Educati alla differenza e alla negazione [scomparire13]

Un partecipante: Questo agente parte da un concetto: “Io ci sono” continuando a costruirlo.
Una voce: Bisogna capire perché qualcuno ha bisogno di dire: “Io ci sono” e costruire il suo essere psichico basandosi sul fatto che lui c’è “in quella data maniera”.

Tutto quello che abbiamo detto fino a ora parla di una disconnessione, non di una stabilità. La variabilità che l’uomo incontra fuori di sé è non-controllabile, così come lo è il susseguirsi mutevole di pensieri e di emozioni. Lui vive tutto questo come una seria minaccia al poter dire: “Io ci sono in questa data maniera”, che qui va definita.

Voi potete capire come tutto quello di cui abbiamo parlato sia una minaccia continua alla pretesa di darsi un senso. La società, le abitudini relazionali, l’educazione lo spingono ad essere un individuo che trova un proprio senso nel riconoscersi parte della società o della collettività, però lui, distinto.

Da bambini, voi non siete stati abituati a costruire la vostra identità vivendo la non-prevedibilità della vita e la non-governabilità al vostro interno, ma siete stati abituati a “dover far fronte” alla diversità altrui e alla necessità di costituirvi come individualità per poter convivere con altre diversità. Quindi, quel qualcuno si ricostruisce a partire da una situazione iniziale di naturalità che, pur essendo stata comune a tutti, viene confutata da tutti. Poi, partendo da questo, ognuno di voi arriva a dare valore alla “distinzione” netta dagli altri, nascondendovi il vero significato che è “protezione”.

Nella società moderna, tutto ciò che sa di non-governabilità nel pensiero e nell’emozione vi può portare a costruire un’identità nella collettività, oppure a erigere una dimensione individuale per fare fronte all’ingovernabilità. Ognuno di voi ha un corpo fisico che lo distingue dagli altri. Ma per costruirsi come individuo e per venir riconosciuto come “diverso”, può basare la costruzione del proprio essere un qualcuno a partire da ciò che c’è – caso raro – oppure può subire lo scacco di ciò che c’è e, di conseguenza, trovarsi a costruirsi un’identità che ne sia la negazione.
Vale a dire il fermo contrasto all’imprevedibilità, alla variabilità quotidiana, alla disconnessione dentro e fuori di sé, che considera minacce alla costruzione e alla salvaguardia di un’identità basata sul connettere per raggiungere un proprio ordine e una propria coerenza. Cioè un’armonia.

Voi non vivete la variabilità e non-governabilità come ricchezza e come risorsa, ma sempre come vincolo. Lo scadenzario sociale è un primo elemento di ordine, e chi non riesce ad accettarlo vive ai margini. La necessità di crearsi la propria identità, e quindi di definire chi è lui, è basata sulla negazione e sull’esorcizzazione. Vale a dire: sul non vedere e sul nascondersi. E difatti l’uomo cerca di vedere sempre meno la non-prevedibilità dentro di lui e anche di organizzarla nel mondo che lo circonda.

Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo

Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com

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Leonardo

“Voi non vivete la variabilità e non-governabilità come ricchezza e come risorsa, ma sempre come vincolo” È proprio così viviamo la variabilità come un vincolo da cui sfuggire o da contrastare e mai come opportunità di rompere un ordine che spesso corrisponde a una cristallizzazione

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