La vita monastica nel medioevo9: il seme fecondo

Verso la fine di una giornata di ottobre una dozzina di uomini che portavano dei carichi molto pesanti si fermarono al margine di una radura della foresta polacca, vicino alla Vistola. Pioveva dal mattino, una pioggia pesante e fredda e i vestiti, imbevuti d’acqua, pesavano sulle spalle.

Il capo ispezionò il posto e disse: «è ben questo il luogo che ci era stato annunciato. Credo che andrà bene per noi. E ringraziamo Dio di averci permesso di arrivare fino a qui sani e salvi».
La loro preghiera si alzò nelle brume della sera.

Essi erano a due giorni di cammino da ogni luogo abitato, in un paese sconosciuto e selvaggio. Vi si istallarono per la notte, vi si istallarono per sempre. Non sarebbero mai più tornati nella loro patria. Siamo nel 1175 e dei monaci cistercensi si preparano a fondare l’abbazia di Wachok che esiste ancora oggi.

Queste poche righe sono volutamente scritte nello stile dei romanzi storici della prima metà del secolo scorso. In effetti l’espansione cistercense nel XIII secolo è in sé un vero romanzo. Cìteaux venne fondata nel 1098. Le sue quattro «prime figlie» – La Ferté, Pontigny, Morimond, Clairvaux – vennero fondate l’una dietro l’altra rispettivamente nel 1113, 1114, 1115 e 1116. Poi c’è la fioritura: ciascuna delle «figlie» genera a sua volta e i priorati da esse fondati non si raggruppano comodamente attorno alle case-madri. Al contrario!

Si direbbe che all’inizio del grande boom c’è la corsa ad allontanarsi di più, e più in fretta, dalla cellula iniziale. Le fondazioni si succedono con una rapidità stupefacente: in Italia (1120), in Germania (1123), in Inghilterra (1129), in Austria (1130), in Scozia, in Portogallo, in Romania, in Lettonia, nella stessa Turchia. All’inizio del XIII secolo si è costituita una rete densa e ricca di fondazioni cistercensi. L’ordine che contava solo 19 abbazie all’arrivo di San Bernardo (1112), ne conterà 343 alla sua morte (1153), 525 alla fine del XIII secolo.

E questa rete abbraccia nelle sue maglie tutta l’Europa. Le fondazioni estreme di Clairvaux raggiungono la Scozia, l’Ungheria, l’Irlanda, il Portogallo, la Svezia. Similmente quelle di Morimond vanno dalla Polonia all’Inghilterra, alla Spagna: Wachok è appunto una delle sue «figlie». E lo stesso vale per Pontigny, La Ferté e Cìteaux: in meno di un secolo l’Europa si copre di monasteri cistercensi, da Kinloss, in Scozia, a Lysekloster in Norvegia, da Alcobaca in Portogallo a Padis nei Paesi Baltici.

Per recarsi al capitolo generale di Cìteaux, gli abati delle abbazie più lontane dovevano percorrere da mille a duemila Km, distanze calcolate a volo d’uccello. A piedi. Ogni anno. Per quali strade? Quali guadi? Attraverso quali foreste, quali lande, quali paludi? A prezzo di quali fatiche e di quali pericoli? Dove dormivano? Cosa mangiavano? E finito il capitolo, bisognava riprendere il viaggio…

Quale era la vita quotidiana, quale era la visione del mondo di questi uomini di fuoco, di ferro e di fede che nella scia di San Benedetto furono in modo indelebile i «padri dell’Europa?» È ciò che cercherò di dire nelle pagine seguenti.

Pubblichiamo alcuni stralci del libro di Léo Moulin, La vita quotidiana secondo San Benedetto, Jaca Book editore, 1980.


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2 commenti su “La vita monastica nel medioevo9: il seme fecondo”

  1. Molto interessante il fenomeno della proliferazione delle abbazie cistercensi. Erano tempi bui dopo la caduta dell ‘impeto romano e lo Spirito operava per dare speranza e luce alle popolazioni travagliate e povere.

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  2. Sarà interessante leggere i prossimi post e cercare di capire la natura dei venti di questa proliferazione, oltre al fuoco e lo spirito che tutto guida. Grazie.

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