Una voce: Fin dall’inizio l’uomo viene abituato a osservare se stesso e il mondo in base a come lo hanno formato sia l’educazione della famiglia, sia i dettami religiosi, sia il tipo di società in cui vive. Un bambino, esplorando il mondo, scopre la “sua diversità” rispetto a esso perché inizia a fare i conti con l’alterità.
L’azione, secondo l’uomo, si fonda su due consistenti baluardi: il proteggersi e il promuoversi; quest’ultimo, a volte, può trasformarsi nell’imporsi. Fin da bambino l’uomo viene abituato alla pratica del distinguersi ed evitare, sottraendosi a quello che non corrisponde ai suoi bisogni o ai suoi desideri, che si basano su tutto quello che è mancante. Ma con che cosa fa i conti l’uomo quando incontra l’alterità?
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Un partecipante: Con l’imprevedibilità.
Una voce: Con la non-prevedibilità e anche con la variabilità, che lui considera ingovernabilità. E se poi viene educato a vedere nella non-prevedibilità solo un “problema”, e nella variabilità e molteplicità unicamente l’ingovernabilità, la sua azione sarà caratterizzata dal proteggersi.
Un partecipante: Ma c’è un altro aspetto nell’educazione ed è il fatto che tu devi risolvere le situazioni.
Una voce: Questa è una conseguenza. Lui impara a considerare la non-prevedibilità e la variabilità come delle non-governabilità, vale a dire delle parzialità che però possono essere portate a compimento. A quel punto la sua pratica sarà quella di ridurle, fino ad abolirle, e lo farà attraverso l’azione concepita e poi costruita ad hoc. Ad esempio, pensate a quanto l’uomo si sforzi di rendere i rapporti prevedibili, solidi e, almeno in parte, controllabili.
Incontrando l’alterità, il bambino fa presto esperienza di non-governabilità, poiché gli sembra scarsamente prevedibile e domabile. Così impara che imprevedibilità e variabilità vanno governate: ridotte o annullate, perché questo porta armonia sia propria che sociale. È in quell’ambito che si accendono le scommesse per proteggersi e promuoversi, tutte basate sul bisogno di governare. Ricordatevi che, quando l’uomo si promuove, sono sempre presenti delle scommesse.
Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
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Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
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