Ancora oggi la giornata del monaco è interamente organizzata in vista della preghiera: «niente sia preposto all’opera di Dio» (operi Dei) dice il capitolo 43,5 della regola. Mattutino, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespri e Compieta si succedono da secoli.
Vi sono le messe private, la messa del mattino alla quale la comunità assiste numerosa, e la messa conventuale. Solo la preghiera, il Verbo articolato e ordinato, congiuntamente alle altre attività religiose – la meditazione, il silenzio interiore, la quies mentis, l’effusione, i gesti dell’offerta e del sacrificio – permette il dialogo dell’ uomo con Dio.
La fede il medioevo l’esprimeva ogni giorno nelle «matrici esemplari della preghiera» che sono le liturgie — e le liturgie benedettine sono tra le più belle e le più commoventi che si conoscano —, nel canto corale; ma anche nei gesti, inclinazioni, genuflessioni, prostrazioni, litanie, prosternazioni con le quali il religioso si esprimeva e si affidava «con tutta la sua forza», cioè anche con tutto il suo corpo.
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«Esprimeva?», «Si affidava?», perché usare l’imperfetto? Questi gesti, queste parole, questa liturgia non sono quelli che possiamo ascoltare e osservare ancora oggi quando celebrano i figli di San Benedetto?
«Essi pregarono» riassume bene l’esistenza di queste migliaia di uomini che da 15 secoli si consacrano a Dio. Ogni volta che in un’abbazia benedettina io assisto a qualche celebrazione sento nel più profondo di me stesso questa lunga continuità senza interruzione, tale che se un giovane novizio di Clairvaux che viveva sotto l’autorità di San Bernardo venisse per miracolo trasportato in mezzo a noi, non sarebbe affatto disorientato.
«Essi pregarono»; i digiuni e le astinenze, l’ascesi, le sveglie nella notte, il sonno spezzato, i morsi del freddo, la proibizione di bere tra i pasti, la castità, l’obbedienza, il cibo povero e monotono, il lavoro nei campi, nelle officine o nelle biblioteche, la perfetta osservanza, il totale dominio di sé: actus vitae suae omni hora custodire (c. 4,55), tutto questo acquista il suo significato pieno solo in una vita di preghiera. Tutto questo è preghiera in una vita di preghiera.
Pubblichiamo alcuni stralci del libro di Léo Moulin, La vita quotidiana secondo San Benedetto, Jaca Book editore, 1980.