La mente non è il male, è solo uno strumento: pura tecnologia, ed è quel che è; come tutte le tecnologie, dipende dall’uso che la coscienza ne fa.
E la coscienza usa la mente a seconda di quanto è ampio il suo sentire: una coscienza che ha molto compreso piegherà il frantumare della mente ai suoi scopi e potrà affermare: “Tutto appare diviso e separato ma io so che quella separazione è solo frutto dell’illusione del divenire, so che l’intima natura della realtà è unitaria perché questo sento”.
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Una coscienza che poco ha compreso affermerà: “Mi trovo a sperimentare giorno dopo giorno aspetti della vita che non conosco e di cui non so lo scopo, ma sento in me una spinta a indagare, a fare, a innovare, e confido che da quelle esperienze verrà una risposta e che potrò comprendere ciò che oggi non comprendo”.
- Imparare è dunque il percorso della coscienza che va dalla non comprensione alla comprensione, da un sentire limitato a uno sempre più vasto. Imparare è il processo che conduce da ego ad amore, dalla prigione dei propri bisogni alla possibilità di aprire gli occhi sull’altro.
- Imparare non ha niente a che fare con l’acquisire informazioni, nozioni, modelli interpretativi: è il processo della coscienza che comprende, non che capisce, che comprende.
- L’imparare è il fine, lo scopo della vita: viviamo per imparare, comprendere, passando attraverso le esperienze, il provare, il non capire, il soffrire, il gioire.
- Imparare attraverso le esperienze implica avere la possibilità di fare le esperienze, avere la scena su cui manifestarsi, i veicoli adatti, i collaboratori necessari.
Ecco la vita con le sue forme, i suoi attori, l’infinita molteplicità delle sue rappresentazioni: sono tutte lì, a disposizione, strumenti di scena che il regista, la coscienza, utilizzerà a suo piacimento e in relazione alle possibilità che le vengono offerte dalle comprensioni conseguite.
Tu fai volontariato in un carcere: come impara un recluso in quella realtà così limitata nelle esperienze? Come impara una persona con disabilità fisiche? E uno con disabilità cognitive?
Come impara l’assassino? E come lo stupratore? Come impara il volontario di una ONG? Come un monaco? Dal libro L’Essenziale.
Tutti i post ‘Le basi del Sentiero contemplativo’
NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.
- Ryokan e altri contemplativi, canale Telegram
- Eremo dal silenzio, tutti i post dei siti
- Link a contenuti importanti e inediti del Sentiero contemplativo
- Un nuovo monachesimo per i senza religione del terzo millennio
- Libro: ‘Il Sentiero contemplativo a dorso di somaro’
- Libro l’Essenziale, revisione 2023, capitoli 1, 2, 3 fino a Meditazione, PDF ed EPUB
- Libro: ‘Come la coscienza genera la realtà personale‘
Passaggi molto chiari e illuminanti. Mi accorgo ancora una volta quanto siano proteiformi i discorsi. Riusciamo ad affermare che “imparare è il fine, lo scopo della vita” e simultaneamente impariamo a vivere il presente, senza scopo. Forse che alla fin fine lo scopo della vita non sia nemmeno più neanche l’imparare quanto il semplice vivere e basta? D’altronde l’imparare accade da sé, senza sforzo, giacché non è faccenda che è legata al nostro impegno cosciente. La coscienza comunque apprende, che noi ne siamo consapevoli o meno, pur se la consapevolezza può avere un ruolo facilitante nel processo: conoscenza (che intenderei nel senso biblico dall’aver fatto esperienza), consapevolezza e comprensione.
A Samuele Condivido con te che, alla fine, si tratta di vivere e basta. Ma, mi chiedo: l’umano vive? O è trattenuto da mille forze interiori? Perché se l’umano vivesse pienamente la propria vita, nessuno si sarebbe mai sognato di mettere in cantiere una qualsiasi Via: credo che tutto nasca dalla fatica di vivere e dal tentativo di trovarvi soluzione.
Resto infatti convinto dell’importante valore pedagogico e della validità di quanto da te affermato nel post. È una Via che illumina e orienta. Indubbiamente. Dire che quel che conta è vivere e basta, non porta a niente. Non produce cambiamenti, non è di stimolo alcuno. Almeno fino a un certo punto del cammino.
Il percorso da ego ad amore, nel divenire, una espressione del Ba che ci ha aperto gli occhi sul comprendere e sulla Realtà.