è intima parte come l’increspatura dell’onda del mare che è onda ma anche mare a cui appartiene, o come le spire della fiamma di un focolare, che sono spire ma anche fuoco che le genera. Ma di ciò manca la consapevolezza.
L’approdo alla consapevolezza di tale concetto, è, in fondo, la meta della via del monaco: ossia la fusione dell’uno con l’Assoluto. Monaco deriva da ‘monos’ = uno, unito.
Ciascun umano è, più o meno consapevolmente, un monaco alla ricerca di tale Unità.
Comprensione dopo comprensione, il cammino dalla condizione d’identità più differenziata che è l’ego, volge verso la perdita stessa dell’identità che diventa materia evanescente e si trasmuta nella dimensione dell’Amore, nella quale si attua sul piano del divenire la manifestazione del più alto grado di sentire dell’Assoluto.
La quadra del mio cammino spirituale, alla luce di questo paradigma, è che la manifestazione del Cristo rappresenti il compimento di questo percorso da ego ad Amore, che egli sia stato la massima manifestazione nel divenire del più alto grado di sentire dell’Assoluto, che tutto in lui si sia compiuto (“Tutto è compiuto” egli dice sulla croce prima di chiudere il suo percorso terreno), che attraverso lui sia avvenuto il ritorno dell’umano – in piena consapevolezza dell’unità col Tutto – al Paradiso perduto nell’espressione di Gesù Cristo: vero Dio-vero uomo.
Non di redenzione dal peccato originale attraverso il Cristo dovremmo parlare, ma di celebrazione dell’originale benedizione. Perché solo attraverso quella “trasgressione” di Adamo ed Eva si è compiuto un ritorno consapevole al Padre, la manifestazione dell’umano nel divenire, la realizzazione dell’unità fra Essere e divenire, la comprensione che creatura e Creatore sono un’unica entità legata da una forza che è Amore, ovvero la potente energia dello Spirito.
Padre e Figlio e Spirito Santo.
La Santissima Trinità.
Dio Uno e Trino.
Quanto mi sono speso per abbracciare questo concetto che in realtà è così immediato e semplice se illuminato da una luce pulita, senza filtri, veduto da occhi senza bende, accolto da una mente rasserenata! Se si è capaci di utilizzare un paradigma che svela “i codici segreti” del procedere in ogni ambito spirituale.
Mentre tutto quanto detto si rendeva a me chiaro, mi trovavo all’alba della vigilia di Natale nella cella numero uno del monastero di Fonte Avellana, numero che ora simbolicamente riconduco a quell’invito all’unità. Il pianto è stata la necessaria conseguenza di quel moto potente che ha scosso ogni mio corpo. Commozione condivisa poi con chi si trovava con me all’Eremo, nonostante la difficoltà nell’esprimere quanto provato.
Un grande passo per me, insignificante forse per chi leggerà.
Ho affrontato poi la sera della vigilia e le festività con serenità, accoglienza e uno spirito che mai mi aveva attraversato gli anni precedenti, in cui tali momenti erano vissuti sempre con agitazione, tensione e rifiuto, riuscendo a vivere con compassione e rispetto per l’altro ogni singolo momento conviviale.
E quando si è in pace accadono le scene funzionali alla propria condizione. Ho trovato quindi anche rispetto per i miei spazi e per la mia necessità di quiete interiore da parte dei miei famigliari. In uno spirito che sembrerebbe buonismo natalizio e che è invece stato un vero salto ‘quantico’. Roberto D’Errico, Natale 2022
Grazie Roberto per averci fatto partecipi di questa esperienza intensa e profonda e commovente. Le comprensioni a volte avvengono per salti, come la crescita dei bambini, e possono provocare lacrime come fiumi che abbattono dighe nella loro corsa verso il mare.
Ho sempre sentito l’insegnamento cattolico in cui sono cresciuta attraente da un lato, perché un interesse e una sintonia mi portavano verso quei concetti, limitante da un altro perché certi precetti cattolici erano vissuti come stonature nel sentire profondo. Spesso non ero in grado di “unire” cioè di agganciare e fondere quegli aspetti. Il cammino fatto fin’ora, in cui molto ritrovo di me nelle parole che Roberto D ci dona, ha permesso di sperimentare quella fusione tra concetto e vissuto che ha “aperto il cuore”. Quell’unita, a sprazzi, sorge nel quotidiano, inaspettatamente, ti travolge, ti sconvolge permettendo al nuovo di avanzare ormai in modo inesorabile.
Grazie della ricca ed intima condivisione. In questa fase purtroppo non riesco a compartecipare della tua gioia fino in fondo perché ho elementi di inciampo e di difficoltà a comprendere. Il quadro d’insieme si è sbiadito, sono sorte delle crepe. È da lì che entra la luce direbbe Cohen ma per me ora sono solo crepe buie. Ciò non toglie che il tuo scritto resta uno stimolo e una condivisione che scaldano il cuore. Grazie.
Grazie Robi per questo post davvero ricco di spunti di riflessione. Da rileggere e approfondire. Grazie anche perché questa condivisione ha dei risvolti personali non indifferenti e si lega al compimento di importanti comprensioni nel tuo cammino personale.
Comprensione davvero illuminante, esserne partecipe attraverso queste attente e accurate parole, ricolma di gioia.
Grazie per la condivisione di questa importante comprensione. In effetti aggiunge elementi e amplia di tanto la convergenza tra l’esperienza cattolica e quella esistenziale e spirituale maturata nel Sentiero. Molti gli spunti di riflessione per rileggere in modo unitario anche il cammino personale.
Roberto, la condivisione di questa tua comprensione sentita in tutti i tuoi corpi, è per noi un dono grande che va rispettato e custodito. Sì, come tu dici, il Cristo è l’espressione più alta del Sentire dell’Assoluto nel divenire, ma questa consapevolezza non sarebbe potuta essere, sempre avremmo arrancato per una spiegazione per noi accettabile della sua natura, se non ci fosse stata donata la visione del Sentiero. Il mito dell’Eden che la Chiesa utilizza, purtroppo per spiegare l’ origine del peccato, in realtà è la spiegazione di come, dal tutto indifferenziato con l’ Assoluto Essere, attraverso la nascita dell’identità che si “differenzia”, l’umanità inizia il percorso nel divenire, transitando da ego ad amore, fino a tornare a fondersi con il Sentire Assoluto. Potesse giungere per tutti noi questa comprensione che tu hai sentito nella carne.