Ora una premessa necessaria: noi voci stiamo solo descrivendo quei sistemi educativi con cui l’uomo è portato a fare i conti fin da bambino. Non stiamo dando giudizi di merito. Non ci competono.
Siamo partiti da come l’individuo viene educato a star dentro ad un contesto sociale e dentro uno scadenzario sociale, in cui egli fin da subito incomincia a comprendere che c’è un ordine dato da norme, da principi, da regole, da divieti, da vincoli: un ordine che si basa su uno scadenzario.
Che cosa fa nascere, a poco a poco, dentro il bambino il concetto di vincolo, di divieto, di norma, di scadenzario, di diniego – “Questo non si fa” – ed anche il concetto di ambiti riservati ad altro o ad altri?
Un partecipante: La negazione di quello che lui ha dentro di sé.
Una voce: La negazione delle spinte caotiche che ha ogni individuo al suo interno, vale a dire il pensiero e l’emozione. Ma non c’è soltanto la negazione, c’è anche il promuovere. Viene promossa una regolamentazione di comportamenti, cioè viene promosso l’indirizzare i pensieri, le emozioni e le parole in modo consequenziale. Se il bambino dà uno schiaffo alla mamma, lei interviene con una negazione – “Questo non si fa” – ma anche col promuovere l’idea che la mamma va trattata in modo dolce e affettuoso. È una negazione che poi diventa una promozione di altro. Questo altro è pur sempre una regolamentazione.
Ma, allora, con che cosa vi mette in contatto la regolamentazione? Se vi regola e se vi spinge alla regolazione di un comportamento, di certe parole e del modo di esprimere certe emozioni che possono trasformarsi in atteggiamenti un po’ aggressivi, con che cosa vi mette in relazione l’attività di inibire e di promuovere?
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Un partecipante: Io vedo due aspetti: uno mi dà un modello e l’altro censura una spontaneità.
Una voce: Stiamo parlando di una situazione globale, perché tutto questo si ripete poi nella scuola, nel lavoro, nelle relazioni ed in famiglia. Allora, l’attività di inibire e di promuovere vi mette in relazione con una situazione di globalità, perché, in qualunque ambito vi rapportiate, vi ritrovate sempre a venir premiati se vi regolate, rispettando precetti e vincoli. Aggiungiamo che, in qualsiasi ambito, ci sarà sempre chi sviluppa, nel suo rapportarsi con voi, il bisogno di regolare e di far rispettare.
È comprensibile che la regolazione inibisca una certa spontaneità che, in certi momenti o in certi ambiti, può anche diventare asociale e non rispettosa degli altri. È soprattutto il bambino a fare i conti con la regolamentazione del comportamento, del pensiero e dell’emotività rispetto alla variabilità che ogni uomo si trova ad affrontare nel corso della vita.
Facciamo un esempio: il bambino gioca con un coetaneo in modo tranquillo; poi, all’improvviso, uno dei due si eccita – variabilità – e l’altro, sollecitato, reagisce. A quel punto l’adulto interviene – regolamentazione – per riportare la situazione alla tranquillità. Il bambino impara che le tante variabilità hanno comunque una loro soluzione in una regolamentazione che risolve la variabilità secondo canoni sociali a volte permissivi, altre volte punitivi.
La regolamentazione del pensiero e dell’emozionalità si attua attraverso varie tipologie di premi/punizioni, che servono per valorizzare un modello, cioè una regolamentazione. Ne consegue che il bambino impara a moderare le sue espressioni emotive e impara a regolamentare le sue azioni, fino alla fase adolescenziale, in cui esse si liberano, e allora si presentano altre questioni.
Il bambino sa che, ogniqualvolta queste forze non vengono regolamentate, può essere soggetto a punizioni in quanto non aderisce allo schema, che spesso è la negazione di quello che c’è al suo interno. È possibile per lui anche esprimere una propria ribellione, però ha già compreso che può incorrere in sanzioni.
Pur nella manifesta o celata ribellione, il bambino, o l’adulto, sa che quei vincoli e quelle leggi sono sostenuti da un consenso sociale al quale il singolo aspira ad appartenere. Lui ha compreso che tutto il mondo intorno a lui – genitori, insegnanti, parenti – valorizza l’ordine e valorizza la regolazione. Ogni essere umano vive tutto questo oscillando. Nel bambino ci sono momenti in cui, per compiacenza ai genitori oppure perché in lui si è instaurata l’idea che i comportamenti non vadano esasperati, aderisce alla regolamentazione, mentre in altri momenti manifesta una netta ribellione.
Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo
Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
Tema che coinvolge molto e complesso. Sono nata in un contesto dove non era prevista una devianza sociale alla regola. Solo così esisteva una accettazione seppur fittizia. Sono fuggita. Ora con gli occhi dell’esperienza e avendo vissuto altri scenari comprendo quella modalità. Il valore della disciplina è un tema da approfondire.