Nonostante ciascuno di voi esprima in certi momenti l’aderenza alle norme, e in altri il ribellarsi, qualcuno può mostrarsi molto ribelle e qualcun altro noiosamente fedele. In entrambi c’è comunque un principio di ordine che salta fuori in presenza di chi si comporta in maniera stravagante. I due ordini, pur diversi, sono comunque espressione di una difesa verso l’altro da sé.
L’essere umano si costruisce un proprio mondo operando connessioni, mentre i momenti di disconnessione, che lui nota, li giudica come momenti di rottura del proprio ordine; a volte crea un ordine diverso, se lo ritiene più efficace. Però mai l’uomo pensa a entrare in sintonia con la disconnessione, oppure a mettere in crisi il connettere. Questo è del tutto inaccettabile, poiché creare connessioni è il suo unico modo di ragionare. Al massimo cambia l’ordine o muta le connessioni, perché vede che presentano un limite, ma non pensa mai che il limite stia nel vedere tutto in base a connessioni e considerare la disconnessione come imperfezione da perfezionare.
Spesso passate da ordine a ordine, perché attraversate momenti di non-ordine. L’ordine è semplicemente il mascheramento della disconnessione, ed è in base al concetto di ordine che passate da un mascheramento a un altro mascheramento. Ciascuno viaggia su questo binario, dentro cui ci sono le tante sfumature e le tante vicende personali che entrano a costituire, all’interno di questo involucro, le diverse identità e personalità.
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Ecco perché voi umani non riuscite a rappresentarvi uno schema diverso di vita, e nemmeno potete immaginare quale struttura psichica possa sorgere nel costituire se stessi su ciò che c’è, cioè sulla non-controllabilità e sul non-ordine. Quello che vi sembra naturale è invece costruire un’identità basata sul difendersi da immaginarie minacce, che vedete nella variabilità e nella non-governabilità.
Se ad esempio, qualcuno scoprisse di non riuscire più a dominare lo scorrere dei propri pensieri, la sua identità entrerebbe del tutto in crisi: non ne ha più il controllo e non gestisce più alcuna forma di regolamentazione. Eppure questo è davvero l’incontro con la realtà, in contrasto alla quale avete fondato la vostra identità, che è un miscuglio tra sociale e individuale, con l’aggiunta della continuità con il proprio passato e con il misurare e il paragonare mediante modalità vostre specifiche.
La costruzione della vostra individualità si rafforza nel tempo, seppur continuate a operare dei cambiamenti, però sempre confrontati con il passato e rapportati al vostro “io”. Ecco perché potete dirvi: “Mi sono migliorato, ho raggiunto più armonia e più coerenza”; questo lo notate quando l’attenzione si posa sull’attività psichica in cui pensieri, emozioni e azioni si trovano concentrati sullo stesso argomento, e quindi si presentano coerenti fra di loro, e cioè “più positivi”.
Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
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Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
Sono li, nel creare ordine e connessioni soprattutto nel quotidiano lavorativo. Se scendi dalla giostra pare impossibile stare nel gioco in cui sei chiamato a stare.