Le basi della Via della conoscenza. Se un uomo incomincia a dubitare delle mete e a dubitare che per lui sia importante conquistare una meta, allora lui si addentra in quello che abbiamo definito un deserto interiore.
Però non incontra quel deserto senza che la sua mente entri in crisi e senza che la crisi della sua mente consenta al Divino d’irrompere con passi silenziosi e a volte poco riconoscibili. Quindi dentro quel deserto c’è la possibilità per l’uomo di fare l’esperienza dell’incontro con l’incalzare del Divino, con l’abbraccio del Divino, con la stretta del Divino e c’è anche la possibilità di sperimentare tutta la propria pochezza e tutta la propria irrilevanza se lui sa ascoltare ciò che quell’esperienza propone.
“Arrendersi alla Coscienza”
[…] In quel deserto interiore l’uomo, sempre meno se stesso e sempre più incalzato dal Divino, si domanda che cosa sia l’amore – essere amore e dare amore – e che cosa sia l’immedesimarsi negli altri. Essere amore significa arrendersi alla Coscienza o al Divino o al Tutto nel proprio essere niente e poi niente, e quindi significa riconoscersi nella propria inesistenza, nella propria inconsistenza, nella propria nullità e nel proprio sfarsi; quindi essere amore significa sfarsi.
“A volte amore, a volte non amore”
Ma essere amore può significare anche – da un diverso punto di vista – accettare quello che si è con la profonda umiltà di chi sa di essere a volte amore e a volte non-amore; a volte dedito agli altri e a volte tutto preso da se stesso; a volte chiuso in se stesso e a volte spalancato agli altri, ma non si ferma sul suo essere spalancato e né si ferma sul suo essere chiuso, come non si ferma sul suo essere disponibile e né si ferma sul suo essere indisponibile, perché sa che tutto questo va e che niente è mai fermo in un uomo ancora in cammino.
Essere amore significa riconoscersi come onda nel fiume che va e che viene sbattuta da una parte e dall’altra delle rive di quel fiume.
Essere amore significa quindi accettare la propria limitazione senza attaccarsi, senza identificarsi, senza reprimersi, oppure anche senza esaltarsi, ogniqualvolta emergono le proprie insufficienze.
Eppure essere amore più radicalmente significa che nulla si è di tutto questo, cioè non si è un’onda e non si è neppure la propria inesistenza, così come non si è niente di tutto quello che l’uomo può pensare e può dire.
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Essere amore significa, allora, annullare la parola “amore”. Per voi l’amore alle volte è sentimento, alle volte è operatività, alle volte è indulgenza, alle volte è totale disponibilità, alle volte è quel crudo poter dire agli altri ciò che pensate in nome e per conto del loro bene.
Invece, che cos’è l’amore, quando muore la vostra mente?
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L’amore è un essere attraversati, un rispondere sì a quel che c’è, una neutralità.