Se la realtà è perfetta, lo sono anche i nostri fratelli e sorelle le cui disposizioni a volte ci fanno sorgere delle perplessità. I nostri dubbi dunque sorgono dal non aver ancora pienamente compreso la natura di questa perfezione.
Ma bisogna fare attenzione.
– Se contemplo la realtà di qualcuno non posso che considerarla Ciò che È.
– Ma se vivo con quel qualcuno, e su di me, o sull’organismo comune ricade il suo limite – come il limite mio – allora la dinamica è e deve essere profondamente diversa.
Nel divenire tutti ci trasformiamo e la relazione è la condizione che stimola ogni trasformazione.
Se semplicemente, nel divenire, considerassi tutto Ciò-che-È, la relazione verrebbe meno, mi metterei nella condizione di fornire ben pochi stimoli e non mi avvederei di quelli che mi giungono ritenendomi a posto.
I monaci del Sentiero vivono tra contemplazione/Essere e divenire, da un lato sentono la perfezione, dall’altro si autorizzano a brontolare.
La vera questione è riuscire a tenere assieme questo sguardo unitario che abbraccia dal Ciò-che-È al brontolio.
Ci sono momenti di solitudine e di disagio, momenti in cui canta la nostra umanità: quei momenti vanno espressi perché sono una azione e reazione all’ambiente relazionale, ma, simultaneamente, vanno anche contemplati.
C’è una fisiologia del brontolio, del malcontento e della solitudine che sorgono dalla dinamica vibrazionale propria del relazionarsi, condizionata dall’ambiente, dalle fatiche del vivere, dalle contingenze, dai limiti di tutti gli attori e naturalmente dalle identità in campo: non va enfatizzata, né alimentata ma osservata nel contesto più ampio del Ciò-che-È.
Alla fine solo il Ciò-che-È rimane a dominare la scena.
Questo post risponde ad una domanda che avrei posto sul sito alla voce :domande. Se affermo sempre che tutto è ciò che è, senza legare un fatto ad un altro, nel divenire non ci sarebbe comprensione, perché tutto sarebbe perfetto così come accade. Ma se devo capire qualcosa di me, nella relazione, dovrò pure collegare un pensiero ad una emozione, indagarne il perché, altrimenti tutto rimane invariato. È che occorre la simultaneita’ di vedere l’insieme del processo e i singoli fatti che lo compongono, come a sé stanti. Così si possono contemplare senza lasciarsi imbrigliare da essi.
Proprio su questo tema ho avuto oggi uno scambio con Nadia. Una serie di scene da settembre si ripetono: c’è sempre un impedimento nel partecipare agli incontri del Sentiero. Pochi sono coloro che riescono a garantire una presenza costante. Per quanto mi riguarda non c’è volontà di assentarmi, ma non posso non considerare che è la mia coscienza a generare le scene. Quale il simbolo da cogliere allora? Sicuramente sono occasioni per riflettere sulla motivazione e sulle forze impegnate nella Via. Il ritiro del b.a. ha generato un sisma,ora osservo da dove ripartire e con quali risorse personali. Tenendo conto della soggettività del reale.
Ho messo ordine su una questione che mi ponevo, almeno nei miei pensieri. Grazie
Mi sembra un’ottima sintesi, di grande orientamento. A volte alcune relazioni, in certi contesti o momenti, hanno il potere di travolgerci come torrenti in piena, di infiammarci come incendi indomabili. Restare ancorati a quel che è, alla sorgente o all’essere, ha la capacità di farci travolgere un po’ di meno. Di vedere la scena e considerare che sì, siamo nella corrente del fiume, ma abbiamo sempre una corda che ci porta in salvo. Non so se questo è un modo errato di intendere l’essere perché appare come un elemento opportunistico di ancoraggio. Forse ci impedisce di vivere fino in fondo perché non ci lasciamo travolgere fino in fondo dalla corrente o bruciare per benino dal fuoco. Forse è quello che ci chiederebbe la vita e noi invece ci proteggiamo? È un po’ un trucco per non spendersi fino in fondo? Domande un poco stimolanti e un poco sterili perché mentre le formuli ne cogli la fallacia. E le condividi pure.
A Samuele Alcuni si buttano fino a bruciarsi, altri hanno timore, altri ancora vivono nel divenire anche osando, ma mantengono salda la consapevolezza dell’Essere. Come sai, tutto è perfetto.
Perfetto!