Le basi della Via della conoscenza. Che cos’è ogni mente di fronte al quotidiano?
Partecipante: Non è certo vento che va.
E se non è vento che va, che cos’è? È la vostra garanzia.
Infatti vi mantiene così come siete oggi, cioè prigionieri delle vostre svariate etichette, e vi fa rivivere giorno dopo giorno le etichette, e vi fa aderire giorno dopo giorno alle etichette, e perciò vi salva dalla vostra dissoluzione, cioè dal fatto di non esserci più, ma proprio più.
Quindi la vostra struttura mentale è ciò che conserva voi stessi nel vostro quotidiano e vi costringe a stare dentro i confini che essa pone nell’interpretare il quotidiano, e perciò vi impedisce di guardare il quotidiano come sacralità, continuando a dissacrarla.
La sacralità del quotidiano si mostra quando voi non ci siete più, perché nel dubbio muoiono tutte le vostre etichette e appare che il quotidiano è unità di tutto ciò che alla vostra mente appare diverso. A quel punto tutto è legittimo nel quotidiano visto come sacralità: anche l’offesa o il vilipendio, così come l’atto di gratitudine. Tutto è legittimo se considerate il quotidiano nella sua sacralità, però non può esistere sacralità laddove è presente una struttura mentale.
Ciò che consente alla vostra mente di stabilire delle etichette, e così facendo di dissacrare il quotidiano in modo che non ve ne accorgiate, è un aspetto di sé, che però la vostra mente occulta per potersi mantenere tale e facendovi così rimanere preda di questa dissacrazione.
Il connettere della mente occulta la sacralità del quotidiano
Che cosa occulta ogni mente in modo da far misconoscere la sacralità del quotidiano? Ciò che sta dietro il palcoscenico di ogni mente che etichetta, al di là del dividere e del separare, è una continua e necessaria operazione di connessione.
Il connettere è proprio l’attività occulta di ogni mente, che non appare perché appaiono solo i risultati; e voi vi attaccate ai risultati non guardando mai ciò che succede dietro il palcoscenico dell’agire della vostra mente.
Invece la sacralità sta nell’unità: l’unità dentro gli opposti, e non tra gli opposti, perciò tutto ciò che stabilisce un confine fra un opposto e l’altro infrange la sacralità.
La sacralità nasce proprio dal fatto che niente è amore o non-amore, indulgenza o non indulgenza ma c’è indulgenza nella non indulgenza e c’è non indulgenza nell’indulgenza.
E quindi c’è amabilità nella non amabilità, e non amabilità nell’amabilità, solo se muore quell’etichetta, dato che ogni etichetta rispetto a due opposti stabilisce che non si può essere l’uno e l’altro contemporaneamente.
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Invece la vita è sempre unitarietà degli opposti, ma non nel senso che prima viene l’uno, poi viene l’altro, poi ritorna l’uno e poi ritorna l’altro; questo è un modo umano d’interpretare la sacralità e l’unitarietà della vita, però limitato. Invece, più radicalmente, non c’è mai un opposto senza che dentro quell’opposto ci sia anche l’altro, altrimenti non si potrebbe capire come da un certo opposto possa nascere l’altro.
Partecipante: Questo è il senso della contraddizione della vita?
No, lo è dell’intima non contraddizione della vita. Non c’è alcuna contraddizione nella vita, c’è solo la vostra mente che definisce un opposto contraddittorio rispetto all’altro, cioè un comportamento contraddittorio rispetto a un altro comportamento o un pensiero contraddittorio rispetto a un altro pensiero o un’emozione contraddittoria rispetto a un’altra emozione.
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Nella vita niente è contraddittorio se la si guarda come sacralità. Non può esistere un odio senza che dentro ci sia amore; sono soltanto i vostri occhi limitati che vedono nell’odio soltanto l’odio. Per cui voi continuate a etichettare gli opposti, magari riducendo i confini e usando anche le sfumature, cioè dite che in quell’individuo non c’è proprio amore ma c’è comunque un minimo di attenzione. Ed è questo che operate inconsapevolmente nella vostra mente che attenua la divisione fra gli opposti per poter continuare comunque a definire.
Ma oltre che stabilire, attraverso la vostra struttura mentale, che un opposto non è mai compatibile con l’altro in uno stesso momento, in una stessa persona e in uno stesso luogo, sfumate gli opposti e non verso l’unità, ma proprio per operare una più sottile distinzione, altrimenti vi risulterebbe incomprensibile quella situazione.
E allora la vostra mente diventa sottile e trova tutti gli attributi possibili per farvi dire che quella persona “non è realmente non amabile, purtuttavia, se la guardo bene, trovo che non è completamente confacente, proprio fino in fondo, con me stesso”. Questa è una distinzione più sottile, e quando la vostra mente opera più sottilmente fa apparire gli opposti quasi inesistenti, e questo è ciò che le consente di sopravvivere anche quando le situazioni non potrebbero più adattarsi a una definizione che esalta troppo gli opposti. Come vedete, la vostra struttura mentale sa raffinarsi quando c’è bisogno e diventare grossolana quando c’è bisogno, ma è sempre mente.
Il testo è chiaro, il monitorare la mente è compito non semplice, anche perché la maggior parte delle volte, nell’opera pratico ci serve.
La mente tace, eppure arrivano sensazioni a cui non sappiamo dare un nome e per facilità chiamiamo simpatia.
Pur contemplando l’insieme qualcosa/qualcuno ci corrispondono più di altre. E questo muta con il mutare delle comprensioni.