[…] Si è parlato in passato del grande ‘boh!’ che è un’esperienza presente nel processo dello scomparire. Quel ‘boh!’ resta l’unica risposta che a un certo punto si riesce a dare alla domanda, propria o altrui, sul perché del proprio “io”, o sul perché continuare a stare nella via della Conoscenza.
Se si resta lì, lo si fa senza più soddisfazione e senza più esaltarlo come fosse un “insegnamento profondo”. Non si trova più quel senso che prima riempiva, eppure si resta lì, nel non-senso, nella non-soddisfazione e nella non-meta.
Un partecipante: A quel punto, si fanno i conti con una potente disconnessione, di cui non ci si rende conto.
Una voce: La disconnessione sta nell’operare in una certa direzione, avere l’emotività che spinge verso un’altra parte, mentre ogni pensiero è appoggiato sull’ “Uffa!”. L’esperienza di aridità e del ‘boh!’ è il sorgere del dubbio sulle affermazioni della mente e sulle sue etichette. L’aridità che si vive interiormente, come non-governabilità dei pensieri e delle emozioni, è devastante per qualunque struttura mentale.
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Il deserto interiore va inteso come un’aridità e un dolore che scavano in profondità nel percorso interiore, ancora vissuto come meta di miglioramento. Attenzione, il deserto interiore non invade la concretezza del giorno dopo giorno: non è una depressione, ma è il crollo dell’idea di un “io” in cammino verso l’evoluzione. Il deserto, alle volte è aridità, cioè mancanza di emozione, alle volte è il dolore di trovarsi dentro un’esperienza assurda, perché proprio non si riesce a rimotivarsi nemmeno rispetto alla via della Conoscenza, ma neanche a lasciarsela alle spalle, nella sua apparente assurdità, insita in una non-logica che apre orizzonti nuovi e sconcertanti.
L’esperienza del deserto interiore sconcerta perché non hanno più importanza né le mete da raggiungere, né la voglia di mettere in pratica la via della Conoscenza, essendo svanita ogni motivazione e ogni spinta emotiva. Anzi, è la stessa emozione a rivoltarsi contro di essa: si soffre proprio il non-senso di tutti i tentativi che ancora si cerca di mettere in atto per ritrovarvi un senso.
Il deserto interiore dissesta l’uomo proprio nella ricerca di armonia e di connessione fra azione, pensiero ed emozione. Inizialmente nasce il desiderio che le proprie azioni siano aderenti alla via della Conoscenza – nel tentativo di metterla in pratica – e questo suscita un’emozione positiva: si è soddisfatti del cosiddetto risultato, si viene incantati, e così i pensieri tendono ad articolarsi attorno a essa. Poi, a un certo punto, tutto questo si dissesta e quell’armonia si disarticola: le emozioni si rivoltano addirittura contro la via della Conoscenza e i pensieri viaggiano fra un: “Uffa, non ne posso più!” e un ‘boh!’ che non dà alcuna soddisfazione. Eppure, l’agire tende ancora a cercare un’aderenza con la via della Conoscenza.
Il deserto è l’esperienza concreta della disconnessione che mette in scacco la mente nella sua struttura di ordine e di connessioni. Ricordatevi la parola: abisso. Nel scomparire progressivo, crollano le strutture – che sono impalcature – e si aprono delle atonie, che preannunciano l’abisso.
Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo
Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
“Inizialmente nasce il desiderio che le proprie azioni siano aderenti alla via della Conoscenza – nel tentativo di metterla in pratica – e questo suscita un’emozione positiva: si è soddisfatti del cosiddetto risultato, si viene incantati, e così i pensieri tendono ad articolarsi attorno a essa. Poi, a un certo punto, tutto questo si dissesta e quell’armonia si disarticola: le emozioni si rivoltano addirittura contro la via della Conoscenza e i pensieri viaggiano fra un: “Uffa, non ne posso più!” e un ‘boh!’ che non dà alcuna soddisfazione. Eppure, l’agire tende ancora a cercare un’aderenza con la via della Conoscenza.”
Un processo attraverso cui tutti noi necessariamente passiamo.